Recensione in anteprima – Ben Affleck è il protagonista di questo thriller matematico che sfocia velocemente nella sparatoria e perde di vista i conti che, alla fine, non quadrano. Nelle sale italiane dal 27 ottobre.

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Autistico e geniale in matematica Christian Wolff segue la contabilità di alcuni criminali naturalmente sotto falso nome. A un certo punto lo assolda la Living Robotics su richiesta di una contabile che ha trovato dei buchi nella ragioneria della società. Contemporaneamente Wolff inizia ad essere pedinato segretamente dal dipartimento di Stato, fino a una resa dei conti che cambierà notevolmente la sua esistenza.

Esistono film che partano da un’idea interessante e la sviluppano in maniera intrigante e ben congegnata, esistono poi film che sopperiscono a un’idea non originale con uno svolgimento intenso e coinvolgente. Ecco “The Accountant” prende una terza via: un’idea interessante ma uno sviluppo delle oltre due ore di film con una sceneggiatura pasticciata, balbettante, ricca di colpi di scena telefonati e di stereotipi con anabolizzanti incorporati.

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Tra un Batman contro Superman e gli altri Batman che arriveranno sul grande schermo, Ben Affleck, che sarà interprete e regista del nuovo cavaliere oscuro, ha il tempo di “distrarsi” con altri film e altre parti da recitare. Il protagonista assoluto del film è proprio Christopher Wolff, il personaggio di Ben Affleck, che, una volta tanto centra l’obiettivo di immedesimarsi totalmente nella parte.

Christian Wolff infatti, pretende un attore capace di avere poche emozioni e comprensibilmente chiuso apaticamente nel proprio mondo con movimenti ponderati lenti o veloci che siano. Chi meglio di Ben Affleck può interpretare un adulto asociale con un atteggiamento e una faccia che non lasci trasparire emozioni evidenti? Ben Affleck, come detto, ci riesce perfettamente e in modo oltremodo naturale.

Purtroppo il resto del cast diretto da Gavin O’Connor non viene sfruttato a dovere. Il premio Oscar J.K.Simmons, con tutto il suo carisma e la sua professionalità viene relegato a poco più di un cameo in una posizione che, la sceneggiatura, doveva prevedere più presente. Stesso dicasi di Anna Kendrick, una bella presenza alla quale la sceneggiatura regala una parte, in fin dei conti di poca importanza effettiva.

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E’ la sceneggiatura il punto debole del film. Confusa nel cercare approfondimenti in argomenti che servono solo a giustificare l’impatto (non) emotivo del protagonista. L’autismo trattato come elemento traumatico di formazione del supereroe Christian funziona bene solo a tratti mentre l’eroe adulto Christian che si sposta come novello Hulk in maniera da passare inosservato attraverso gli Stati Uniti e il mondo intero è un atteggiamento che dovrebbe aumentare l’aurea di mistero e invece appare un meccanismo già visto e abbastanza scontato.

Un film estremamente e inutilmente lungo, con illogicità e prevedibilità sempre a portata di scena. Siamo in balia degli eventi che presto si convogliano in ripetute sparatorie. I conti della sceneggiatura non tornano come non tornano a Christian quando vede tutti i libri contabili della società Living Robotics. La citazione a “Beautiful Mind” di Ron Howard con i numeri e le formule scritte sui vetri non regge il confronto. Il nostro grande problema da spettatori risiede nel fatto che almeno lui, Christian, sa quale è il motivo dell’ammanco, il regista, invece, sembra proprio non sapere cosa manchi per far quadrare un film che aveva tutt’altre premesse e tutti i numeri per poter essere meglio di quanto poi realizzato.

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“The Accountant” è un film che si lascia vedere nonostante la lunghezza eccessiva e i tanti difetti ma non chiedete a questo film chissà quali doti di intrattenimento cinematografico intelligente e ben congegnato.

Voto: 5,3

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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