Recensione in anteprima – Film d’animazione Warner Bros. per grandi e piccini. Una comicità a tratti esilarante e una scorrevolezza nel presentare questa missione in modo fresco e moderno. Al cinema dal 20 ottobre.

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Una volta le cicogne consegnavano bambini, ma non era un buon business. Ora consegnano di tutto, tramite una compagnia di vendita al dettaglio ricevono ordini e consegnano pacchi contenenti, beni di consumo ordinari. Nel loro quartier generale sono organizzati come una compagnia moderna, ma l’unico ingranaggio fuori posto è una neonata mai consegnata, oggi adulta e non inserita nel sistema di produzione. Proprio lei per errore riattiverà il macchinario per la consegna dei bambini e dovrà quindi, assieme al membro più in ascesa del gruppo, consegnare l’ultimo bebè.

Nicholas Stoller inizia la sua carriera da regista di lungometraggi con “Non mi scaricare”, una commedia sentimentale abbastanza telefonata ma divertente con in bella mostra Kristen Bell e Mila Kunis. Per Doug Sweetland una nomination all’Oscar per il suo corto “Presto” e le radici creative che affondano nella Pixar, dal primo Toy Story come animatore alla supervisione all’animazione di Cars – Motori ruggenti passando per l’animazione di tutta la produzione Pixar di quegli anni.

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Due artisti diversi che si son uniti nella regia e si son divisi i compiti  per questo “Cicogne in missione” che è, a tutti gli effetti, un discreto film d’animazione con spunti divertenti e una finestra veloce su grandi temi “da grandi” che troppo spesso il mondo adulto complica senza motivo.

Le cicogne che smettono di portare i bambini e si dedicano al trasporto merci sono lo specchio dei tempi e la sottile condanna di un mondo, quello del lavoro, troppo dedito a trasformare i sogni e le favole in ciniche e asettiche occasioni di guadagno. Le cicogne parlano con noi e di noi, umani, pronti a guardare grafici di vendita e a rincorrere il profitto in una corsa contro il tempo per fare carriera e diventare “il booooooooooos” (capirete dopo la visione le infinite “o”).

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Nel mondo umano il guadagno a tutti i costi e il lavoro che travalica gli impegni e gli affetti famigliari sono un ulteriore frustata alla società dei nostri giorni. I bambini che guardano il mondo adulto e si aspettano coccole e attenzione hanno il potere di imbibire gli adulti e sono gli unici che possono ridare gioia, fascino, sentimento al mondo intero grazie a uno sguardo (da evitare per le cicogne) o stando a giocare insieme per un pomeriggio.

In modo divertente tutto questo viene raccontato, forse un po’ troppo schematicamente e in modo a volte semplicistico e didascalico. “Cicogne in missione” non è solo questo. Vi è la parte dichiaratamente “non sense”, da cartone animato puro. I lupi che notoriamente devono fare la parte dei cattivi di turno vengono esageratamente e volutamente ridotti a macchietta comica con le loro mille trovate, molte delle quali prendono in giro molti film d’azione pura alla James Bond. Trovate geniali e divertenti per momenti di risate gustose.

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“Cicogne in missione” è anche un film ironico, che si prende in giro da solo e che aggancia elementi di produzioni passate come nel più classico schema Pixar disseminando indizi qua e là di altre pellicole Warner. Il boss che gioca a golf con i pennuti di Angry Birds ne è un esempio evidente.

La pellicola Warner Bros. è un film divertente anche se non è privo di difetti riscontrabili, forse, nell’aver messo troppa carne al fuoco in modo troppo veloce. E’ destinato ai piccoli ma parla ai grandi. Parla alle famiglie, al desiderio di paternità e maternità di ognuno di noi, al desiderio di amicizia, fraternità dei nostri piccoli amici che ci ostiniamo a chiamare bambini ma, spesso, tali non sono, sono molto di più.

Voto: 6,8

Fom per chi? Bambini dai 5 ai 10 anni e le loro famiglie.

Fom perché? Il tema del consumismo cinico e sfrenato, l’importanza della famiglia, la voglia di fratellanza.

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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