Recensione in anteprima – Venezia 73 – Fuori concorso – Antoine Fuqua tenta, invano, di ricreare quell’epico film di John Sturges. In realtà questo remake è qualcosa di diverso dal film originale. Buon intrattenimento, con un cast di prim’ordine. In sala dal 22 settembre.

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La piccola città di Rose Creek ha un problema: si trova in una valle che si rivela essere un consistente bacino minerario. Il magnate Bartholomew Bogue ha deciso di appropriarsene senza porsi alcun tipo di scrupolo, lasciando alla popolazione tre settimane per decidere se accettare un risarcimento da fame per i terreni espropriati o farsi uccidere. Emma Cullen, che si è vista uccidere dagli uomini di Bogue il marito, lascia Rose Creek con un proposito ben preciso: trovare qualcuno che accetti, dietro compenso, di difendere i suoi concittadini. Lo trova in Sam Chisolm, un funzionario statale il cui compito è rintracciare e mettere in condizione di non nuocere pericolosi criminali ricercati. Una volta accettata la proposta Chisolm progressivamente convincerà altri uomini ad unirsi a lui. Bogue è però pronto a scatenargli contro un volume di fuoco davvero imponente.

L’avventura alla 73esima edizione della Mostra internazionale del cinema di Venezia si conclude ufficialmente con l’ultimo film, il film di chiusura, il film fuori concorso che è stato presentato qualche giorno prima, in anteprima mondiale, al Toronto Film Festival. L’accoglienza in Italia, così come in Canada ha diviso la critica tra chi ha apprezzato il remake e chi invece non ci ha visto nulla più di una copia sbiadita e venuta male di qualcosa che epico era ed epico, a distanza di più di 50 anni è ancora.

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Tutto sommato questo nuovo film western che ricalca nelle atmosfere il suo omonimo originale non è del tutto disprezzabile. Ha buoni momenti, ha buon ritmo e ha anche dell’immancabile sense of humor a metà strada tra il cinecomic e le battute per sdrammatizzare dei thriller.

Il personaggio più carismatico, manco a dirlo è Denzel Washington, il suo Sam Chisolm si erge subito a leader e giustiziere e ha il compito di arruolare gli altri 6. Un compito che Fuqua ci presenta in modo abbastanza scolastico e poco efficace, percorrendo la strada pericolosa intrapresa dalla prima parte di Suicide Squad, almeno qui non ci sono le schede in sovraimpressione.

Il personaggio più ironico e divertente è Josh Farraday, imterpretato da Chris Pratt. Talento emergente e sempre più sulla rampa di lancio, incastrato, forse, in quel suo ruolo con sex appeal e muscoli, tra una battuta cinica e l’altra.

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Il personaggio più iconico invece è affidato a Ethan Hawke che si lascia andare a una serie di scene che denotano una certa fragilità e paura per quanto gli accade e per i ricordi del suo passato.

Il personaggio più controverso è Jack Horne di Vincent D’Onofrio. Un perfetto invasato religioso capace di dare pugni e sparare come non mai. Divertenti il suo arruolamento e qualche scena in sua presenza qua e là.

Non male anche gli altri tre della compagnia ma è del cattivo che bisogna parlare ora. Peter Sarsgaard buca lo schermo fin che può ma è appiattito a un modo di recitare che dopo 5 minuti stanca. Nella parte da cattivo non convince nemmeno stavolta dopo aver toppato come assistente al cattivo di turno in “Lanterna Verde” tralasciando pure il blooper del tappo della bottiglia che si svita.

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Questo nuovo “I magnifici 7” ricorda le atmosfere e i valori di amicizia, onore, lealtà, rispetto che erano del primo film ma non appassiona più di tanto limitandosi a circolare nel campo dell’intrattenimento fine a se stesso e del film che non verrà ricordato come un cult come invece è, per molti versi epici, il film originale del 1960.

Voto: 6,4

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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