Recensione – A distanza di quasi due anni dalla sua produzione arriva nelle sale il film di Thomas McCarthy, addirittura precedente a “Il caso Spotlight”. Una commedia per famiglie che pesca nella magia ma che non incanta. Anzi.

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Max è un calzolaio figlio di generazioni di calzolai, nel Lower East Side di New York. Non è più giovane e forse non lo è mai stato. Bloccato dentro una bottega di cui non vede il fascino, costretto ad un lavoro che non lo appassiona, non ci sa fare nemmeno con le donne, fatta eccezione per la madre, rimasta sola dopo l’abbandono del marito, di cui si prende cura quotidianamente. Le cose cambiano il giorno in cui scopre, per caso, nel magazzino, una vecchia risuolatrice dai poteri magici, che gli permette di indossare l’aspetto fisico di chiunque, a patto di calzarne le scarpe. Si apre così per Max la possibilità di vivere finalmente l’avventura della vita e di trovare la propria identità, dopo averne sperimentate non poche altre.

Alcune volte capita che arrivino in Italia delle pellicole con molto ritardo rispetto alla loro uscita nei paesi di origine. Alcune volte molti film non finiscono nemmeno nelle sale. Troppe volte l’Italia si perde film che, invece, avrebbero ragione di avere un pubblico e una distribuzione più ampia e più rispettoso della data di produzione. Altre volte, si capisce perfettamente perché questi film siano finiti “in coda” di stagione. Nel pieno rispetto dei “fondi di magazzino” arriva, dopo oltre un anno, “Mr Cobbler”, film di Thomas McCarthy, quel Thomas McCarthy regista de “Il caso Spotlight” premio Oscar come miglior film nell’edizione 2016.

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Qual miracolo sia successo tra questo film del 2014 e il pluripremiato del 2015, nessuno lo sa. O meglio, il successo de “Il caso Spotlight” probabilmente non è solo questione di regia. In “Mr Cobbler e la bottega magica” la regia appare sufficiente, lineare, senza nessun attenzione oltre il normale compitino. Un soggetto interessante viene buttato alle ortiche con uno svolgersi della vicenda stanca, dispersiva e contro ogni più logica conseguenza.

Siamo, ovviamente, nei dintorni della commedia per famiglie che vira prepotentemente in quella favola dove un elemento (la macchina per cucire/riparare le scarpe) risulta magico quindi, di conseguenza bisogna sospendere qual si voglia incredulità. Sospenderla non vuol dire però sopprimere totalmente la coerenza e la logica. Passi la magia ma il comportamento del protagonista appare discontinuo e poco coerente con il suo carattere, con le sue aspirazioni.

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Un Adam Sandler che viene risucchiato nuovamente in una commedia scialba e senza nè capo nè coda. Perfetto nella primissima parte nella quale il suo personaggio dimostra apatia e stanchezza per il suo lavoro (stessa sensazione che abbiamo per il Sandler nei confronti del suo lavoro da attore), fuori luogo nel resto del film. Altri membri del cast come Dustin Hoffman e Steve Buscemi vengono trascinati a fondo da uno script che li vede apparire come uomini “copertina”, inutile specchio per le allodole che ha reso comunque il film uno dei maggiori flop degli ultimi anni.

Un film che non sarà ricordato in nessuna delle biografie degli attori citati se non nel solo caso in cui si voglia andare a vedere alla voce: “Razzie Awards”.

Voto: 4,7

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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