Recensione – 27 giugno 1980, son passati 36 anni da quella tragica sera che ha visto la morte in volo di 81 persone. Il film di Renzo Martinelli ripercorre i giorni successivi all’incidente cercando di dare forza a una teoria fortemente radicata sui documenti vagliati in 3 anni di ricerca e proposta con una verosimile finzione scenica.

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27 giugno 1980. Un DC9 della compagnia Itavia scompare dagli schermi dei radar di controllo senza aver segnalato alcun problema e si inabissa nel Mediterraneo tra le isole di Ponza e di Ustica. Le vittime sono 81. Tra di esse c’è la piccola figlia della giornalista Roberta Bellodi. Un deputato, Corrado di Acquaformosa, nominato nella commissione parlamentare di inchiesta sull’accaduto decide di non accettare tesi precostituite sull’incidente. Al suo fianco si schiera la moglie Valja ma entrambi non avranno vita facile.

Renzo Martinelli torna al cinema di denuncia e lo fa riportando all’attenzione dello spettatore una delle pagine più tristi della storia dell’aviazione italiana. La strage di Ustica, così chiamata anche nel web, rimane, a tutt’oggi un giallo dopo ben 36 anni. Il regista, che bene aveva fatto nel documentare il disastro del Vajont nel film omonimo, ripercorre i fatti di quella triste serata attraverso gli occhi di personaggi di finzione ma verosimili.

Dopo più di tre anni di raccolta di informazioni, lettura delle perizie e grazie all’aiuto di due ingegneri aeronautici, la sceneggiatura parte da personaggi principali inventati (ad eccezione dell’on. Fragalà, i cui eredi hanno fatto causa e chiesto il sequestro del film per diffamazione) ma sostanzialmente credibili. Una giornalista colpita da un lutto direttamente connesso alla strage, un deputato che cerca di lottare contro il sistema e la moglie, esperta di volo che non ci vede chiaro fin dall’inizio.

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Se fosse un giallo inventato, questo “Ustica” sarebbe un bel giallo con una dimensione più televisiva che cinematografica anche se il poco budget a disposizione è stato sicuramente sfruttato al massimo. Il film risulta interessante e crea una tesi supportata da prove inconfutabili raccolte che viene seguita con passione dall’inizio alla fine. Non ci troviamo davanti a un nuovo “Muoro di gomma”, il film di Marco Risi, infatti era totalmente un’indagine giornalistica che rendeva bene il sistema di omertà che avvolgeva la vicenda.

Più di vent’anni dopo Martinelli si concentra più sulla dinamica degli eventi ricostruita tramite la caparbietà dei protagonisti. In mostra anche la difficoltà nel trattare certi argomenti scomodi allora come oggi. L’estrema volontà di insabbiare una realtà pericolosa. La scomparsa di prove tangibili e recuperate dal fondo dell’oceano che, misteriosamente non arrivano sul banco dei giudici. La manipolazione dell’opinione pubblica con fatti posticipati e relazioni contraffatte.

Un lavoro non facile quindi, un lavoro di denuncia come se ne vedono pochi in Italia, col coraggio di azzardare una spiegazione dei fatti di quella sera di giugno del 1980. Un tentativo, anche questo, che si aggiunge ai molteplici tentativi di questi decenni per far luce su una vicenda poco chiara e che, probabilmente non si risolverà mai del tutto.

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Gli effetti speciali, con i caccia digitali inseriti in riprese aeree vere e riprese nel cockpit in teatri di posa con sfondo verde son un po’ datati. Evidenziano un budget limitato ma riescono comunque ad essere ben curati. Ottimi sia la scenografia che gli ambienti, con macchine, vestiti, ed oggetti dell’epoca. Buona l’interpretazione degli attori.

“Ustica” è un film non fondamentale per la cinematografia italiana ma è allo stesso tempo un film che è giusto che ci sia, lodevole negli intenti e discretamente realizzato. L’impegno profuso, il tema scomodo, le morti reali e sospette seguite alle prime indagini di 30 anni fa lo rendono una nuova richiesta di giustizia, per le vittime innocenti.

Voto: 6,6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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