Recensione in anteprima – Per la prima volta viene portata sul grande schermo una delle pagine più buie della storia recente. 40 anni di “Colonia Dignidad”, una città cilena, stato nello stato, chiaramente una prigione funzionale al regime di Pinochet. Il film convince con la storia nella storia tra Emma Watson e Daniel Bruhl. In uscita il 26 maggio.

Colonia_filmLena e Daniel sono una coppia di giovani tedeschi innamorati. Lei è una hostess della Lufthansa, lui un grafico e un fotografo, che si è messo a servizio delle speranze rivoluzionarie del Cile di Salvador Allende. Daniel ha appena deciso di tornare in Europa con lei, quando rimane bloccato dal colpo di stato del 1973. Segnalato come collaboratore dei comunisti, viene rapito dalla polizia segreta di Pinochet, torturato orrendamente, e segregato nella cosiddetta Colonia Dignidad, nel sud del paese: una missione guidata dal carismatico Pius, alias Paul Schafer, dalla quale nessuno è mai riuscito a fuggire. Abbandonata dai compagni di Daniel, che hanno preso la via della clandestinità, Lena decide di entrare sola e volontaria a far parte della setta, per ritrovare il suo fidanzato e cercare di portarlo in salvo.

Non è la prima volta che trattiamo film nei quali si cercano di mettere a nudo le responsabilità di alcune nazioni in precisi momenti storici e per determinate situazioni. Molti governi, molti stati hanno diversi scheletri nell’armadio che man mano vengono portati alla luce. E’ il caso di questo film che, nel titolo, richiama la città “Colonia Dignidad”, teatro di quarant’anni di sopprusi, molestie, angherie, reclusioni forzate, punizioni ad opera di Paul Schafer.

Nel film questa situazione viene descritta con il giusto mix di dettagli, soffermandosi anche solo brevemente sugli atteggiamenti più perversi di “Pius” e della sua nazione creata con le sue regole dispotiche.

Colonia_film_4Il film prende avvio con immagini di repertorio su due distinte variazioni cromatiche aggiunte per l’occasione. Colore rosso per le scene dei reazionari sostenitori di Allende e blu per le scene di regime. La colorazione normale ritorna con l’entrata in scena di Lena, un’affascinante Emma Watson (The Vampire Club, Il seggio vacante, Dracula) nei panni di una hostess attratta ad un certo punto dall’oratore per la libertà di turno, un certo Daniel (Daniel Bruhl) che, dalla Germania, si è precipitato in Cile per sostenere la causa di libertà dei cileni.

E’ una cristallina e bella storia d’amore quella che tratteggia il regista Florian GallenbergerEmma Watson e Daniel Bruhl (La variante di Luneburg ), a dispetto di qualche remora iniziale, risultano credibili come coppia e, soprattutto, come coppia di innamorati.  Siamo a cavallo del colpo di stato di Pinochet del 1973 e la situazione cambia drasticamente in pochissime ore. Il passaggio avviene con buon ritmo e tanta ansia.

Colonia_film_3Ansia che assume valori esponenziali all’interno di Colonia Dignidad. Qui il film perde la sua connotazione più prettamente politica e si focalizza sulla storia d’amore e sulle condizioni degli abitanti di Colonia, sulle regole della città.

Lena si trasforma in un’eroina, nel ribaltamento dei ruoli fiabeschi è lei, principessa azzurra che deve salvare il bello addormentato (o quasi). Un ruolo che la Watson ha subito amato proprio in virtù di questa inversione di parti. In realtà non è la prima volta che vediamo una donna eroina pronta a salvare il suo amato, Katniss ne è un esempio lampante. Tolto questo elemento fintamente originale il film riesce a coinvolgere anche grazie alle interpretazioni dei protagonisti. Un perfetto Michael Nyqvist (Le intermittenze della morte) che, grazie al trucco ricorda molto il Paul Schafer storico e una sorprendente Emma Watson, Daniel Bruhl invece, dopo “Rush” sembra essere abbonato ad avere sfigurato il volto sul set.

Colonia_film_2Gallenberger riprende molti personaggi della realtà e, in pratica, inventa solo i due protagonisti e la storia d’amore. Una storia che fagocita l’intero film e che limita una pellicola che poteva ambire a grandissimi risultati anche culturali e di memoria storica.

“Colonia” è un film difficile, che tiene alta la tensione e che non può lasciare molto respiro allo spettatore, infatti, lo colpisce come un pugno nello stomaco con una potenza esponenziale se ci si ferma un attimo a pensare che quanto raccontato è realmente successo.

“Si può far male a una persona anche senza ferirla”

Voto: 6,9

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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