Recensione in anteprima – Gus Van Sant ritorna al cinema con un film a metà strada tra l’indipendente e la grande produzione Hollywoodiana. Il rischio di utilizzare il suicidio come argomento forte è scongiurato ma lede un po’ l’intero film che racconta una storia d’amore immersa nella natura. Il film esce il 28 aprile.

THE SEA OF TREES

C’è una foresta ai piedi del monte Fuji dove le persone si ‘perdono’, lasciandosi dietro la vita e i suoi affanni. Qualche volta ci ripensano e ritornano sui loro passi seguendo il filo sottile che ancora li lega al mondo o seguendo come Hänsel e Gretel le briciole della loro esistenza. Arthur Brennan, professore di fisica e ricercatore scientifico, ha deciso di suicidarsi e di infilare il sentiero che conduce a Aokigahara. A un passo dal gesto definitivo, Arthur incrocia il destino di un altro uomo. Ferito e smarrito, Takumi Nakamura è stato dequalificato al lavoro e vuole pagare con la vita il disonore. Poi cambia idea. I polsi incisi ma la volontà ricucita, cerca la via per uscire dalla foresta. Lo accompagnerà Arthur, rimandando il suo dolore e trovando un nuovo domani.

Strano caso quello accaduto al sottoscritto il giorno dell’anteprima di questo film. Era il giorno anche dell’anteprima de “Il libro della giungla” e tra foreste e giungle quello è stato un giorno all’insegna della natura. Natura alla quale Gus Van Sant (“La linea d’ombra”) si affida per descrivere gran parte della vicenda di questo “La foresta dei sogni” suo ritorno al cinema dopo  “Promised Land” del 2012.

la foresta dei sogni 2Il titolo italiano non rende bene l’idea del film e di cosa realmente si parli. Non centrano nulla i sogni, infatti il titolo originale parla di mare di alberi “The Sea of Trees” inquadrato almeno un paio di volte e lungamente durante il film proprio come fosse un vero e proprio mare che ondeggia verdeggiante al vento.

Un luogo fisico reale, testimone involontario dello smarrimento dell’animo umano. Molti infatti i suicidi in quella che viene considerata una foresta magica, un luogo che legge dentro la volontà di non volersene andare e, quindi, di farla finita. Questa macabra magia, nel film non si adagia troppo alla motivazione di tale scelta individuale e cerca invece di raccontare una storia, probabilmente una delle tante.

Una storia straziante, abbastanza banale se vogliamo, ma con una buona sceneggiatura che, a tratti offre ottimi dialoghi alternati a scene abbastanza ripetitive e ridondanti.

la foresta dei sogniLo smarrimento di Arthur però è reale, ben impersonato da quel Matthew McConaughey (“Scoprendo Cecilia”) reduce da “Interstellar” e che cerca di dare una certa risposta tutta sua al Leonardo di Caprio di “The Revenant”. Gli stenti e la sofferenza patiti all’interno della foresta vengono intervallati con un buon ritmo ai flashback che spiegano per quale motivo il protagonista sia giunto a quel punto così estremo.

Il cast, seppur non eccellendo nelle interpretazioni, svolgono bene il loro compito, a iniziare da una bellissima, alcolizzata e scontrosa Naomi Watts per finire a uno smarrito Ken Watanabe (“La svastica sul sole”). La storia però perde alcune volte il filo conduttore dell’entusiasmo e dell’interesse alla vicenda da parte dello spettatore. Lo spettatore infatti verrà catapultato nella foresta con una non ben chiara motivazione di fondo e il tempo di attesa forse è un po’ troppo.

la foresta dei sogni 4“La foresta dei sogni” rimane un discreto film, soprattutto per quanto riguarda la seconda parte che vede qualche speranza, una luce in fondo al tunnel. Il film, presentato anche al Festival di Cannes del 2015 è ben lontano però dai fasti di “Will Hunting” e, per questo divide anche la critica tra chi lo dichiara il peggior film del regista e chi invece lo salva con un gradimento anche abbastanza elevato.

Voto: 6,6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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