Recensione – Dreamworks torna a Po e amici dopo 5 anni dal secondo capitolo. Un ritorno distribuito in anteprima in qualche sala un week end prima dell’uscita ufficiale come venne fatto per “I pinguini di Madagascar”. Terzo capitolo che diverte grandi e piccini senza ulteriori pretese con la consapevolezza di argomenti ripetuti.

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Il perfido Kai supremo signore della guerra di tutta la Cina, trova il modo di sfuggire al regno degli spiriti dove l’aveva esiliato il suo ex fratello di armi Oogway, ed è intenzionato ad attaccare la valle e distruggere il palazzo di giada per carpire il chi – l’energia che anima tutte le cose viventi – dei suoi nemici. Per fermarlo il destino richiede l’intervento del guerriero dragone: e chi altri è il guerriero dragone se non Po, il panda cinese versato nelle arti marziali già protagonista dei primi due episodi della saga di Kung Fu Panda? Ma Po è ancora lontano dal dominare il suo chi, e dall’aver capito chi sia: non aiuta il fatto che è cresciuto senza genitori e chiama papà un’oca affettuosissima ma visibilmente non appartenente alla sua specie.

La sinossi del film è ben più lunga e sembrerebbe ingarbugliare la vicenda che, in realtà, di per sé, non è così complicata anzi, è abbastanza semplice tanto da poter essere seguita senza troppe difficoltà dai bambini. Dopo 5 anni dal secondo episodio, arriva in sala questo terzo capitolo che vede protagonista ancora una volta, il panda più imbranato dell’animazione con la voce originale di Jack Black doppiato da Fabio Volo. Una produzione travagliata ma impreziosita, per l’Italia, dalla presenza di Alessandro Carloni come co-regista al fianco di Jennifer Yun, già regista di “Kung Fu Panda 2”.

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Una storia divertente, che diverte soprattutto i bambini. E’ chiaro il target di questo film, come è chiara l’esaltazione delle situazioni buffe del protagonista Po, sempre (o quasi) al centro dell’azione. Abbastanza puerile e fantasioso accostare la famiglia allargata di Po a una qualsivoglia fazione pro o contro la nuova situazione in Italia relativa ai matrimoni e alle unioni civili. Un messaggio che non c’è e tirarlo in ballo è fuori luogo.

Il film è dichiaratamente votato al divertimento dei bambini tra i 5 e i 10 anni. Come e forse più degli altri capitoli “Kung Fu Panda 3” spinge sulle situazioni palesemente esagerate a tal punto da sfociare spesso nell’iper-realtà. Attivo, fannullone, codardo, propositivo, simpatico, matacchione, Po è l’idolo dei piccoli spettatori che ridono di gusto anche al semplice rotolare del Panda o alle sua enorme fatica a percorrere i numerosi gradini di una scalinata.

Artisticamente parlando “Kung Fu Panda 3” fa parlare di sé sin dall’inizio con il logo della Dreamworks Animation ancora una volta, e come di consueto, opportunamente piegato all’atmosfera del film con un 2D stilizzato che verrà ripreso più volte durante la narrazione. Con l’aggiunta, in alcune scene soprattutto d’azione, della divisione dello schermo in diverse immagini in perfetto stile “striscia comics” il film si lascia andare anche a un eccesso di stile che non sempre viene veicolato alla causa degli eventi che si succedono.

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“non devo trasformare te in me, devo trasformare te in te”…. una tautologia apparentemente banale che chi vedrà il film potrà senza ombra di dubbio decretare come una delle parti “serie” più riuscite, nei pochi momenti di pausa tra un’azione e l’altra.

Non privo di difetti il film appare dinamico e grazie alla simpatia del protagonista, la poca durata (finalmente un film di un’ora e mezza poco più) e qualche risata di gusto qua e là risulta molto godibile.

Voto: 6,9

Fom per chi? Dai 5 anni ai 10 è perfetto, oltre è sicuramente divertente ma potrebbe essere qualcosa di già visto

Fom perché? Puro e sano divertimento in maniera “ignorante” e superficiale.

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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