Recensione – 25 anni dopo il film originale diretto da Katryn Bigelow e divenuto un cult, Alcon Entertainment e Warner Bros ne producono il remake diretto da Ericson Core. Regista poco esperto, sceneggiatura poco interessante e alchimia tra i protagonisti ben lungi da essere minimamente percepibile creano un mezzo disastro.

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Johnny Utah è un nome noto tra gli youtubers appassionati di sport estremi. È famoso per non aver mai avuto paura di nulla e per la tragedia che lo ha colpito e allontanato dal giro. Spinto dalla volontà di entrare nel FBI, per dimostrare le proprie capacità investigative, Johnny ritorna nell’ambiente e riesce a farsi coinvolgere dal gruppo di atleti estremi capeggiato da Bodhi. È convinto che siano loro i responsabili di alcune tra le più spettacolari rapine degli ultimi tempi, così come è convinto di aver intuito il loro piano: portare a compimento le “otto prove di Ozaki”, un percorso verso l’illuminazione spirituale che spinge la sfida fisica oltre gli umani limiti.

Un vecchio detto popolare dice “Scherza coi fanti ma lascia stare i santi”, declinandolo in materia cinematografica si potrebbe dire “scherza con i film ma lascia stare i cult”. “Point Break” in versione 2015, che arriva venticinque anni dopo il “Point Break” originale di Katryn Bigelow ha avuto l’audace intento di riportare sul grande schermo la storia di Bodhi e Johnny Utah con una coppia di attori che non sono nemmeno lontanamente vicini alle prove degli originali Patrick Swayze e Keanu Reeves.

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Questo continuo confrontarsi del remake con il film originale ne devasta la visione per due diversi motivi: primo perché in realtà del film originale questo, diretto da Ericson Core ne ricalca solo il titolo, i nomi dei personaggi e una vaga dinamica tra l’agente FBI e i rapinatori, nulla più. Il secondo motivo riguarda invece l’alchimia stessa tra i due protagonisti, praticamente inesistente tra Edgar Ramirez (visto recenemente in “Joy”) e Luke Bracey.

Spostandosi dal surf al più ampio argomento degli sport estremi, Ericson Core dimostra solo di saper mettere insieme delle belle vedute aeree e dei bei panorami con la natura incontaminata e selvaggia, giusto poi un paio di scene acrobatiche e nulla più. Capacità di dirigere gli attori poca e mal coadiuvata da una sceneggiatura scarna e infarcita di frasi fatte.

Per gran parte del film, proprio attraverso la sceneggiatura e, quindi le battute dei personaggi, si ha l’impressione di un film che vuole farsi ricordare, che vuole creare un altro cult con frasi ad effetto mal congegnate e che nascono dal nulla. Una sensazione strana che si inasprisce quando, durante tutto il film si susseguono le diverse prove estreme senza un qualsivoglia passaggio logico. Viene descritta una flebile spiegazione mai ancorata e radicata nei personaggi o nella vicenda.

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“Point Break” versione 2015 risulta quindi pretenzioso al limite di una certa arroganza nel voler pretendere di poter cambiare scenario e replicare un cult facendo solo un compitino e affidandosi a un regista di poca esperienza. Un nuovo passo falso Warner Bros. che conferma tutti i dubbi che erano sorti all’annuncio di questo remake di cui semplicemente non si sentiva la necessità.

Voto: 5

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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