Recensione – Arriva al cinema la trilogia letteraria di Rick Yancey, scrittore concentrato su romanzi fantasy e fantascientifici rivolti ad un pubblico di young adult. Un’operazione vista più volte in questi anni con alterne vicende. Questa volta il risultato finale è ben lontano dall’essere qualcosa di nuovo, interessante e sufficientemente godibile.

La quinta onda

Nella provincia dell’Ohio la giovane Cassie ha vissuto le quattro “onde” di una devastante invasione aliena, che hanno ridotto quel che resta dell’umanità in una comunità impaurita e priva di una guida. Il presagio che la quinta onda sia quella definitiva si accompagna alla sensazione che gli alieni siano indistinguibili dagli umani.

Nuova trilogia di un qualche successo letterario e nuovo teen movie realizzato di conseguenza. Sembra ormai che l’industria del cinema per young adult come vengono chiamati, sia sempre alla ricerca di un nuovo caso “Twilight” di una nuova apprezzabile saga alla “Hunger Games” o di un nuovo fenomeno alla “Divergent Series”.  Tutto un filone di avventure distopiche che coinvolgono ragazzi per un pubblico di ragazzi e che non sempre hanno brillato.

Se il buongiorno si vede dal mattino, questo primo capitolo di questa nuova trilogia è sicuramente un brusco risveglio che getta ombre artistiche sui due (o tre) sequels che sono stati già preventivati. Il film infatti dopo un inizio sconcertante in senso negativo, una prosecuzione di interesse altalenante e abbastanza banale, lascia un finale aperto pronto per l’immancabile sequel.

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Nel mondo, tutto sommato il film sta riscuotendo un discreto successo di pubblico, ne è esempio la prima posizione al box office francese e l’inclusione stabilmente tra i primi dieci anche in Italia in questi ultimi giorni. Purtroppo la qualità del film non è però delle più alte. Benchè sia facile cadere nel già visto nelle molteplici serie tv fantascientifiche, “La quinta onda” porta sullo schermo poche novità e poca voglia di aggiornare quanto già visto in una chiave più moderna o più intrigante.

Sono pochi i momenti interessanti, molti invece i periodi di stanca per un film al limite delle due ore che, alla fine sembra vuoto e preparatorio per qualcosa che vedremo nei prossimi capitoli. Troppi preamboli, troppe spiegazioni, troppe analogie con Twilight sia nella raffazzonata e forzata storia d’amore a tre sia nella volontà di creare delle razze in battaglia tra loro. Senza svelare l’unico (ma telefonato) colpo di scena ci limitiamo a dire che questo viene spiattellato senza un’adeguata preparazione e in modo molto semplicistico e arrendevole.

Dialoghi al limite dell’accettabile ed interpretazione dei vari attori abbastanza scialbe completano un quadro dove la protagonista piange, ride, viene ferita, maltrattata, subisce traumi di vario tipo ma rimane in ogni scena con un’acconciatura perfetta, con il rossetto sulle labbra e senza mai un graffio, quelle poche ferite guariscono in pochissimo tempo.

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Con evidenti citazioni a “Visitor” (prima e seconda serie), con immancabili rimandi a “Indipendence Day” a “100” (la serie) per quanto riguarda la presenza di giovani adulti tra i protagonisti, per non citare i più aderenti “Ender’s game” e “Maze Runner”, “La quinta onda” cerca, invano, di creare un’eroina come la Katniss di Jennifer Lawrence. Chloe Grace Moretz, giovane attrice molto apprezzata anche dalla critica e stella in ascesa qui non dimostra per nulla il suo talento, anzi questo film segna un passo falso se paragonato ai più importanti e significativi “Sils Maria” e “Hugo Cabret”.

Un film dimenticabile che poco aggiunge al genere e che dovrà continuare la sua storia nei successivi capitoli, si spera in modo migliore. Una regia non esaltante e anonima per un film che lascia a desiderare anche dal punto di vista degli effetti speciali nonostante i 40 milioni circa di budget. “La quinta onda” si candida ad essere uno dei peggiori film dell’anno.

Voto: 3,9

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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