Recensione in anteprima – Torino 33 (2015) – L’opera prima dei giovanissimi Samuele Sestieri e Olmo Amato viaggia tra la fantasia e il sogno. Un concentrato di visioni con pochissime parole e una lotta tra due personaggi che si cercano, rincorrono.
Da qualche parte tra Finlandia e Norvegia c’è un’auto che corre e dentro quell’auto una bambina che sogna e dentro il suo sogno un omino rosso e un monaco meccanico, che giocano a vivere insieme ai loro creatori.
Una trama semplice, due registi che presentano la loro opera e si presentano in carne e ossa alla proiezione al Torino Film Festival. Amato e Sestieri, prima dell’inizio del film, spiegano il loro prodotto e lo fanno coadiuvati da un gruppo di amici che ha aiutato con il proprio lavoro la realizzazione del film. Dopo quasi due anni di produzione, 40 giorni di riprese in Scandinavia e una raccolta fondi online, la pellicola vede finalmente la luce.
E’ un film molto particolare, breve, di appena 67 minuti e che si basa molto sulla comunicazione non verbale tra i due personaggi principali, gli stessi registi che, camuffati dalla testa ai piedi danno vita a un singolare inseguimento.
Siamo nel sogno di una bambina e quindi tutto può essere concesso alla fantasia. I due registi, confrontandosi con la limitatezza dei fondi e dei mezzi tecnici han dovuto puntare più alla forma che alla sostanza di effetti speciali o visioni in post produzione. Grazie alla loro abilità tecnica il risultato non è così banale o scontato anzi le scelte stilistiche sono state estremamente coraggiose e ben riuscite.
Benchè il film sia difficile da seguire, ha comunque un senso all’interno del sogno di speranza di una bambina.
Voto: 6,1