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Pulp stories

Produttore: Clint Productions

Genere: Azione

Regista: Robert Rodriguez

Cast: Liam Neeson, John Travolta, Mickey Rourke, Evan Rachel Wood, Joseph Gordon-Levitt, Bradley Cooper, Vince Vaughn, John Malkovich, January Jones, Matthew Goode, Ethan Suplee, Ken Jeong, James Marsden, Rose McGowan, Michael Shannon, Toby Kebbell, Laz Alonso, Adrian Alonso, Jason Isaacs, Barry Shabaka Henley, Freddy Rodriguez, Robert Rodriguez, Eli Roth, Quentin Tarantino

Trama: Una serie di storie si incrociano nella città di Los Angeles. Un detective privato (Rourke) viene ingaggiato da una donna (Jones) per dimostrare l’infedeltà del marito, ma avrà un’amara sorpresa. Cercando i ladri che hanno derubato la loro casa, due giovani sbandati (Gordon-Levitt e Rachel-Wood) arrivano nel covo di una banda di portoricani che stanno per essere assaliti da un pazzo schizofrenico e xenofobo (Shannon). Un killer (Neeson) deve svolgere una missione in Messico. Un poliziotto (Marsden) indagando su un serial killer che uccide le sue vittime con un pugnale arriva a sospettare di un collega (Travolta) paranoico e dipendente dall’LSD.

Link al film.

“Pulp Stories”, chiaramente cita già nel titolo il celebre film di Tarantino, e secondo le intenzioni del produttore dovrebbe trattarsi di una sorta di omaggio, tanto da regalargli un “cameo”.
La struttura narrativa è più o meno la stessa. L’intrecciarsi di varie storie, popolate di personaggi votati alla cruda violenza, che si incrociano lungo le strade di Los Angeles e su una spiaggia messicana, che li coinvolgono, anche a loro insaputa, nei beffardi e crudeli destini mortali.
Il sunto del film, anche questo abbastanza “Tarantiniano”, è che la morte è solo la parte conclusiva di un percorso che inizia molto prima, casualmente, spesso senza alcuna motivazione.

E’ lodevole, da parte di Clint, l’intenzione di proporre una tipica “non storia”, che, usando la stessa struttura circolare di Pulp Fiction, finisce là dove comincia, con l’ingresso in scena della donna che incontra per la prima volta il personaggio interpretato da Michey Rourke.
Manca, tuttavia, la stessa feroce e grandiosa ironia che pervade tutto il geniale film di Tarantino, tranne che nei due personaggi di Lester e Chester (Bradley Cooper e Vince Vaughn), nella scena del cagnolino con un piede in bocca, che comunque più che personaggi ironici sembrano macchiettistici.
Ovviamente, “Pulp Stories” non arriva al livello del suo ispiratore, ci mancherebbe. Credo che nemmeno Clint aspirasse a tanto. Sarebbe stato troppo presuntoso, e lui non lo è.

La sceneggiatura ha un linguaggio veramente ottimo, sia dal punto di vista intrinseco al tema ed alle atmosfere della storia, che dal punto di vista estrinseco, perché risulta sempre agile, gradevole alla lettura, e mai noioso. Complimenti all’autore.
Qualche appunto mi sento di muoverlo in merito all’eccessivo uso, secondo me, della voce fuori campo, soprattutto nella parte iniziale dello script, laddove non aggiunge nulla alle già esplicite immagini; mentre, invece, risulta perfetta e correttamente inserita, a completamento delle scene conclusive. E’ una mia impressione, ma forse Clint l’ha trovata (la voce fuori campo all’inizio) anche nel fumetto originale? Chiedo conferma, perché non lo conosco. La stessa impressione che ho avuto, appunto, di trovarmi davanti ad una sorta di “fumetto” filmato. Senza quella v.f.c. , invece, avremmo certamente avuto un vero film cinematografico.

La regia di Rodriguez è certamente azzeccata, e si fa apprezzare per asciuttezza e spietatezza, nel senso che non lascia allo spettatore lo spazio ed il tempo di impietosirsi di un qualsiasi personaggio, anche se questo ha avuto uccisa la moglie e sta per essere a sua volta ucciso (Rourke).
Il grande cast annovera grandi nomi, e rispecchia lo spessore dei cast di Tarantino. Si ammirano le interpretazioni di John Travolta, un folle ispettore di polizia che vede il mondo davanti a se come un paranoico fumetto, e di Liam Neeson, un killer professionista che comunque, nella sua scriteriata scala valoriale, conserva, a modo suo, un barlume di senso di giustizia.
Fanno da contorno una schiera di interpreti, tutti credibili e ben calati nei loro personaggi. Peccato, ripeto, non poterne vedere il volto.

Concludendo, il film si fa leggere molto bene (complice anche la sua brevità), è piacevole, non annoia, è scritto correttamente, anche se non è in linea con lo stile prettamente cinematografico, e in ultimo si esce dal cinema soddisfatti. Quei troppo numerosi (per il mio gusto) “peccato”, però fanno abbassare un pelino il mio voto. Voto complessivo: 75/100 (Mastruccio)

 

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