Recensione in anteprima – Con la seconda parte de “Il canto della rivolta” finisce l’avventura di Katniss negli Hunger Games. L’eroina creata dalla penna di Suzanne Collins tira le somme di un franchise iniziato per gioco e continuato con una ben più seria rivolta dei 13 distretti.

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Con tutta Panem scesa in guerra, Katniss decide di affrontare il presidente Snow in una definitiva resa dei conti. In compagnia di un gruppo di amici fidati – tra cui Gale, Finnick e Peeta – Katniss parte per una missione con l’unità del Distretto 13 con l’obiettivo di mettere in scena un tentato omicidio del presidente Snow, che dal canto suo è sempre più ossessionato a distruggere la ragazza. Le trappole letali, i nemici e le scelte morali metteranno Katniss a dura prova, più di quanto abbiano fatto le arene degli Hunger Games.

Il film parte da dove era arrivata la narrazione della vicenda nel film precedente. Lo ricordiamo, il terzo libro “Il canto della rivolta” è stato cinematograficamente diviso in due parti e questa divisione si nota, allungando enormemente l’attesa nella prima parte e chiudendo frettolosamente molti discorsi in questo capitolo. Se però la prima parte di questo ultimo capitolo era vuota e non diceva molto, questa seconda parte invece ha il merito di avere qualche buona scena d’azione e qualche interessante approfondimento della vita e dei sentimenti di Katniss.

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Ancora una volta è Katniss ad essere al centro di tutto, Jennifer Lawrence, sempre splendida anche in tuta, non manca in nessuna scena, è praticamente e letteralmente presente dal primo all’ultimo minuto. E’ sua infatti la prima inquadratura, è sua l’ultima. Nel mezzo 137 minuti, troppi, per descrivere il percorso di vendetta, rivolta e giustizia dell’eroina creata da Suzanne Collins. La Lawrence è il volto simbolo del franchise e ne incarna anche l’evoluzione. Partita come ragazzina partecipante a un gioco brutale, ora, arriva a impersonare una donna che tratta argomenti ben più seri come la rivolta e la politica in ambientazioni ben più dark e cupe.

Novella Giovanna d’Arco sui generis, Katniss deve fare i conti non solo col presente per un futuro migliore ma anche con il suo passato che si riaffaccia continuamente a causa delle decisioni che sono state prese. E’ tramite questo continuo confrontarsi con il mondo esterno che Katniss incontra e si scontra anche con Gale, Peeta, Prim e ovviamente Snow e Coin. Incontri e scontri che purtroppo non sempre soddisfano appieno, perché risolti con troppa velocità e dando poco spazio ai personaggi di turno. Ed ecco il maggior difetto di questo ultimo capitolo della saga. Con i 137 minuti a disposizione rischia anche di essere un’aggravante.

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Cosa c’è dunque in questo film? Tanta azione, tanta voglia di portare a termine la rivolta e tanta determinazione di una convincente Jennifer Lawrence sebbene Oscar e Golden Globe siano lontanissimi. Nel film ci sono anche momenti lenti, troppo lunghi, che lasciano molto spesso al silenzio il compito di spiegare situazioni che invece son liquidate in striminziti e, a volte, ripetuti dialoghi.

Secondo il parere di chi vi scrive il lavoro svolto dal Lawrence regista si colloca nettamente sotto al primo entusiasmante film e un po’ sopra le altre pellicole della saga. Senza utilizzare grandi movimenti di macchina o grandi exploit creativi, il regista realizza un film d’azione classico, rivolto ai teenager per la parte amorosa abbastanza forzata e tirata per i capelli e rivolto anche ad adulti per lo stile un po’ più maturo in alcuni passaggi violenti e crudi quasi a ricordare un “Hunger Games of Thrones”.

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Buoni effetti speciali, buon trucco, un 3D assolutamente non indispensabile e un cast che viene letteralmente fagocitato dalla buona interpretazione di Jennifer Lawrence. Un film da vedere per completare la saga.

Voto: 6,5

Fom per chi? Adolescenti e giovani

Fom perché? Per una serata di divertimento e azione

Filone “Hunger Games: Il canto della rivolta (parte I)

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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