Recensione – L’Enterprise riprende a volare, e questa volta la minaccia per Kirk e per tutta la Federazione è costituita da Harrison, uno spietato terrorista che ha un unico scopo in mente: riprendere il potere per il quale era stato creato… Riproponiamo la recensione in anteprima apparsa ai tempi su cinefile.biz e scritta dallo stesso redattore.

star-trek-into-darkness-benedict-cumberbatchL’insofferenza alle direttive e alla disciplina costano al capitano Kirk il comando dell’Enterprise. La flotta stellare gli leva la nave e lo separa dal suo primo ufficiale Spock, come due bambini troppo indisciplinati. Sarà l’arrivo di una minaccia imprevista e misteriosa e, di nuovo, la capacità di Kirk di mettere in luce le proprie abilità a costringere la flotta a rimetterlo al suo posto. Un uomo che la stessa razza umana ha modificato geneticamente, e poi congelato nel terrore di ciò che aveva creato, si è svegliato ed intende svegliare tutti gli altri 72 esperimenti come lui. Visto che uno solo basta a creare scompiglio e quasi demolire una città, l’obiettivo è renderlo innocuo il prima possibile. Eppure sembra che non sia lui il peggio intenzionato…

Benedict Cumberbatch in una scenaCome il regista ci aveva già abituati nel capitolo precedente, anche questa volta le vicende di Kirk e soci iniziano prima ancora dei titoli di testa. Il terrorista Harrison – con la voce profonda di Benedict Cumberbatch che suscita rispetto ed evoca carisma e forza – spiega pian piano le sue ragioni, ma appare chiara la sua ferocia e la sua voglia di vendetta contro la Federazione di cui faceva parte. Tra un attentato a Londra, una caccia all’uomo interplanetaria e il pericolo di una guerra tra Klingon e Federazione, la trama prosegue con numerosi colpi di scena, alcuni ben congegnati, altri prevedibili e altri ancora che hanno rimandi e comparse pescate direttamente dal “vecchio” Star Trek.

Zachary Quinto e Chris PineQuesto secondo capitolo, che per i puristi di Star Trek è il dodicesimo, apre nuovi ponti tra il cinema e Star Trek stesso, probabilmente verso mondi che nessun regista aveva mai raggiunto prima. Nel primo capitolo Abrams ha saputo reinventare Star Trek con fedeltà allo spirito originale e continua a farlo anche in questo film, raccontando una realtà del 2259 che è diversa da quella del 2259 della serie originale, come se si viaggiasse in una realtà parallela dove i fatti si susseguono con esiti solo a volte simili.

Chris Pine in una scenaLa regia abbonda di azione come nel DNA del creatore di Alias, Lost e Fringe, supportata da un montaggio senza sbavature. La sceneggiatura invece non eccelle, un po’ fumosa soprattutto nella prima parte, ma ha il pregio di virare spesso e con gusto verso la commedia, delineando meglio i caratteri dei personaggi e le loro incomprensioni, senza risparmiare nessuno ed evidenziando sempre di più il profondo rapporto di amicizia tra Kirk e Spock, così diversi ma così uguali. La fotografia è luccicante a dispetto del titolo perché le tenebre non sono quelle viste dagli occhi ma quelle che ognuno, Harrison su tutti, ha nel profondo del proprio animo. Una prova buona di tutto il cast, ma su tutti Cumberbatch che rende al meglio nella parte del terrorista spietato, subdolo e senza scrupoli. La terza dimensione non nativa – voluta fortemente dalla Paramount – non è assolutamente paragonabile a quella di Avatar, target ancora nemmeno avvicinato, disturba un po’ nelle scene più luminose, non è quasi mai determinante ma rende più profonda e realistica l’immagine, ma di certo non si può dire indispensabile. Ottimi invece la colonna sonora e gli effetti speciali.

Rivitalizzare una saga storica caduta in disgrazia era stato un colpo di astuzia condito da tanto lavoro. Mantenere uno standard qualitativo elevato in un secondo capitolo non è impresa riuscita a molti, ma questo Into Darkness sorprende positivamente anche in questo.

Voto: 7

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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