Tratto dal libro “Il labirinto” di James Dashner, il film di Wes Ball ci introduce una nuova serie all’interno di quel filone di film distopici con protagonisti giovani adulti di cui ultimamente si è popolato il panorama cinematografico internazionale. Il risultato è nel complesso discreto e con buoni spunti narrativi che lasciano volutamente un finale aperto per i successivi film della serie.

mazerunner (3)Thomas è dentro un ascensore che lo porterà alla radura. La radura è popolata da giovani come lui, tutti maschi, alcuni son lì da diversi mesi ed anni. Questo luogo ha la particolarità di trovarsi delimitato da un labirinto che ogni sera cambia il suo percorso e che presenta al suo interno i Dolenti, delle creature simili a ragni/scorpioni giganti capaci di determinare l’avvelenamento e la morte di quanto vengono colpiti.

Thomas, come gli altri, non sa il suo nome, lo ricorderà dopo diverse ore dal suo arrivo ma non ricorderà altro, tutta la memoria è stata persa. Lui, rispetto a quanti son arrivati fino a quel momento sembra una sorta di “predestinato” capace di addentrarsi in sezioni del labirinto da sempre considerate più pericolose di altre.

Una ulteriore novità giunge alla radura: Teresa, la prima e unica donna, che ricorda sia il suo nome ma anche, novità nella novità, anche il nome di Thomas. I due si porranno pian piano a capo di una spedizione con il compito di sconfiggere i Dolenti e uscire finalmente dal labirinto.

Il film, segue la scia dei vari Hungher Games, Divergent, The Giver, descrivendo uno scenario distopico e andando a rendere protagonisti della vicenda degli adolescenti. C’è sempre una discreta tensione, un buon ritmo. La vicenda risulta semplice negli intenti ma approfondita nelle caratterizzazioni almeno dei protagonisti. Se c’è un pregio su tutti da annoverare come tale è costituito dal fatto che il film infonde nello spettatore diverse domande. Provoca e alimenta il pensiero di una motivazione sottostante alla prigionia forzata.

La prova degli attori è buona, la regia segue la vicenda in modo coerente e non troppo invasivo senza cercare grandi exploit artistici che sarebbero stati fuori luogo. Certametne il film sconta una sorta di “dejà vu” dovuto all’uscita di film precedenti o anche al confronto con “The Cube” e altri film con a tema il labirinto ma il finale non è per nulla scontato e questo vale già una buona motivazione per vederlo.

Voto: 7

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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