Dissolvenza in apertura.

EST. CITTÀ – NOTTE

La mdp percorre in volo una città senza nome affacciata sul mare: a quartieri antichi si affiancano quartieri moderni in un miscuglio di stili di derivazioni culturali differenti. È la notte del 31 dicembre, per le vie della città (la mdp è scesa in picchiata e le sta percorrendo) la gente si abbandona a canti e balli sfrenati, molte persone bevono alcolici, c’è anche chi incurante delle altre persone fa l’amore, altri incuranti del freddo sono mezzi nudi. Fuochi d’artificio vengono sparati in aria, creando un grande effetto scenografico.

In sottofondo, ascoltiamo la Suite n.1 in Sol Maggiore di Johann Sebastian Bach, che continua anche nelle scene successive.

Stacco.

EST./INT. AUTO-PALAZZO

Un uomo, capelli rossi e barba folta dello stesso colore, è alla guida della sua macchina. L’uomo ha una mano sul volante, mentre nell’altra stringe una bottiglia di vodka, quasi vuota. L’uomo è totalmente ubriaco e per questo spinge il piede sull’acceleratore. Dettaglio del tachimetro: l’auto ha superato i 180 km/h.

L’uomo, ridendo sguaiatamente, all’improvviso lascia il volante. Dall’esterno, vediamo l’auto che guidava schiantarsi contro il muro di un palazzo.

Stacco.

Un gruppo di paramedici e di pompieri è davanti al palazzo. La macchina dell’uomo è un cartoccio di metallo avvolto in lingue di fuoco denso e scuro. I pompieri si danno da fare per spegnere l’incendio scaturito dall’incidente, mentre gli infermieri e i medici stanno tirando fuori l’uomo dalla sua auto, con non poca difficoltà. La mdp ci mostra il corpo dell’uomo estratto dalla macchina: ha numerose ferite, gravi e profonde, il volto è insanguinato, anche se il sangue è rappreso e ha insozzato tutte le sue vesti, ossa fuoriescono dalla gamba destra e dal braccio sinistro, i denti sono spaccati. Eppure l’uomo è vivo. Paramedici e pompieri si guardano, confusi e perplessi.

INT. NEGOZIO DI ALIMENTARI

Una sparatoria è in corso tra due ladri e una pattuglia della polizia. La mdp ci mostra la scena in campo medio. I ladri sono nascosti dietro le scansie degli alcolici, mentre i poliziotti sono dietro le casse. Uno dei ladri viene colpito al petto due volte e cade, sanguinando copiosamente. La mdp ci mostra il suo corpo dall’alto: una densa macchia rossa e scura si allarga dal suo corpo. L’uomo, all’improvviso, si alza e fa per sparare, ma si blocca, seguito immediatamente dal suo compare e dai poliziotti.

Stacco.

INT. STANZA DELLA REGINA MADRE

POLIZIOTTO

Ma che succede?

La mdp con un totale ci mostra la sfarzosa stanza della regina madre, una donna di quasi cent’anni che giace nel suo letto, stanca e malata. Disposta gerarchicamente intorno al letto, la famiglia reale: il Re (Maximilian Schell), che ha accanto sua moglie e le due sorelle, il primogenito del re e della regina con la sua consorte e i loro due figli, la figlia maggiore dei regnanti coi suoi due figli e la figlia minore con il marito e i suoi quattro figli.

Gli uomini sono in alta uniforme, mentre le donne indossano dei sobri vestiti scuri. Tutti hanno l’espressione triste e compunta.

REGINA MADRE

(con enorme fatica) E queste sono le mie ultime parole, mie cari figli, nipoti e pronipoti.

La regina madre esala il suo ultimo respiro, chiude gli occhi. Le donne cominciano a lacrimare. La mdp inquadra in primo piano la regina madre, che riapre gli occhi e riprende a respirare con lentezza. La mdp passa in rassegna i volti dei membri della famiglia reale: tutti sono stupiti.

Stacco.

INT. MINISTERO DELLA SANITÀ – MATTINA

Una ressa di giornalisti è intorno al ministro della sanità, un uomo di 80 anni con folti capelli bianchi. I giornalisti si accavallano con le domande, creando una grande cacofonia, e il ministro è costretto ad alzare la voce per farsi sentire.

MINISTRO DELLA SANITÀ

Una qualunque dichiarazione ufficiale sarebbe prematura, mie cari. Stiamo però raccogliendo le informazioni che ci arrivano da tutto il paese, e in effetti in nessuna si fa menzione di decessi, ma, come è facile immaginare, colti di sorpresa come tutti, non siamo ancora pronti per enunciare una prima idea sulle origini del fenomeno e sulle sue implicazioni, tanto le immediate come le future.

I giornalisti della carta stampata prendono appunti sui loro taccuini.

MINISTRO DELLA SANITÀ

(dopo una pausa) Come responsabile del dicastero della salute, assicuro a tutti coloro che mi ascoltano e mi leggeranno domani che non c’è alcun motivo di allarme.

La mdp inquadra in primo piano una giornalista, giovane, dall’aria molto intelligente e molto carina. La mdp alterna i primi piani della giornalista e del ministro della sanità.

GIORNALISTA

Se ho ben capito quanto ho appena udito, secondo lei, signor ministro, non è allarmante il fatto che nessuno sta morendo. MINISTRO DELLA SANITÀ Esatto, anche se con altre parole, è proprio ciò che ho detto.

GIORNALISTA

Signor ministro, mi permetta di ricordarle che ancora ieri c’erano persone che morivano e a nessuno sarebbe passato per la testa che questo fosse allarmante MINISTRO DELLA SANITÀ

È naturale, la consuetudine è morire, e morire diviene allarmante solo quando le morti si moltiplicano, una guerra, un’epidemia, per esempio. GIORNALISTA Cioè, quando si esce dalla routine.

MINISTRO DELLA SANITÀ

Si potrebbe dire così.

GIORNALISTA

Ma, proprio ora che non si trova nessuno disposto a morire, lei, signor ministro, viene a chiederci di non allarmarci, ne converrà con me che è, per lo meno, piuttosto paradossale. MINISTRO DELLA SANITÀ

È stata la forza dell’abitudine, riconosco che in questo caso non si sarebbe dovuto usare il termine allarme.

La giornalista segna tutto sul suo taccuino nero.

GIORNALISTA

Che altra parola userebbe allora, signor ministro? Le pongo la domanda perché, come giornalista cosciente dei miei obblighi quale mi pregio di essere, mi preoccupa impiegare il termine esatto ogni qualvolta sia possibile.

Primo piano del ministro della sanità, infastidito per l’insistenza della giornalista.

Primissimo piano del ministro.

Stacco.

MINISTRO DELLA SANITÀ

(secco) Non una, ma quattro. GIORNALISTA

(ironicamente deferente) Quali, signor ministro?

MINISTRO DELLA SANITÀ

Non alimentiamo false speranze.

INT. UFFICIO PRIMO MINISTRO – TARDO POMERIGGIO

Il Primo Ministro è un bell’uomo di 60 anni, con capelli leggermente brizzolati e in un elegante completo scuro (François Cluzet). Il primo ministro è seduto dietro la scrivania, ha davanti le telecamere e si sta rivolgendo al paese. Viene inquadrato in mezzo busto. La musica si attenua.

PRIMO MINISTRO

Miei cari concittadini, dall’inizio del nuovo anno non si sono registrate scomparse in tutto il paese. Chiedo moderazione e senso di responsabilità nelle valutazioni e interpretazioni che di questo strano fatto verranno elaborate, e vi ricordo che non si dovrebbe escludere l’ipotesi che si tratti di una casualità fortuita, di un’alterazione cosmica meramente accidentale e senza continuità, di una congiunzione eccezionale di coincidenze intruse nell’equazione spazio-temporale. Comunque, il governo che ho l’onore di presiedere ha già avviato contatti esplorativi con gli organismi internazionali competenti al fine di abilitare il governo a un’azione che sarà tanto più efficace quanto il più possibile concertata. Il governo è preparato a tutte le eventualità umanamente

immaginabili, deciso ad affrontare con coraggio e con l’indispensabile appoggio della popolazione i complessi problemi sociali, economici, politici e morali che l’estinzione definitiva della morte inevitabilmente determinerà. Accetteremo la sfida dell’immortalità del corpo, se questa sarà la volontà di dio, che ringrazieremo sempre in eterno, con le nostre preghiere, di avere scelto il buon

popolo di questo paese quale suo strumento.

Stacco. Fine musica.

Campo lungo. Le telecamere nello studio del Primo Ministro non ci sono più. L’uomo è ancora dietro la scrivania, sta leggendo teso i dispacci che giungono dal paese, si ferma giusto il tempo di bere un sorso di whiskey. Qualcuno bussa alla porta.

PRIMO MINISTRO

Avanti… Nell’ufficio entra il Cardinale, un uomo di 85 anni con radi capelli candidi (Jean-Louis

Trintignant), inquadrato in figura intera.

CARDINALE

Buonasera, signor primo ministro

PRIMO MINISTRO

(alzandosi e andandogli incontro) Buonasera, eminenza.

I due si stringono la mano e tornano a sedersi: il Cardinale siede alla sedia di sinistra davanti al Primo Ministro.

CARDINALE

Vengo a farle visita per dirle che mi sento profondamente scioccato.

PRIMO MINISTRO

Anch’io, eminenza, la situazione è molto grave, la più grave di quante il paese ha dovuto vivere fino a oggi.

Primo piano del cardinale, duro.

CARDINALE

Non si tratta di questo.

PRIMO MINISTRO

Di che si tratta, allora, eminenza?

CARDINALE

È deplorevole sotto tutti gli aspetti che, nell’enunciare la dichiarazione che ho appena visto in televisione, lei, signor primo ministro, non si sia ricordato di quello che costituisce il fondamento, la trave maestra, la pietra angolare, la chiave di volta della nostra santa religione.

Il primo ministro è perplesso.

PRIMO MINISTRO

Eminenza, mi perdoni, temo di non comprendere dove vuole arrivare.

CARDINALE

Senza morte, mi ascolti bene, signor primo ministro, senza morte non c’è resurrezione, e senza resurrezione non c’è chiesa.

Pausa. Il primo ministro si versa un’altra dose di whiskey.

CARDINALE

Qualsiasi cattolico, e lei non fa eccezione, ha l’obbligo di sapere che senza resurrezione non c’è chiesa, e inoltre: come le è venuto in mente che Dio potrebbe volere la propria fine? Affermarlo è un’idea assolutamente sacrilega, forse la peggiore delle bestemmie. PRIMO MINISTRO

Eminenza, io non ho detto che Dio voleva la propria fine. Primo piano del cardinale.

CARDINALE

In effetti, con queste precise parole, no, ma ha ammesso la possibilità che l’immortalità del corpo derivasse dalla volontà di Dio, non c’è bisogno di avere il dottorato in linguistica per capire che chi dice una cosa, dice l’altra. PRIMO MINISTRO Eminenza, la prego, mi creda, è stata solo una frase a effetto destinata a fare colpo, la conclusione di

un discorso, sa bene che la politica ha necessità del genere.

CARDINALE

Anche la chiesa ne ha, signor primo ministro, ma noi ponderiamo molto prima di aprire bocca, non parliamo a vanvera, calcoliamo gli effetti a distanza, la nostra specialità, se vuole che le dia un’immagine per comprendere meglio, è balistica. PRIMO MINISTRO

Sono desolato, eminenza.

CARDINALE

Al suo posto, lo sarei anche io.

Pausa. Il cardinale si accende una sigaretta, inquadrata in particolare: un’aquila è stampata sulla carta dorata che ricopre il filtro. Ascoltiamo la Sonata per Cello Solo op. 8 di Zoltán Kodály. Il Cardinale sorride.

CARDINALE

(più cordiale) Vorrei sapere se lei, signor primo ministro, ha messo al corrente della dichiarazione sua maestà prima di leggerla ai mezzi di comunicazione. PRIMO MINISTRO

Naturalmente, eminenza, trattandosi di un argomento così delicato.

Primo piano del cardinale.

CARDINALE

E cosa ha detto il re, se non è segreto di stato.

PRIMO MINISTRO

L’ha trovata buona. Ha detto: stupendo.

CARDINALE

Stupendo che?

PRIMO MINISTRO

È quanto mi ha detto sua maestà: stupendo.

CARDINALE

Vuol dire che ha bestemmiato pure lui.

PRIMO MINISTRO

Non sono competente per formulare giudizi di tale natura, eminenza, vivere con i miei stessi errori mi dà già abbastanza daffare. CARDINALE

Dovrò parlare al re, rammentargli che, in una situazione come questa, tanto confusa e delicata, solo l’osservanza fedele e senza debolezze delle provate dottrine della nostra santa madre chiesa potrà salvare il paese dallo spaventoso caos che ci cadrà addosso.

Il primo ministro ripone dei documenti in una cartelletta.

PRIMO MINISTRO

Deciderà lei, eminenza, è nel suo ruolo.

CARDINALE

Domanderò a sua maestà cosa preferisce: se vedere la regina madre per sempre agonizzante, prostrata in un letto da cui non si alzerà più, con l’immondo corpo che le trattiene indegnamente l’anima, oppure vederla, morendo, trionfatrice sulla morte, nella gloria eterna e risplendente dei

Il cardinale spegne la sigaretta.

cieli.

PRIMO MINISTRO

Nessuno esiterebbe nella risposta.

CARDINALE

Sì, ma al contrario di quello che si crede, non sono tanto le risposte che mi importano, signor primo ministro, bensì le domande, ovviamente mi riferisco alle nostre. Osservi come di solito abbiano, al tempo stesso, un obiettivo visibile e un’intenzione nascosta dietro, se le facciamo non è solo perché ci rispondano ciò che in quel momento abbiamo bisogno che gli interpellati ascoltino dalla propria

bocca, è anche perché si va preparando la strada a future risposte.

PRIMO MINISTRO

Un po’ come in politica, eminenza. Il cardinale si accende un’altra sigaretta.

CARDINALE

Infatti, ma il vantaggio della chiesa è che, anche se a volte non sembra, nel gestire ciò che sta in alto, governa ciò che sta in basso.

Altra pausa. Il cardinale spegne la sigaretta.

PRIMO MINISTRO

Se permette, eminenza, vorrei sottoporle ancora una breve questione.

CARDINALE

Dica.

PRIMO MINISTRO

Che farà la chiesa se non morirà mai più nessuno?

CARDINALE

Mai più è troppo tempo, anche trattandosi della morte, signor primo ministro.

PRIMO MINISTRO

Credo non mi abbia risposto, eminenza.

CARDINALE

Le restituisco la domanda: che farà lo stato se non morirà mai più nessuno?

PRIMO MINISTRO

Lo stato tenterà di sopravvivere, anche se dubito molto che ci riuscirà, ma la chiesa…

CARDINALE

La chiesa, signor primo ministro, si è talmente abituata alle risposte eterne che non riesco a immaginarla darne delle altre.

La mdp inquadra il primo ministro.

PRIMO MINISTRO

Anche se la realtà la contraddice.

CARDINALE

È fin dal principio che non abbiamo fatto altro che contraddire la realtà, ed eccoci qui. Il primo ministro resta un attimo in silenzio.

PRIMO MINISTRO

Che dirà il papa?

CARDINALE

Se lo fossi io, che Dio mi perdoni la stolta vanità di pensarmi tale, farei mettere immediatamente in circolazione una nuova tesi: quella della morte rinviata.

Il primo ministro, scettico, si alza.

PRIMO MINISTRO

Senza ulteriori spiegazioni?

CARDINALE

Alla chiesa non si è mai chiesto di spiegare comunque: l’altra nostra specialità, oltre alla balistica, è stata di neutralizzare, con la fede, lo spirito curioso.

Anche il cardinale si alza. Inquadrati dall’alto, il primo ministro e il cardinale vanno alla porta.

PRIMO MINISTRO

(aprendo la porta) Buonasera, eminenza, a domani. CARDINALE Se Dio vuole, signor primo ministro, sempre se Dio vuole.

PRIMO MINISTRO

Da come stanno le cose in questo momento, non sembra che possa evitarlo. Primo piano del cardinale.

CARDINALE

Non si dimentichi, signor primo ministro, che fuori dalle frontiere del nostro paese si continua a morire con la massima normalità. E questo è un buon segno. PRIMO MINISTRO

Questione di punti di vista, eminenza, forse là fuori ci stanno guardando come a un’oasi, un giardino, un nuovo paradiso.

Il cardinale si accende un’altra sigaretta.

CARDINALE

O un inferno, se sono intelligenti. Il cardinale esce dall’ufficio del primo ministro, che resta sulla soglia della porta.

PRIMO MINISTRO

Buonasera, eminenza, le auguro un sonno tranquillo e riparatore.

CARDINALE

(voltandosi) Buonasera, signor primo ministro, se la morte decide di tornare stanotte, spero non si ricordi di venire a scegliere lei.

Il primo ministro accenna un sardonico sorriso.

PRIMO MINISTRO

Se a questo mondo la giustizia non è una parola vana, la regina madre dovrà andarsene prima di me. Il cardinale risponde al sorriso con uno altrettanto sardonico. La musica termina.

CARDINALE

Prometto che non la denuncerò domani al re. Buonasera.

PRIMO MINISTRO

Gliene sono grato, eminenza. Buonasera. Il cardinale va via. Il primo ministro rientra nel suo ufficio. Cominciamo a sentire la Sonata per

Cello Solo n.3, op.25 di Paul Hindemith, che continua anche nelle scene successive. EST. EDICOLA – GIORNO La mdp inquadra vari quotidiani esposti sul bancone di un’edicola. Il titolo di uno di essi è:

E ORA CHE NE SARÀ DI NOI?

Stacco.

INT. SALA RIUNIONI – GIORNO

Campo lungo della sala. Una discussione accesa è in corso tra uomini di tutte le età, ben vestiti in giacca e cravatta nere. Sono i rappresentati dei titolari delle imprese di pompe funebri del paese. Un Uomo, il Presidente del Sindacato, di 42 anni, biondo e molto elegante, fatica a gestire la discussione (Iain Glen).

La mdp inquadra un Uomo giovane sui 30 anni.

UOMO #1

(gemendo) E ora che ne sarà di noi? Abbiamo sempre lavorato grazie alla morte, ora che faremo? Io solo questo mestiere so fare, come mio padre e il padre di mio padre prima di me.

Primo piano del presidente.

Primo piano di un settantenne.

PRESIDENTE SINDACATO

Suvvia, una soluzione la troveremo.

UOMO #2

No, non c’è soluzione, presidente. Questa è la più grande calamità che potesse capitare non solo al paese, ma anche a noi.

La mdp compie a questo punto una panoramica della stanza, mostrandoci così i volti tristi e preoccupati dei vari impresari funebri. La mdp si sofferma su un uomo, gli occhi vispi e furbi.

UOMO #3

Forse ho io la soluzione.

L’uomo, sui 50 anni, si alza e va dal presidente, sotto gli occhi di tutti: sussurra qualcosa nell’orecchio del presidente, che ascolta con attenzione e che, alla fine, lo guarda.

PRESIDENTE SINDACATO

Ci rideranno dietro. (pausa)

Ma riconosco che è l’unica soluzione possibile.

Stacco. Siamo fuori dalla sala riunioni. Il presidente del sindacato è circondato dai giornalisti.

PRESIDENTE SINDACATO

Siamo giunti alla conclusione che il governo decida di rendere obbligatoria la sepoltura o la cremazione di tutti gli animali domestici che muoiano di morte naturale o per incidente, e che tale sepoltura o cremazione, regolamentate e approvate, siamo obbligatoriamente effettuate dall’industria funeraria. Chiediamo inoltre al governo non solo una decisione favorevole, ma anche l’apertura di una linea di crediti agevolati oppure la concessione di prestiti a fondo perduto necessari

all’aggiornamento e alla rivitalizzazione della nostra professione. I giornalisti della carta stampata segnano tutto sui loro taccuini: alcuni sorridono sotto i baffi. Stacco. INT. OSPEDALE/CASA DI RIPOSO – SERA

La mdp inquadra il corridoio di un ospedale, dall’alto, cui segue (inquadrata alla stessa maniera) la stanza principale di una casa di riposo. Il corridoio e la stanza sono pieni oltremisura di letti occupati da malati e anziani oltre il limite di età.

Le dottoresse, i dottori, le infermiere, gli infermieri e il personale della casa di riposo sono immobili, incapaci di far fronte alla situazione.

Stacco. Fine musica.

INT. SALA RIUNIONI – SERA

Otto uomini sono seduti intorno a un tavolo: vediamo documenti, avanzi di cibo e bottiglie di alcolici e analcolici. Alcuni di questi uomini fumano: tutti sembrano stanchi. Tra i presenti, riconosciamo il Cardinale, che ha accanto un Uomo di 80 anni con lucenti occhi azzurri (Peter O’Toole): noi lo chiameremo il Vecchio Filosofo.

Proprio di fronte a loro, un Ragazzo di poco più di 30 anni, con una barba accennata (Ben

Whishaw): noi lo chiameremo il Giovane Filosofo. Il ragazzo ha accanto un rabbino e un imam. La mdp inquadra tutta la scena con una panoramica a volo di uccello.

VECCHIO FILOSOFO

Le religioni, tutte le religioni, per quanto le si rigiri, non hanno altra giustificazione di esistere all’infuori della morte. Ne hanno bisogno come il pane per i denti.

Il Cardinale annuisce.

CARDINALE

Ha ragione, signor filosofo, è proprio questo il motivo per cui esistiamo noi, perché le persone conducano tutta la vita con la paura appesa al collo e, giunta l’ora, accolgano la morte come una liberazione. VECCHIO FILOSOFO

Il paradiso…

CARDINALE

O paradiso o inferno oppure niente, quello che c’è dopo la morte ci importa assai meno di quanto generalmente si creda, la religione, signor filosofo, è una faccenda terrena, non ha niente a che vedere con il cielo.

Primo piano del Vecchio Filosofo.

VECCHIO FILOSOFO

Non è questo che ci avete abituati a udire.

CARDINALE

Qualcosa dovevamo pur dire per rendere più attraente la merce.

VECCHIO FILOSOFO

Ciò vuol dire che in realtà non credete nella vita eterna.

CARDINALE

Facciamo finta.

Momento di silenzio nella sala. Il Vecchio Filosofo sorride soave. Primo piano del Giovane Filosofo.

GIOVANE FILOSOFO

In tal caso, perché vi spaventa tanto che la morte sia finita?

CARDINALE

Non sappiamo se è finita, sappiamo solo che ha smesso di uccidere, non è lo stesso.

GIOVANE FILOSOFO

D’accordo, ma poiché il dubbio non è risolto, mantengo la domanda.

CARDINALE

Perché se gli esseri umani non morissero, allora tutto potrebbe essere concesso.

VECCHIO FILOSOFO

E questo sarebbe un male?

CARDINALE

Tanto quanto il non permettere niente.

Altro momento di silenzio. Meglio non sarebbe fare niente: i problemi del futuro, che sia il futuro a risolverli.

GIOVANE FILOSOFO

VECCHIO FILOSOFO

Il peggio è che il futuro è già oggi. Abbiamo qui, fra le altre cose, i memorandum elaborati dalle case di riposo, dagli ospedali, dalle agenzie di pompe funebri e dalle compagnie di assicurazione.

La mdp passa in panoramica i volti degli uomini, attenti.

VECCHIO FILOSOFO

Salvo il caso di queste ultime, che trovano sempre il modo di trarre profitto da qualsiasi situazione, c’è da dire che le prospettive non sono cupe: sono catastrofiche. Terribili.

Primissimo piano del Vecchio Filosofo.

VECCHIO FILOSOFO

Quanto a pericoli, le previsioni superano tutto ciò che la più delirante immaginazione potrebbe concepire.

Il Cardinale mostra un quotidiano. Il titolo in prima pagina recita: LE CASE DI RIPOSO: PIUTTOSTO LA MORTE CHE UNA TALE SORTE

Primissimo piano del Cardinale.

CARDINALE

(riponendo il giornale sul tavolo) Hanno ragione. VECCHIO FILOSOFO Che pensate di fare, allora?

CARDINALE

Da parte nostra, chiesa cattolica, apostolica e romana, organizzeremo una campagna nazionale di

preghiere per implorare Dio affinché provveda al ritorno della morte il più rapidamente possibile per risparmiare ai nostri concittadini i peggiori orrori. Così faranno anche gli altri confessori delle chiese cristiane presenti nel nostro paese. E così faranno anche le altre religioni seguite.

Il rabbino e l’imam annuiscono.

Primo piano del Giovane Filosofo.

GIOVANE FILOSOFO

Dio ha autorità sulla morte?

CARDINALE

Sono le due facce della stessa medaglia: da un lato il re, dall’altro la corona.

GIOVANE FILOSOFO

Se è così, forse la morte si è ritirata proprio per ordine di Dio.

CARDINALE

A suo tempo conosceremo i motivi di questa prova, intanto metteremo i rosari al lavoro. E faremo anche uscire per le strade di tutto il paese le processioni a chiedere la morte, proprio come le facevamo già per chiedere la pioggia.

GIOVANE FILOSOFO

E noi, che faremo?

VECCHIO FILOSOFO

Per prima cosa, sospenderemo la seduta, quindi continueremo a filosofare: siamo nati per fare questo, anche sul vuoto. GIOVANE FILOSOFO

Perché?

VECCHIO FILOSOFO

Perché la filosofia ha bisogno tanto della morte come delle religioni: se filosofiamo è perché sappiamo che moriremo.

Primissimo piano del Vecchio Filosofo.

Stacco.

VECCHIO FILOSOFO

Montaigne, del resto, aveva già detto che filosofare è imparare a morire.

EST./INT. FATTORIA – NOTTE

La mdp inquadra una fattoria. È tarda sera, però le luci della casa della famiglia fattrice sono tutte accese.

Stacco.

Siamo nella stanza da letto della casa, inquadrato in campo medio. Un Vecchio di poco più di 80 anni, rovinato da una grave malattia, giace nel letto (Armin Mueller- Stahl), sospeso tra la vita e la morte. Nella stanza con lui, due donne, una di 40 anni con capelli neri (Virginie Ledoyen), l’altra invece di poco più grande e con i capelli neri (Natassia Malthe): entrambe sono preoccupate. Si ascolta la Sonata per Violoncello in Do Maggiore op.119 di Sergei Prokofiev.

La Figlia Maggiore gli si avvicina.

PADRE

(parlando con molta fatica) Che qualcuno si avvicini.

FIGLIA MAGGIORE

Vuoi un po’ d’acqua, papà?

PADRE

Non voglio acqua: voglio morire.

FIGLIA MAGGIORE

Sai bene che il medico dice che non è possibile, papà: ricordati che la morte è finita.

PADRE

Il medico non capisce niente, dacché il mondo è mondo ci sono sempre stati un’ora e un luogo per morire. FIGLIA MINORE

Primo piano del Padre.

(avvicinandosi) Ora no.

PADRE

Ora sì.

FIGLIA MINORE

Calmati, babbo, che ti sale la febbre.

PADRE

Non ho nessuna febbre, e anche se l’avessi sarebbe lo stesso… (rivolgendosi alla figlia maggiore) Ascoltami con attenzione. Avvicinati di più.

La figlia maggiore avvicina l’orecchio alle labbra del padre, che le sussurra alcune cose.

FIGLIA MAGGIORE

(guardandolo infine stupefatta e sgomenta) Questo non risolverà niente, papà. PADRE Invece sì.

FIGLIA MAGGIORE

E se non risolvesse?

PADRE

Non ci perderemo niente a provare. Se non dovesse risolvere, mi riporterete di nuovo a casa.

FIGLIA MAGGIORE

(guardando la sorella) È una follia, papà. PADRE Forse sì, ma non vedo altro mezzo per uscire da questa situazione.

La figlia maggiore si avvicina alla sorella e le sussurra qualcosa nell’orecchio: la figlia minore impallidisce e comincia a piangere.

FIGLIA MINORE

Se è così che vuoi, babbo, rispetteremo la tua volontà. La figlia minore bacia il padre sulla fronte ed esce dalla stanza piangendo.

Stacco.

Siamo nella cucina della casa. Attorno alla tavola sono riunite la Zia, sorella del Padre, bionda (Julie Christie), le due sorelle e il marito della figlia maggiore, un uomo robusto di 50 anni (Michael Nyqvist).

ZIA

Che diranno i vicini, quando si accorgeranno che non c’è più quello che, pur senza morire, era alle soglie della morte?

Primo piano dell’uomo (noi lo chiameremo il Genero).

GENERO

Diremo semplicemente cosa è successo e aspetteremo le conseguenze: di sicuro saremo accusati di fare funerali clandestini, fuori dal cimitero e di cui le autorità non sono a conoscenza, e per giunta in un altro paese. ZIA

Speriamo che perciò non scoppi una guerra.

Stacco. Fine musica.

EST. STRADA

Un carro trainato da una mula guidata dal genero sta percorrendo una strada sassosa, immersa nella totale oscurità. Il cielo è nuvoloso e sta per cominciare a piovere. Dietro il genero, il padre in mezzo alle due figlie.

Ascoltiamo la Sonata in Mi Minore op. 38 di Johannes Brahms.

PADRE

Le avete la pala e la zappa?

FIGLIA MINORE

Certo che le abbiamo, stai tranquillo, babbo. Il Padre, molto lentamente, sorride.

Stacco.

Il genero ora cavalca la mula e tiene abbracciato il padre di sua moglie: è la figlia maggiore a tenere la briglia della mula. Il cielo, inquadrato, è ora terso e la luna splende. Primo piano della figlia minore, che segue la mula: alza un momento gli occhi per vedere suo padre e sbianca in viso.

FIGLIA MINORE

(fermandosi) No, non sarò io ad accompagnare mio padre dall’altro lato, non ce la faccio, portatelo voi, io resto qui.

La figlia maggiore lascia la briglia e le si avvicina.

FIGLIA MAGGIORE

Preferisci assistere, un anno dopo l’altro, alla sua agonia.

FIGLIA MINORE

Tu sei cinica e pratica, parli bene.

FIGLIA MAGGIORE

Il padre tuo è anche il mio, non pensare che non mi costi sofferenza vederlo ridotto così.

FIGLIA MINORE

Io non posso portarlo, lo dico ancora una volta. Portalo tu. La figlia maggiore si allontana e riprende la briglia.

FIGLIA MAGGIORE

(al marito) Andiamo? GENERO Andiamo, ma piano, non voglio che mi cada.

La mdp inquadra la luna, piena e brillante nel cielo. Restiamo su di essa, poi la mdp scende per inquadrare la figlia maggiore e il marito: sono un po’ più lontani da dove hanno lasciato la figlia minore, che è un puntino.

FIGLIA MAGGIORE

Come sapremo che siamo arrivati?

GENERO

Lo saprà papà.

La figlia maggiore continua a camminare. Campo lungo del terzetto che cammina per la strada. Primissimo piano del padre.

PADRE

Siamo arrivati.

FIGLIA MAGGIORE

È finita. Ascoltiamo una voce fuori campo, quella della figlia minore.

FIGLIA MINORE

Sì, è finita.

La figlia maggiore e il marito si voltano: la figlia minore li ha seguiti, con la mano tiene sulla spalla la pala e la zappa.

GENERO

Facciamo ancora qualche passo, fino a quel frassino.

In lontananza, su un pendio, si scorge un piccolo villaggio abitato. La famiglia arriva all’albero. La mdp inquadra gli zoccoli della mula: la terra è morbida.

GENERO

Questo mi sembra un buon posto: l’albero ci servirà da segnale quando verremo a portargli un fiore.

La figlia minore lascia cadere la zappa e la pala, inquadrate in dettaglio. Poi, seguita dalla mdp, la figlia minore si accosta alla sorella: entrambe, molto cautamente, prendono il corpo del padre e vanno a metterlo sotto l’albero, mentre il genero sta smontando dalla mula. Le due donne singhiozzano.

FIGLIA MAGGIORE

È meglio così: la vita di questo infelice ormai non era più vita. Entrambe si inginocchiano, abbracciandosi e piangendo, mentre l’uomo scava la terra. Stacco.

In campo lungo, vediamo il genero dentro la fossa, mentre le donne, fuori e una per lato, calano il corpo dell’anziano padre, sostenendolo per le braccia aperte a croce mentre il genero lo regge. Le donne non smettono di piangere, il genero non piange. Il genero, inquadrato dall’alto, incrocia le braccia del Padre sul petto, poi risale su e, molto scosso, riprende a riempire la fossa.

Una volta che ha finito, l’uomo calca e liscia la terra, quindi prende una pietra e la mette alla testa, dopo di che sparpaglia dell’erba e altre piante sulla fossa.

Il genero imbraccia la pala e la zappa.

GENERO

Andiamo.

Campo lungo della valle: la luna è scomparsa, il cielo è di nuovo nuvoloso. Dopo pochissimo, comincia a piovere, mentre le due sorelle e il genero vanno via mesti. Fine musica.

EST./INT. MERCATO/CASA – GIORNO

La mdp segue la zia, che sta facendo la spesa con le sue due nipoti. La zia si ferma a un banco della frutta, dove c’è una signora giovane, una sua vicina che le fa un cenno di saluto.

VICINA

(guardandola) Signora, ma dove andavano ieri notte i suoi nipoti?

La zia la guarda e resta un momento in silenzio.

ZIA

Andavano a sbrigare una faccenda.

VICINA

(non convinta) Una faccenda a mezzanotte, loro tre, sul carro? Strano. ZIA

Sarà strano, ma è così.

VICINA

E da dove venivano quando il cielo cominciava a rischiararsi? Primo piano della zia, dura.

ZIA

Non sono affari suoi, signora.

VICINA

Ha ragione, signora, non sono affari miei. Ma penso posso almeno chiederle come sta suo fratello. Primo piano della zia, incerta.

ZIA

Sempre lo stesso.

VICINA

Auguri di pronto miglioramento.

La zia fa un cenno di ringraziamento con la testa, la vicina va via, fa qualche passo, ma poi si ferma e torna indietro.

VICINA

Mi scusi, ma devo dirlo: mi è parso di vedere che i suoi nipoti portavano qualcosa. Se così era, allora è molto probabile che la figura che ho visto fosse suo fratello, signora. Tanto più… ZIA (interrompendola)

Tanto più?

Primo piano della vicina.

VICINA

Tanto più che al ritorno la figura sul carro non c’era…

ZIA

A quanto pare, signora, lei la notte non dorme.

VICINA

Ho il sonno leggero, la notte mi sveglio con facilità. Primo piano della zia, ormai sconfitta.

Stacco.

ZIA

Vuol sapere che è successo?

In campo medio vediamo la zia alla nostra sinistra, la vicina al centro dell’inquadratura: siamo nella cucina della casa. Non ascoltiamo quello che si dicono.

Stacco.

INT. UFFICIO DEL PRIMO MINISTRO – GIORNO Il primo ministro è nel suo ufficio, teso e arrabbiato. Di fronte ha il Ministro dell’Interno, un uomo

di 48 anni dai lineamenti spigolosi e un accenno di barba (Mads Mikkelsen).

PRIMO MINISTRO

I nostri paesi confinanti e l’opposizione mi stanno col fiato sul collo per questa faccenda degli esodi.

MINISTRO

Sì, ho visto il telegiornale.

PRIMO MINISTRO

Ho dovuto pure annunciare che le forze armate prenderanno immediatamente posizione lungo la frontiera per impedire qualunque esodo.

Il ministro dell’interno si accende un sigaro.

PRIMO MINISTRO

Io poi non la vedo poi tanto di cattivo occhio questa faccenda degli esodi.

MINISTRO

E allora perché mi hai convocato?

PRIMO MINISTRO

Voglio comunque pianificare il posizionamento di sorveglianti, o spie, in tutte le località del paese, città, paesi e villaggi. Dovranno comunicare alle autorità qualunque movimento sospetto di persone affini a pazienti in situazione di morte sospesa.

Il ministro dell’interno fa una tirata di sigaro.

PRIMO MINISTRO

Decideremo caso per caso se intervenire o meno. Non è obiettivo del mio governo bloccare gli esodi, ma solo dare parziale soddisfazione alle preoccupazioni dei governi dei paesi limitrofi. (con autorità)

Non siamo qui per fare quello che vogliono loro. Il ministro dell’interno non dice nulla.

Stacco.

INT. CENTRALINO MINISTERO DELL’INTERNO – GIORNO Una scritta in basso a destra: Due settimane dopo.

La mdp inquadra in dettaglio un telefono che squilla. Una mano prende la cornetta.

CAPO CENTRALINO

Pronto?

La mdp dalla mano passa a inquadrare il Capo Centralino: ha 70 anni, capelli candidi e occhi azzurri (Udo Kier). All’altro lato, una voce maschile.

VOCE AL TELEFONO

Stabiliamo un accordo tra gentiluomini. Il ministero fa ritirare i sorveglianti e noi ci incarichiamo di di trasportare con discrezione i pazienti. CAPO CENTRALINO Chi siete?

Lo schermo si divide in due: all’altro capo un Uomo di 35 anni, con barba folta, molti orecchini e occhiali da sole (Unax Ugalde).

UOMO

Un gruppo di persone amanti dell’ordine e della disciplina. La mafia.

CAPO CENTRALINO

Lo stato non fa accordi con le mafie.

DELEGATO MAFIA

Su pezzi di carta con firme autenticate no, ovviamente. A noi interessa che lei faccia arrivare la nostra proposta a chi di dovere, al ministro. CAPO CENTRALINO Cosa devo riferire?

DELEGATO MAFIA

Il governo avrà due giorni per studiare la proposta, non un minuto di più. Preavvisi già il ministro che ci saranno dei sorveglianti in coma se la risposta non sarà quella che ci aspettiamo. CAPO CENTRALINO

(deglutendo) Lo farò.

La comunicazione si interrompe e lo schermo torna normale. Il capo centralino toglie il nastro magnetico dal registratore.

Stacco.

Siamo all’interno dell’ufficio del ministro dell’interno, una stanza spaziosa. Il ministro è dietro la scrivania, fuma un sigaro, il capo centralino è in piedi: il ministro ha appena finito di ascoltare la registrazione e toglie la cassetta dal nastro, srotolando il nastro e raccogliendolo in un posacenere. Il ministro prende l’accendino.

Dettaglio del nastro che si increspa.

CAPO CENTRALINO

Anche loro avranno registrato il dialogo.

MINISTRO

Non importa. Ciò che contava era distruggere il nostro nastro, bruciando l’originale se ne sono bruciate in anticipo tutte le copie che se ne sarebbero potute fare. CAPO CENTRALINO Non ha bisogno che le dica che la centralinista conserva tutte le registrazioni.

MINISTRO

Provvederemo affinché spariscano anche quelle.

CAPO CENTRALINO

Sissignore. Ora, se permette, mi ritiro, la lascio a pensare sulla faccenda. Primo piano del ministro: riaccende il sigaro.

MINISTRO

Già fatto. Faremo una controproposta.

CAPO CENTRALINO

Temo non l’accettino.

MINISTRO

Mio caro, la risposta che daremo è proprio quella che si aspettano. Il capo centralino guarda confuso il ministro.

MINISTRO

Dopodomani, lei risponderà all’emissario, è lei il negoziatore del ministero, e dirà che siamo d’accordo nell’esaminare la proposta che ci hanno fatto, ma immediatamente anticiperà che l’opinione pubblica e l’opposizione al governo non permetterebbero mai che i sorveglianti fossero

sollevati dalla loro missione senza una spiegazione accettabile.

CAPO CENTRALINO

Ed è chiaro che la spiegazione accettabile non potrebbe essere che adesso è la mafia a occuparsi della faccenda. MINISTRO

Infatti. E a questo punto, lei presenterà la controproposta, cioè: i sorveglianti non saranno ritirati, resteranno nei posti dove si trovano, ma disattivati.

Il capo centralino resta confuso.

CAPO CENTRALINO

Disattivati?

MINISTRO

Sì, credo che la parola sia piuttosto chiara. Credo sia l’unico modo che abbiamo perché non sembri che abbiamo ceduto al ricatto di quei mascalzoni. CAPO CENTRALINO Anche se in realtà abbiamo ceduto.

Primo piano del ministro. L’importante è che non lo sembri, che manteniamo la facciata.

MINISTRO

Stacco.

INT. CENTRALINO MINISTERO DELL’INTERNO/STANZA DELEGATO – GIORNO

Una scritta in basso a destra: Due giorni dopo. In primo piano vediamo il capo centralino parlare al telefono. Ascoltiamo la Sinfonia n.40 in Sol Minore K 550 di Wolfgang Amadeus Mozart.

Stacco. Sempre vedendo in primo piano il capo centralino, ascoltiamo la voce del delegato della mafia.

DELEGATO MAFIA

La proposta del governo si può accettare, ma a una condizione, e cioè: si devono disattivare solo i sorveglianti che si mantengano leali al governo o, in altre parole, quelli che la maphia non riesca a convincere a collaborare con noi, il loro nuovo padrone.

Stacco. In primo piano il delegato della mafia, ascoltiamo la voce del capo centralino.

CAPO CENTRALINO

Il governo vuol proporre una nuova trattativa: vorremmo istituire una sorta di numero chiuso, il venticinque per cento al massimo del numero totale di sorveglianti in attività che passeranno a lavorare per voi. DELEGATO DELLA MAFIA

Penseremo alla proposta.

Stacco. Piamo americano del capo centralino. Al telefono, la voce del delegato della mafia.

DELEGATO DELLA MAFIA

Non siamo ancora giunti a nessuna conclusione dopo due giorni, perché stiamo ancora pensando alla vostra proposta. (poi, quasi con noncuranza)

Non abbiamo alcuna responsabilità nel deprecabile fatto che ieri sono stati rinvenuti in pessimo stato di salute quattro sorveglianti.

Stacco. Fine musica.

INT. UFFICIO DEL PRIMO MINISTRO – GIORNO

Il primo ministro e il ministro dell’interno sono inquadrati in campo medio. Tra di loro, una bottiglia di whiskey e un pacchetto di sigari.

MINISTRO

Vogliono che il numero chiuso non sia del venticinque percento, ma del trentacinque. E vogliono altresì che ogni volta lo considerino conveniente ai loro interessi, l’organizzazione abbia il diritto di trasferire sorveglianti al proprio servizio in posti dove si trovino sorveglianti disattivati. Prendere o

lasciare.

Il primo ministro è preoccupato.

PRIMO MINISTRO

Vedi qualche modo per sfuggire a questa alternativa?

MINISTRO

Non credo neppure che esista: se rifiutiamo, avremo quattro sorveglianti inutilizzati per il servizio e per la vita ogni giorno che passa, se accettiamo, saremo nelle mani di questa gente Dio sa per quanto tempo. PRIMO MINISTRO Per sempre, o almeno fintanto che ci saranno famiglie che vogliono liberarsi a qualunque prezzo di

quegli impicci che si trovano in casa.

MINISTRO

Potremmo convincerle a tenerseli in casa con una grande campagna pubblicitaria. Ne abbiamo fatte molte, sono tutte riuscite. PRIMO MINISTRO

Non stavolta. E comunque, anche se la campagna producesse qualche risultato, non sarebbe né per oggi né per domani. Dobbiamo prendere una decisione ora.

Il ministro si accende un sigaro, mentre il primo ministro si prepara un bicchiere di whiskey.

PRIMO MINISTRO

Tutto questo è ridicolo, assurdo. Non siamo in grado di scegliere e le proposte che abbiamo fatto sono solo servite ad aggravare la situazione. MINISTRO

Se non vogliamo avere sulla coscienza quattro sorveglianti al giorno spinti a randellate verso il portone d’entrata della morte, non ci resta altra scelta che accettare le condizioni che ci hanno proposto.

Momento di silenzio.

PRIMO MINISTRO

L’opposizione ci attaccherà con la massima violenza, ci accuserà di aver venduto il paese alla mafia. Altro momento di silenzio.

PRIMO MINISTRO

Finiamola. Dai le necessarie istruzioni e cominci a lavorare al piano di disattivazione, abbiamo anche bisogno di sapere quali sono le idee della mafia sulla distribuzione territoriale dei sorveglianti che costituiranno il numero chiuso.

Il Ministro spegne il sigaro.

PRIMO MINISTRO

È un giorno triste.

MINISTRO

Le famiglie dei sorveglianti, se sapessero cosa sta succedendo qui, non lo definirebbero così. Stacco. Riprende la Sinfonia di Mozart nel momento in cui si era interrotta. EST. CASERMA MILITARE – MATTINA Vari soldati stanno rientrando nella caserma.

La mdp effettua una panoramica sui loro volti: sono tutti delusi e frustrati.

SERGENTE

Che lavoriamo a fare se non possiamo fare quel che è siamo nati per fare?

ALTRO SERGENTE

Hai proprio ragione, guarda.

Interviene un giovane capitano, a poco a poco si forma un capannello di ufficiali e sottufficiali, giovani e meno giovani.

CAPITANO

L’ultima volta che sono stato di guardia al confine, prima della smobilitazione, ho visto un furgoncino che trasportava infermi terminali. La cosa bella è che accanto al conducente c’era un sorvegliante con una faccia da galera ma ufficialmente accreditato: prima ancora che glielo chiedessi, ha esibito, tutto perfettamente in regola, un foglio di carta in cui si autorizzava espressamente il trasferimento del paziente a destinazione non specificata. E abbiamo dovuto pure

aiutarli! E ho visto pure che il sorvegliante faceva l’occhiolino a un soldato.

ALTRO CAPITANO

Sì, ora che ci penso, è accaduta anche a me una cosa del genere.

SERGENTE

Ci hanno mandati quasi tutti a casa, a parte quei pochi soldati che son rimasti al confine: lo sanno tutti che se non si sorvegliano tutte le stradine e le scorciatoie che portano al confine è inutile che ci siano i soldati di guardia lì.

ALTRO SERGENTE

Ma che sta succedendo?

CAPITANO

Secondo me c’entra il ministero dell’interno. I soldati si stringono nelle spalle e scuotono la testa. Fine musica.

EST. CONFINE – POMERIGGIO

Soldati della stessa età e dello stesso umore ma con divise dal diverso colore di quelli che abbiamo appena visto, con il alto tre vessilli dai colori differenti, sono schierati lungo le linee di confine.

Stacco.

INT. STUDIO TELEVISIVO – PRIMO POMERIGGIO

Una donna di 56 anni coi capelli biondo-castani e un seno prosperoso, conduttrice televisiva, circondata da un pubblico vario di uomini e donne dai 45 anni in su, si rivolge al pubblico a casa (è infatti inquadrata in mezza figura). La conduttrice parla con un tono esasperatamente melodrammatico.

CONDUTTRICE TELEVISIVA

Indifferenti, impassibili davanti ai gravissimi problemi con cui la nostra patria deve confrontarsi, alla prese con la crisi più grande della sua storia, una crisi che è insieme demografica, sociale, politica ed economica, i nostri confinanti hanno finalmente gettato la maschera e si mostrano per

quello che sono: duri conquistatori e implacabili imperialisti. (pausa drammatica) La loro è solo invidia, è invidia che nella nostra patria non si muore, perciò vogliono invaderci e

occupare il nostro territorio per non morire neanche loro.

Il pubblico in studio applaude fragorosamente.

EST. CONFINE – MATTINA

I soldati di uno dei tre paesi stanno ancora presidiando il confine. Da lontano, arriva un furgoncino. Il sorvegliante accanto al guidatore, il delegato che abbiamo visto, presenta un foglio. I soldati di uno dei tre paesi fanno passare il furgoncino, che però fatti alcuni metri ritorna indietro.

Stacco.

EST./INT. EDIFICIO ASSOCIAZIONE POMPE FUNEBRI – POMERIGGIO

Il delegato della mafia entra nell’edificio, dove lo aspetta il Presidente dell’associazione, che gli stringe calorosamente la mano.

Stacco. Il delegato e il presidente stanno bevendo un caffè. Il presidente ascolta con attenzione.

DELEGATO MAFIA

Finanzieremo noi le agenzie della capitale e delle altre città, così potranno aprire filiali nei pressi del confine, prenderemo provvedimenti affinché ci sia sempre un medico in attesa del deceduto quando rientrerà nel territorio e necessiterà di qualcuno che dichiari la sua morte, stabiliremo convenzioni con le amministrazioni municipali affinché i funerali a nostro carico abbiano la priorità

Stacco.

assoluta.

PRESIDENTE

E le famiglie dei deceduti?

DELEGATO

Le abbiamo ascoltate: basterà registrare le morti come suicidi.

EST. LAGO – MATTINA

La mdp inquadra la superficie piana di un lago, neanche un’increspatura lo turba. Il cielo è terso, tutto è tranquillo. Il giovane filosofo che abbiamo visto è seduto sull’erba, la schiena poggiata al tronco di un secolare albero, fuma e legge Così parlò Zarathustra di Friedrich Wilhelm Nietzsche, segnando di tanto in tanto degli appunti a matita sul libro.

A un tratto, la sua attenzione è attratta da un boccheggiante pesciolino rosso che è salito alla superficie dell’acqua e quindi sull’erba: dopo pochi secondi, il pesciolino muore. Il giovane filosofo resta a guardare il cadavere del pesciolino, pensieroso. Il ragazzo si volta alla sua destra: ha accanto lo Spirito delle Acque, che ha assunto le forme di una Donna bionda di 30 anni (Léa Seydoux).

SPIRITO

Ti stai chiedendo se la morte sarà la stessa per tutti gli esseri viventi, siano essi animali, come l’essere umano, o vegetali come l’erba strisciante che si calpesta e la sequoiadendron giganteum con i suoi cento metri di altezza. Sarà la stessa morte che ammazza un uomo che sa che morirà e un

cavallo che non lo saprà mai.

Il giovane filosofo annuisce appena.

SPIRITO

In che momento muore il baco da seta dopo essersi chiuso nel suo bozzolo e aver sprangato la porta? Com’è possibile che la vita sia nata dalla morte dell’altra, la vita della farfalla dalla morte della crisalide, e che siano la stessa cosa in maniera differente? Oppure il baco da seta non è morto

Primo piano del giovane filosofo.

perché è vivo nella farfalla?

GIOVANE FILOSOFO

Il baco da seta non è morto, è la farfalla che morirà, dopo aver deposto le uova.

SPIRITO

Questo lo sapevo già prima che tu nascessi. Il baco da seta non è morto, nel bozzolo non c’è rimasto nessun cadavere dopo che la farfalla è uscita, l’hai detto tu: una è nata dalla morte dell’altro. GIOVANE FILOSOFO

(condiscendente) Si chiama metamorfosi, lo sanno tutti di che si tratta. SPIRITO

Ecco una parola che suona bene, piena di promesse e certezze, dici metamorfosi e vai avanti, sembra che tu non veda che le parole sono etichette che si appiccicano alle cose, non sono le cose, tu non saprai mai come sono le cose, e neppure quali sono i loro nomi nella realtà, perché i nomi

che tu hai dato loro non sono altro che questo: i nomi che tu gli hai dato. Il giovane filosofo sorride appena.

GIOVANE FILOSOFO

Stavamo parlando della morte.

SPIRITO

Non della morte, delle morti: ho domandato per quale ragione non stiano morendo gli esseri umani e gli altri animali sì, per quale ragione la non-morte di alcuni non è la non-morte di altri. (indica il pesciolino rosso)

Riconosci nella sua morte quell’altra morte da cui ora sembri essere in salvo, ignorandone il perché, vero? GIOVANE FILOSOFO

Prima, al tempo in cui si moriva, non ho mai pensato che la sua morte fosse la stessa di cui un giorno sarei morto io. SPIRITO

Perché ciascuno di voi ha una propria morte: la porta con sé in un luogo segreto sin da quando nasce, lei appartiene a te, tu appartieni a lei.

Primo piano del giovane filosofo.

Lo spirito delle acque annuisce.

GIOVANE FILOSOFO

E gli animali e i vegetali?

SPIRITO

Suppongo che andrà nello stesso modo anche per loro.

GIOVANE FILOSOFO

Ciascuno con la propria morte.

GIOVANE FILOSOFO

Allora le morti sono molte, tante quante gli esseri viventi che sono esistiti, esistono ed esisteranno.

Il giovane filosofo è pensieroso.

Lo spirito scuote la testa.

SPIRITO

In un certo senso, sì.

GIOVANE FILOSOFO

Ti stai contraddicendo.

SPIRITO

Le morti di ciascuno sono morti per così dire dalla vita limitata, ma al di sopra di esse ci sarà una morte più grande, quella che si occupa dell’insieme degli esseri umani sin dagli albori della specie. GIOVANE FILOSOFO C’è dunque una gerarchia.

SPIRITO

Suppongo di sì.

GIOVANE FILOSOFO

E per gli animali, dal più elementare protozoo alla balena azzurra? Lo spirito annuisce, risoluto.

GIOVANE FILOSOFO

E per i vegetali, dal fitobatterio alla sequoia gigante?

SPIRITO

A quanto credo di saperne, è lo stesso per tutti loro.

GIOVANE FILOSOFO

Cioè, ciascuno con la morte propria, personale e intrasmissibile.

SPIRITO

Sì.

GIOVANE FILOSOFO

E poi altre due morti generali, una per ogni regno della natura.

SPIRITO

Esatto.

GIOVANE FILOSOFO

E finisce qui la distribuzione gerarchica?

SPIRITO

Fin dove la mia immaginazione riesce ad arrivare, vedo ancora un’altra morte: l’ultima, la suprema. Quella che distruggerà l’universo, che davvero merita il nome di Morte, anche se quando ciò succederà non si troverà più nessuno per pronunciarlo, il resto di cui abbiamo parlato finora sono

Primo piano dello spirito.

soltanto dettagli infimi, bagatelle.

GIOVANE FILOSOFO

(superfluamente) La morte, dunque, non è unica.

SPIRITO

È quello che ormai sono stufa di spiegarti.

GIOVANE FILOSOFO

Vale a dire, una morte, la nostra, ha sospeso la sua attività, le altre, quelle degli animali e dei vegetali continuano a operare, sono indipendenti, ciascuna al lavoro nel proprio settore. SPIRITO Ormai ne sarai convinto.

Il giovane filosofo annuisce.

Stacco.

SPIRITO

Allora vai ad annunciarlo a tutti.

INT. STUDIO TELEVISIVO – SERA

Il vecchio filosofo che abbiamo visto nella riunione è intervistato da un giornalista 70 anni, con radi capelli e vari nei sul volto: non è l’unico giornalista, con lui ci sono alcuni suoi colleghi con gli occhiali, giornaliste con fulvi capelli, altri con capelli brizzolati, uno belloccio e abituato ai riflettori.

Il vecchio filosofo parla molto infervorato.

VECCHIO FILOSOFO

Quel giovane filosofo me lo ricordo con le sue proterve domande alla riunione che sostenemmo con i rappresentanti delle religioni presenti nel nostro paese.

Il Vecchio Filosofo si rivolge con lo sguardo al pubblico.

VECCHIO FILOSOFO

Bene, sappiate che quel giovane filosofo ha voluto, con sommo sprezzo delle convenzioni, abbandonare la via accademica: non è un filosofo titolato, ha studiato giustappunto su qualche manuale, prendendo a spizzichi e bocconi confusi rudimenti. Siamo noi, i filosofi professori, gli

unici che possano dire la loro su questa vicenda così complessa che sta avvolgendo il nostro paese. Il giornalista conduttore e i suoi colleghi annuiscono con grande deferenza. Stacco. INT. BASILICA – MATTINA

Il cardinale sta tenendo la sua omelia. I fedeli lo ascoltano compunti.

CARDINALE

I disegni di Dio sono quelli che sono sempre stati: imperscrutabili. Questo vuol dire, cioè, che non ci è permesso sbirciare dalla fessura della porta del cielo per vedere cosa succede là dentro. E in fondo la sospensione temporale e più o meno duratura di cause ed effetti naturali non è propriamente una novità. Per cui, ribadisco che si tratta di una morte rinviata, quella che sta vivendo il nostro paese, e confido nella saggezza del tempo, quella che ci dice che ci sarà sempre un domani

per risolvere i problemi che oggi sembravano non aver soluzione.

Stacco.

INT. FACOLTÀ DI ECONOMIA – POMERIGGIO

Un economista sta tenendo una conferenza. Tra gli astanti, notiamo il primo ministro e vari giornalisti.

ECONOMISTA

Con quali soldi il paese, nel giro di venti anni, pensa di pagare le pensioni a quei milioni di persone che si troveranno in stato di pensionamento per invalidità permanente e che tali rimarranno per tutti i secoli dei secoli e ai quali implacabilmente se ne uniranno altri milioni? Sarà la catastrofe, la

bancarotta dello stato.

Il primo ministro ascolta, preoccupato.

INT. STUDIO TELEVISIVO/APPARTAMENTO REALE – MATTINA

Rivediamo la conduttrice che abbiamo già conosciuto. Tra i suoi ospiti, un Uomo e sotto di lui una didascalia che recita:

SEGRETARIO DEL PARTITO REPUBBLICANO

Il Segretario del Partito Repubblicano ha 65 anni, barba, capelli bianchi folti e parla con un tono apocalittico.

REPUBBLICANO

Va contro la logica più comune che nel paese ci sia un re che mai morirà e che, anche se un domani decidesse di abdicare per motivi di età o rammollimento delle facoltà mentali, pur sempre re continuerà a essere, il primo di una successione infinita di intronizzazioni e abdicazioni, un’infinita successione di re sdraiati nei loro letti in attesa di una morte che mai arriverà. Non sarebbe più logico avere un presidente della repubblica con scadenze prefissate, un mandato, al massimo due? E

poi dopo la fine del suo mandato, se la sbrighi alla meglio, che faccia la sua vita.

Il pubblico in studio applaude fragorosamente.

Stacco.

La televisione che stava trasmettendo il programma viene spento dal Re (Maximilian Schell), che ha accanto il primo ministro.

RE

Non capisco che cosa le dice il cervello a quella gente: il paese sprofondato nella più terribile crisi della sua storia e loro lì a parlare di cambiamento del regime. PRIMO MINISTRO

Io non mi preoccuperei, signore, quello che stanno facendo è approfittare della situazione per diffondere quelle che definiscono le loro proposte di governo, in fondo non sono altro che poveri pescatori di acque torbide. RE Le loro eventuali idee non mi interessano, quello che voglio sentire da lei è se c’è qualche possibilità che riescano a forzare un cambiamento di regime. Temo un colpo di stato, una

rivoluzione.

PRIMO MINISTRO

Non hanno neppure una rappresentanza in parlamento, il popolo è con il suo re, le forze armate sono leali al potere legittimo. Può stare assolutamente tranquillo.

Il re sospira, felice.

RE

Bene. E cos’è questa storia delle pensioni che non si pagano?

PRIMO MINISTRO

Le stiamo pagando, signore, è il futuro che si presenta alquanto nero. Lo stato potrebbe crollare, come un castello di carte. RE Siamo l’unico paese che si trova in tale situazione?

PRIMO MINISTRO

No, signore, a lungo termine il problema raggiungerà tutti, ma ciò che conta è la differenza tra morire e non morire: negli altri paesi si muore normalmente, i decessi continuano a tenere sotto controllo il flusso delle nascite, ma qui, signore, nel nostro paese nessuno muore. Siamo con la

Primo piano del re.

corda al collo.

RE

In ogni caso mi sono giunte voci che qualcuno sta morendo. Primo piano del primo ministro.

PRIMO MINISTRO

Infatti, signore, ma si tratta di una goccia d’acqua nell’oceano, non tutte le famiglie si azzardano a compiere quel passo. RE

(non capendo) Che passo? PRIMO MINISTRO

Consegnare i loro pazienti all’organizzazione che si incarica dei suicidi.

RE

Non capisco: a che serve che si suicidino se non possono morire?

PRIMO MINISTRO

Questi sì.

RE

E come ci riescono? Me lo dica, siamo soli.

PRIMO MINISTRO

Al di là della frontiera si muore, signore. E c’è un’organizzazione che ci aiuta a portarli al di là dell frontiera. RE

Si tratta di un’organizzazione benemerita? Il primo ministro abbozza un sorriso.

PRIMO MINISTRO

Ci aiuta a ritardare un po’ l’accumulo di pazienti terminali ma, come ho detto prima, è una goccia d’acqua nell’oceano.

Primo piano del re.

RE

E di che organizzazione si tratta?

PRIMO MINISTRO

(sospirando) La mafia, signore. RE

(sbigottito) La mafia? PRIMO MINISTRO

Sissignore, la mafia, a volte lo stato non può far altro che rimediare fuori qualcuno che gli faccia i lavori sporchi. RE Non mi aveva detto niente.

PRIMO MINISTRO

Signore, volevo tenerla a margine della faccenda, me ne assumo tutta la responsabilità. Breve momento di silenzio.

PRIMO MINISTRO

È tutto sotto controllo.

RE

Meno la questione delle pensioni.

PRIMO MINISTRO

Meno la questione della morte, signore, se non riprenderemo a morire non abbiamo futuro. Primo piano del re, che sospira.

RE

Bisogna che accada qualcosa.

Primo piano del primo ministro. Sì, maestà, bisogna che accada qualcosa.

Stacco.

EST./INT. UFFICIO DIRETTORE GENERALE TV – MATTINA

In basso al centro dello schermo appare una scritta:

LUGLIO. SETTE MESI DOPO LO SCIOPERO DELLA MORTE

La mdp inquadra in dettaglio una busta di colore viola sul tavolo del direttore generale della televisione. La carta della busta è di tipo goffrato e imita la trama del lino: sembra antica ed essere già stata usata. Una mano femminile l’agguanta e la rigira: la busta non reca alcun indirizzo, né del mittente né del destinatario.

La mano è quella di una Segretaria (Valentina Lodovini).

SEGRETARIA

(stupita) E questa da dove è uscita? Mi sembrava non ci fosse, quando ho aperto la porta.

La segretaria dà uno sguardo all’ufficio.

PRIMO MINISTRO

SEGRETARIA

Sciocchezze, non devo averla notata quando sono uscita ieri. La segretaria esce dall’ufficio.

Stacco.

La segretaria è alla sua scrivania, pensierosa. La donna si alza e apre la porta dell’ufficio del Direttore Generale, sbirciando dentro: la busta è sempre lì.

Stacco.

L’orologio al muro segna le 10 e 15. La mdp inquadra il Direttore generale della televisione (Luigi Maria Burruano), il quale saluta la Segretaria con un cenno del capo ed entra nel suo ufficio.

Stacco.

La segretaria, seguita dalla mdp, entra nell’ufficio del direttore generale, che ha ancora addosso la giacca e tiene con tutte e due le mani un foglio di carta dello stesso colore della busta. Il direttore generale sta tremando: volge lo sguardo verso la Segretaria, sembra non riconoscerla. Poi improvvisamente l’uomo tende un braccio, la mdp inquadra in dettaglio la mano aperta.

DIRETTORE

Esca immediatamente, chiuda quella porta e non faccia entrare nessuno. Nessuno, ha capito? Chiunque sia. SEGRETARIA

(sollecita) C’è qualche problema, signor direttore? DIRETTORE

(con violenza) Non ha sentito che le ho detto di uscire? (quasi urlando) Esca, ora, subito.

La segretaria, colpita dalla violenza del suo capo, esce dall’ufficio con le lacrime agli occhi. Il direttore generale, con un’espressione allucinata sul viso, fa avanti e indietro lungo l’ufficio. L’uomo guarda l’orologio, quindi di nuovo il foglio.

DIRETTORE

(sussurrando frenetico) C’è ancora tempo, c’è ancora tempo…

Il girettore generale siede di nuovo e riprende a leggere, passandosi meccanicamente la mano libera sulla testa. La mdp lo inquadra in primo piano: ha gli occhi smarriti nel vuoto.

DIRETTORE

Devo parlare con qualcuno, deve essere uno scherzo di cattivo gusto, lo scherzo di qualche spettatore non soddisfatto, dall’immaginazione morbosa.

Il direttore generale si alza ed esce dall’ufficio. La segretaria sta asciugandosi gli occhi.

DIRETTORE

Chi ha portato quella lettera?

SEGRETARIA

Non so, signor direttore, quando sono arrivata e ho aperto la porta dell’ufficio, c’era già.

DIRETTORE

Ma questo è impossibile, durante la notte nessuno ha accesso a questo ufficio. Cos’è successo?

SEGRETARIA

Non lo domandi a me, signor direttore, poco fa avrei voluto dirle cos’era successo, ma lei non me ne ha dato neppure il tempo. DIRETTORE Riconosco di essere stato un po’ brusco, scusi.

La segretaria fa un cenno con la mano e il direttore rientra nel suo ufficio, seguito dalla mdp. L’uomo siede ancora una volta, sembra guardare la mdp per un momento, poi prende un’agenda, la sfoglia e infine compone un numero.

DIRETTORE

Mi passi il gabinetto del primo ministro, sono il direttore generale della televisione. Lo schermo si divide in due: all’altro lato dello schermo vediamo il Capo Gabinetto del Primo

Ministro (Yorgo Voyagis), un uomo di 70 anni con corti capelli brizzolati.

CAPO GABINETTO

Buongiorno, signor direttore, lietissimo di sentirla, in che posso esserle utile?

DIRETTORE

Ho bisogno che il primo ministro mi risponda il più rapidamente possibile per una questione della massima urgenza. CAPO GABINETTO Non può dirmi di che si tratta, così lo trasmetto al primo ministro?

DIRETTORE

Mi spiace, ma non posso farlo: la questione non solo è urgente, ma è anche strettamente confidenziale. CAPO GABINETTO Non può darmi almeno un’idea? DIRETTORE

Ho qui con me, davanti a questi occhi che la terrà dovrà mangiare, un documento di grandissima importanza nazionale, e se quanto le sto dicendo non è sufficiente, se non è abbastanza perché mi metta in contatto con il primo ministro, temo molto per il suo futuro personale e politico. A partire

da questo momento, ogni minuto che passerà è di sua esclusiva responsabilità.

CAPO GABINETTO

Vedrò cosa posso fare, il primo ministro è molto occupato.

DIRETTORE

Allora lo disoccupi.

CAPO GABINETTO

Mi scusi la domanda: perché prima ha detto questi occhi che la terrà dovrà mangiare? Questo accadeva prima. DIRETTORE

(molto duro) Non so cos’era prima lei, ma so cos’è ora: un perfetto idiota.

Il capo gabinetto, colpito dalla durezza delle parole del direttore generale, non dice nulla e preme un tasto. Al suo posto compare direttamente il primo ministro: lo schermo resta diviso in due.

PRIMO MINISTRO

(spazientito) Che c’è? I problemi della televisione non riguardano me, che io sappia. DIRETTORE

Non si tratta della televisione, signor primo ministro, ho qui una lettera. La prego vivamente di leggerla, nient’altro. Non posso parlargliene per telefono. PRIMO MINISTRO

Ma io sono occupato, non può mandarmela almeno?

DIRETTORE

Devo consegnargliela a mano, signor primo ministro, non posso correre il rischio di inviare un postino. PRIMO MINISTRO

È nervoso, signor direttore, lei che è sempre così composto. Venga, spero che il mistero valga la pena.

Lo schermo ritorna normale. Il direttore esce dal suo ufficio.

Stacco.

DIRETTORE

(alla segretaria) Faccia preparare la macchina. SEGRETARIA Subito, signor direttore.

DIRETTORE

Non so quanto tempo ci metterò, ho un appuntamento col primo ministro, ma non lo dica a nessuno. La segretaria annuisce.

DIRETTORE

Come sta suo padre?

SEGRETARIA

Sempre nella stessa situazione, signor direttore: quanto a soffrire non sembra soffra, ma si sta consumando, è in quello stato ormai da due mesi e, visto quel che sta succedendo, dovrò solo aspettare il mio turno perché mi stendano in un letto accanto a lui.

Primo piano del direttore, un’espressione oscura e turbata sul viso.

INT. PALAZZO DEL PRIMO MINISTRO

Il capo gabinetto stringe la mano del direttore generale con grande freddezza.

CAPO GABINETTO

DIRETTORE

Non si sa mai.

L’accompagno dal primo ministro.

DIRETTORE

Un minuto, prima voglio chiederle scusa, c’era un idiota nella nostra conversazione, ma ero io.

CAPO GABINETTO

(con un sorriso) Non si preoccupi, per quanto mi riguarda è scusato. DIRETTORE

Se potesse vedere che cosa porto, capirebbe il mio stato d’animo. Sta per scoppiare una bomba il cui fragore sarà ben più forte del peggiore dei tuoni mai uditi.

Il capo gabinetto guarda il direttore con grande preoccupazione.

INT. UFFICIO DEL PRIMO MINISTRO

Il primo ministro posa il foglio sulla scrivania e fissa il direttore generale.

PRIMO MINISTRO

Immaginiamo che si tratti di uno scherzo.

DIRETTORE

Non lo è.

PRIMO MINISTRO

Anche io penso che non lo sia, ma se lo dico è solo per concludere che non ci impiegheremo molte ore a saperlo. DIRETTORE Dodici, per la precisione.

Mezza figura del primo ministro.

PRIMO MINISTRO

Ecco il punto dove voglio arrivare: se quanto si legge nella lettera si realizzerà, e se non avremo avvisato prima le persone, verrà ripetersi, ma all’incontrario, quello che è successo la notte di capodanno. Se invece le avvisiamo, e dovesse trattarsi di uno scherzo, le persone passeranno un

Primo piano del direttore.

brutto quarto d’ora inutilmente.

DIRETTORE

Che fare, allora: avvisare o non avvisare? Il problema è nelle sue mani, signor primo ministro, la decisione le appartiene. PRIMO MINISTRO

Dobbiamo prendere una decisione, dire semplicemente che la popolazione deve essere avvisata non basta, è necessario sapere come. DIRETTORE Per questo ci sono i mezzi di comunicazione, signor primo ministro.

PRIMO MINISTRO

(con un sorriso) Credo sia giunto il momento di fare di lei una figura nazionale. DIRETTORE Non capisco, signore.

La mdp stringe sul primo ministro.

PRIMO MINISTRO

È semplice. La cosa resterà tra noi fino alle ventuno: a quell’ora poi il telegiornale aprirà con la lettura di un comunicato e quindi la parola verrà data a lei, che leggerà questa lettera. Lei è la persona in cui confido per portare a conclusione la missione di cui stiamo parlando.

Primo piano del direttore.

DIRETTORE

Se questo è un suo desiderio, lo considero un onore. Sa, signor primo ministro, sono sinceramente sbigottito dal sangue freddo che sta dimostrando. A mezzanotte succederà una catastrofe in questo paese.

Il primo ministro sorride.

PRIMO MINISTRO

Sono convinto che anche lei, mio caro direttore generale, sorriderebbe se sapesse quanti problemi mi risolve questa lettera senza aver dovuto muovere un dito. E ora, se può scusarmi, mi lasci lavorare, ho vari ordini da dare, parlare col ministro dell’interno perché faccia mettere la polizia in

Stacco.

preavviso. Gli dirò qualche scusa plausibile.

DIRETTORE

E il re?

PRIMO MINISTRO

Il re lo saprà quando lo sapranno gli altri. Sarà comprensivo.

INT. STUDIO TELEVISIVO – SERA

La mdp inquadra in mezzo busto il direttore generale. L’uomo è nervoso e tossicchia per schiarirsi la gola. Poi inizia a leggere: in sottofondo, in questa e in tutte le scene che seguiranno, sentiamo la Toccata e fuga in Re minore di Johann Sebastian Bach.

DIRETTORE

Signor direttore generale della televisione nazionale, stimato signore, per gli effetti che gli interessati riterranno convenienti sono qui per informare che a partire dalla mezzanotte di oggi si tornerà a morire come succedeva, senza proteste notorie, sin dal principio dei tempi e fino al giorno trentuno dicembre dello scorso anno, devo spiegare che l’intenzione che mi ha spinto a interrompere la mia attività, a smettere di ammazzare, a rinfoderare l’emblematica falce che fantasiosi pittori e incisori d’altri tempi mi hanno messo in mano…

INT. CABINA DI REGIA

Il regista e i suoi collaboratori sono attoniti.

DIRETTORE

…è stata di offrire a quegli esseri umani che tanto mi detestano una piccola dimostrazione di cosa sarebbe per loro vivere per sempre, cioè, eternamente, anche se, detto fra noi due, signor direttore generale della televisione nazionale…

INT. FATTORIA

La famiglia che abbiamo visto è attorno al tavolo, nessuno tocca la cena perché tutti fissano la televisione, senza dire una parola.

DIRETTORE

devo confessare la mia totale ignoranza se le due parole, sempre ed eternamente, siano tanto sinonimi quanto si creda generalmente, orbene…

INT. CASA DEL PRESIDENTE DEL SINDACATO IMPRESARI FUNEBRI

Il presidente, un bicchiere di gin in mano, ha un sorriso soddisfatto.

DIRETTORE

…passato questo periodo di alcuni mesi che potremmo definire come prova di resistenza o di tempo gratuito e tenendo conto degli incresciosi risultati dell’esperimento, tanto da un punto di vista morale, cioè, filosofico, tanto da un punta di vista pragmatico, cioè, sociale, ho considerato che la cosa migliore per le famiglie e la società nel suo insieme…

INT. UFFICIO DEL PRIMO MINISTRO

Il primo ministro, con accanto il ministro dell’interno, guarda la televisione. Tutti i ministri sono sorpresi e impauriti. Il capo gabinetto stramazza a terra.

DIRETTORE

…vuoi in senso verticale, vuoi in senso orizzontale, sarebbe stata divenire pubblicamente a riconoscere l’equivoco di cui sono responsabile e annunciare l’immediato ritorno alla normalità, il che significherà che per tutte quelle persone che dovrebbero essere già morte, ma che, in salute o meno, permangono a questo mondo, si spegnerà la candela della vita quando nell’aria si sarà estinto

l’ultimo rintocco della mezzanotte…

INT. APPARTAMENTO REALE

Il re segue con apprensione il discorso del direttore generale.

DIRETTORE

…si noti che il riferimento al rintocco è puramente simbolico, non sia mai che a qualcuno venga in mente la stupida idea di bloccare gli orologi dei campanili o di smontare il battacchio delle campane pensando così di trattenere il tempo e contrastare quella che è la mia decisione irrevocabile, restituire così la paura suprema ai cuori degli uomini…

INT. APPARTAMENTO DEL CARDINALE

Il cardinale ha le mani giunte in preghiera.

DIRETTORE

…Dunque rassegnatevi e morite senza discutere perché non vi servirebbe a niente, tuttavia, c’è un punto su cui mi sento in obbligo di riconoscere il mio errore, il quale punto ha a che vedere con l’ingiusto e crudele procedimento che stavo seguendo, vale a dire togliere la vita alle persone a tradimento, senza preavviso, senza un allerta, devo ammettere che si trattava di un’indecente brutalità, non so quante volte non ho dato neanche il tempo di fare testamento, vero è che nella maggior parte dei casi mandavo una malattia ad aprire la strada…

INT. CASA DEL VECCHIO FILOSOFO

Il vecchio filosofo ha le lacrime agli occhi.

DIRETTORE

…ma nelle malattie c’è qualcosa di curioso, gli esseri umani sperano sempre di cavarsela, sicché solo quando ormai è troppo tardi si viene a sapere che quella sarebbe stata l’ultima…

INT. CASA DEL GIOVANE FILOSOFO

Il giovane filosofo ascolta, prende appunti su un taccuino nero.

DIRETTORE

…insomma, d’ora in poi tutti quanti saranno avvertiti e avranno la scadenza di una settimana per mettere in ordine quanto ancora gli resta di vita…

INT. STANZA DEL DELEGATO

Il delegato della mafia sta bevendo una birra, all’inizio preoccupato e teso, ma via via più disteso.

DIRETTORE

…fare testamento e dire addio alla famiglia, chiedendo perdono per il male fatto o facendo la pace con il cugino con cui avevano rotto i rapporti da vent’anni, detto ciò…

INT. CASA DELLA SEGRETARIA

La segretaria sta piangendo copiosamente.

DIRETTORE

…signor direttore generale della televisione nazionale, non mi resta che chiederle di fare giungere oggi stesso a tutte le case del paese questo mio messaggio autografo…

INT. STUDIO TELEVISIVO – SERA

La mdp inquadra in mezzo busto il direttore generale. L’uomo è ancor più nervoso di prima.

DIRETTORE

…che firmo con il nome con cui generalmente mi si conosce, morte. Il direttore termina di leggere, e guarda in camera, pieno di terrore. Fine musica. Stacco. EST. STRADA – MATTINA

Un’atmosfera spettrale regna per una strada della capitale del paese: foglie spazzate dal vento, bar e negozi chiusi, poche persone per strada a testa bassa che camminano con lentezza, gli unici passanti che si affrettano sono medici, che entrano nelle case e ne riescono poco dopo.

Stacco. Vediamo il titolo di un giornale:

DOPO IL PARADISO L’INFERNO

E quello di un altro:

SESSANTADUEMILA MORTI IN MENO DI UN SECONDO

Entrambi i giornali riportano in prima pagina la lettera della morte. Il secondo però porta la firma con la maiuscola.

Stacco.

INT. REDAZIONE GIORNALE – POMERIGGIO

Il direttore del giornale è nel suo ufficio. Sulla sua scrivania la copia del giornale, che viene inquadrata in dettaglio. Leggiamo due titoli:

LA MORTE NON DOMINA NEPPURE I RUDIMENTI DELLA SCRITTURA. L’OPINIONE DI UN AUTOREVOLE GRAMMATICO.

Di spalla un altro articolo, il cui titolo recita:

PUNA PERSONA MORTA SCRIVERE E AMMAZZARE? I CLAMOROSI RISULTATI CUI È GIUNTO UN GRAFOLOGO NELLA SUA RELAZIONE.

Il direttore guarda compiaciuto la copia. La porta del suo ufficio si apre ed entra un fattorino, che ha con sé una busta di colore viola: la porge, con cautela, al direttore, subito sbiancato in viso. Il direttore apre tremante la lettera e la legge con voce rotta.

DIRETTORE

Signor Direttore, io non sono la Morte, sono semplicemente morte, la Morte è una cosa che a voi non può passare neanche lontanamente per la mente. La invito pertanto a rettificare l’errore secondo le giuste leggi della stampa.

Stacco.

INT. CASA DI RIPOSO/OSPEDALE – POMERIGGIO

Vediamo in due rapidi campi medi il corridoio e la stanza della casa di riposo che abbiamo visto prima: sono completamente vuoti.

INT. AGENZIA DI POMPE FUNEBRI – MATTINA

Il delegato della mafia sta parlando con il proprietario di un’agenzia di pompe funebri nell’ufficio di quest’ultimo.

DELEGATO

Siamo terribilmente dispiaciuti per la dipartita del vostro eminente presidente: morto d’infarto all’ultimo rintocco della mezzanotte, che terribile sfortuna.

Il proprietario lo guarda senza capire. Circolano voci secondo le quali un gruppo di cittadini potrebbe assaltare o addirittura distruggere le

DELEGATO

agenzie di pompe funebri. Si stavano talmente abituando a non morire, che ora frustrati vogliono sfogare la propria ira.

Il direttore non dice ancora nulla.

DELEGATO

Si dice pure che le azioni distruttive potrebbero arrivare all’uccisione del proprietario e della sua famiglia. E in loro mancanza di un paio di impiegati, cominceranno domani stesso, forse in questo quartiere, forse in un altro. PROPRIETARIO E io, cosa posso fare?

Il delegato si accende una sigaretta.

DELEGATO

Niente, non può fare niente. Ma noi potremmo difenderla se ce lo chiede.

PROPRIETARIO

(annuendo) Certo, certo che lo chiedo, per favore.

Il delegato sbuffa un po’ di fumo in faccia al proprietario.

DELEGATO

Ci sono delle condizioni da soddisfare. Prima: non dovrà parlarne con nessuno, e la seconda, pagare.

Il proprietario apre la bocca.

PROPRIETARIO

Quanto? Il Delegato prende dalla tasca della giacca un foglio.

DELEGATO

Quanto è scritto qui. La cifra è settimanale, si intende. Il proprietario legge e scuote la testa.

PROPRIETARIO

È troppo.

DELEGATO

Lei ha solo una vita e il consiglio che le diamo è che deve cautelarsi. Il proprietario si alza dalla sua sedia e va alla cassaforte.

Stacco.

INT. RESIDENZA DEL CARDINALE – POMERIGGIO

Il cardinale sta preparandosi per officiare la messa. Con lui, il suo segretario particolare.

SEGRETARIO

I teologi stanno discutendo, e non si riescono a mettere d’accordo, sulle ragioni per cui Dio ha fatto tornare improvvisamente la morte, senza nemmeno dare il tempo per l’estrema unzione, Eminenza. CARDINALE

Siamo rimasti tutti sorpresi. Ma dopotutto nutrire il dubbio se Dio e la morte siano uno superiore all’altra, o se sia la morte superiore a Dio, o finanche che Dio e la morte siano due facce della stessa medaglia sarebbe un sacrilegio.

Il cardinale finisce di prepararsi. È tempo di accompagnare la Regina Madre al pantheon reale.

Stacco. Vediamo il titolo di un quotidiano:

PERCHÉ NON APRIRE UN DIALOGO APERTO CON LA MORTE? UN EDITORIALE DEL NOSTRO DIRETTORE. Quindi vediamo un altro titolo:

SUGGERIAMO ALLA POLIZIA DI INDAGARE SU CARTOLERIE E CARTIERE. DOVREBBE ESSERE FACILE TROVARE LA MORTE IN QUESTO MODO.

E un altro titolo ancora:

QUEL CHE HA SUGGERITO IL GIORNALE DELLA CONCORRENZA È UNA STUPIDATA: LA MORTE NON CAMMINA PER STRADA.

Stacco.

INT. STUDIO TELEVISIVO – SERA

Il conduttore del telegiornale, compito, legge un comunicato.

Stacco.

CARDINALE

GIORNALISTA

Suggeriamo al ministero dell’interno di mettere agenti di guardia alle cassette postali.

INT. CHIESA – MATTINA

Un prete è nel confessionale e ha appena terminato di confessare una donna, che va via: la mdp la segue, permettendoci di vedere una lunghissima fila di fedeli, in attesa della confessione. Le panche sono occupati da fedeli in preghiera. Torniamo al confessionale, vediamo un uomo che si confessa.

Vediamo il confessionale dall’interno: il prete non sente nulla, sul suo grembo una busta di colore viola.

Stacco.

INT. UFFICIO PSICOTERAPEUTA – POMERIGGIO

Uno psicoterapeuta sta sentendo un uomo, che scoppia in lacrime.

UOMO

Ho appena ricevuto la busta di colore viola. Anche lo psicoterapeuta dopo alcuni secondi scoppia a piangere.

Stacco.

INT. STANZA DELLA MORTE – TEMPO INDEFINITO

La mdp inquadra in dettaglio dita magre con unghia curate, che girano una busta di colore viola. Ascoltiamo una voce.

VOCE

Che cosa cerchi? A parlare è stata la Falce (voce di Helen Mirren), inquadrata in campo medio.

MORTE

Una di quelle scritte che spesso si trovano in casi come questo: respinto, cambio di indirizzo, assente senza recapito e a tempo indeterminato, deceduto.

La mdp poi inquadra in primo piano la morte (Keira Knightley): sembra una Donna di 28 anni. La morte ha una espressione sconcertata sul viso.

MORTE

(mormorando) Che stupida che sono: come può essere deceduto se la lettera che avrebbe dovuto ammazzarlo è tornata indietro? (riflette)

Eppure tutte le altre lettere dell’ultima spedizione sono partite. La morte guarda la falce.

MORTE

Bisognerà inviarla di nuovo, non credi? La falce, inquadrata, non risponde. La morte si alza e le va incontro.

MORTE

Ormai nessuno più manda le lettere. È così bello scrivere con penna, carta e inchiostro, ha il fascino della tradizione.

La falce non risponde. La morte volta il corpo avvolto nel sudario e fissa la busta, fa un gesto con la mano destra e la busta sparisce. La mdp inquadra il tavolo, cui la morte torna: c’è una lista, e circa 300 buste di colore viola e altrettanti fogli. La morte scrive qualcosa sulla lista e poi posa la penna nel portapenne. La mdp inquadra la morte in primo piano: è eccitata. Poi prende di nuovo la penna, un foglio e una busta.

MORTE

(iniziando a scrivere) Cara signora, sono spiacente di comunicarle che la sua vita terminerà alla scadenza irrevocabile e improrogabile di una settimana, le auguro di approfittare al meglio del tempo che le resta, sua

attenta servitrice, morte.

Stacco.

La morte fa di nuovo il gesto con la mano: un gruppo di lettere scompare. Qualcosa attrae l’attenzione della morte: la lettera che abbiamo visto prima è di nuovo sul tavolo. La morte la guarda, attonita e diffidente.

MORTE

(alla falce) È impossibile, nessuno al mondo o fuori dal mondo ha avuto più potere di me, io sono la morte, il resto è nulla.

La morte si alza dalla sedia, seguita dalla mdp va allo schedario, unico arredo assieme a una porte della stanza piccola e quadrata con pareti bianche e spoglie. La morte apre un cassetto, prende un cartellino e torna al tavolo. Sedutasi, la morte guarda la busta, poi il cartellino.

MORTE

Il nome combacia, l’indirizzo pure e la professione è violoncellista. Per un momento vediamo la foto dell’Uomo sul cartellino: è un bell’uomo con capelli castani, in

eccellente forma fisica (Christoph Waltz). Stato civile in bianco e ha 59 anni, tutto combacia.

La morte si alza nuovamente, passeggia frenetica per la stanza, si ferma poi davanti alla falce e fa per dirle qualcosa ma si blocca: turbata, siede di nuovo al tavolo e comincia a a consultare le liste passate.

MORTE

(alla falce) Ecco, trovato nell’ottava lista. (arrabbiata)

Ho sbagliato: non doveva stare nella lista di ieri. Avrebbe dovuto essere già morto da due giorni. E non è l’unica cosa: quest’uomo doveva morire a 59 anni, e invece ha compiuto proprio oggi i 60. Che faccio, adesso?

La morte guarda la falce, poi fa di nuovo il gesto con la mano destra. La lettera scompare di nuovo, restiamo sul tavolo: dopo alcuni secondi la lettera riappare di nuovo. La morte ha un gesto impaziente. Primo piano del suo volto: è arrabbiata.

Stacco.

EST./INT. PIANEROTTOLO/APPARTAMENTO – NOTTE

MORTE

La mdp inquadra la porta di un appartamento. Non si ode alcun rumore. Il palazzo in cui si trova l’appartamento è molto vecchio. La morte appare improvvisamente davanti alla porta dell’appartamento e la apre. In sottofondo la Sonata in re minore op.109 di Gabriel Fauré.

La mdp segue la morte in piano sequenza. La morte si trova su un corridoio buio, ma si distinguono cinque porte: una in fondo e due per lato. L’appartamento è arredato in maniera semplice. La morte apre la prima porta a sinistra: vediamo una sala da pranzo piccola che sembra poco usata, che comunica con una altrettanto piccola cucina arredata con l’essenziale. La morte esce nel corridoio, cerca di aprire la seconda porta, chiusa, quindi va alla prima porta a destra: la morte entra nella sala di musica. Fine piano sequenza. Nella stanza, pile di quaderni qua e là, un pianoforte aperto, un violoncello e un leggio: la morte vi si avvicina, un libretto è aperto. In particolare, leggiamo: Fantasia opera settantatré di Robert Schumann. Vediamo anche due finestre e una libreria colma di volumi. La morte si avvicina alla libreria e legge due titoli: Le memorie di Barry Lyndon di William Makepeace Thackeray, Una stagione all’inferno di Arthur Rimbaud. La morte si accosta al violoncello, in particolare vediamo le punte delle sue dita accarezzarne le corde, quindi va al pianoforte: sempre in particolare vediamo le punte delle sue dita sfiorarne i tasti. La morte esce dalla stanza ed entra nella stanza accanto: dopo aver varcato la soglia, però, la morte si ferma, indecisa. La morte si avvicina al letto, accanto al comodino: il Violoncellista, che non vediamo bene, sta dormendo. Al di là del letto, acciambellato sul comodino, dorme un cane di taglia media, dal pelo nero. La morte lo guarda, sorpresa. L’uomo si muove. La morte si inclina in avanti per guardarlo meglio: l’uomo si muove ancora, sembra stia per svegliarsi, ma continua a dormire, la mano sinistra sul cuore, la mano destra, palmo all’insù e le dita un po’ curvate. Il Violoncellista sembra triste, la morte lo guarda, ancora risentita. La morte fa per andare via, istintivamente però siede sul divanetto che è vicino al guardaroba, accostato alla porta che dà sul corridoio. La mdp inquadra la morte e il Violoncellista che dorme in campo medio: la morte ha gli occhi all’altezza del volto dell’uomo. Dopo alcuni secondi, l’uomo cambia posizione, lascia cadere il braccio sinistro e si sveglia, accende il lume sul comodino, si alza, si infila i piedi nelle pantofole e va in cucina. La morte lo segue, come la mdp, che lo inquadra in primo piano una volta che è davanti al frigorifero. Il Violoncellista prende una bottiglia d’acqua, ne versa un po’ si versa in un bicchiere e beve. La mdp ci mostra il cane, che ha seguito il padrone e si disseta nella ciotola accanto alla porta che dà sul giardino. Il cane alza il capo verso il padrone, inquadrato in primo piano.

VIOLONCELLISTA

(con un sorriso) Vuoi uscire, chiaro.

Il Violoncellista apre la porta e il cane esce. La mdp inquadra il bicchiere: è rimasta un po’ d’acqua. La morte lo guarda, curiosa. Il cane rientra, scuotendo la testa.

VIOLONCELLISTA

Andiamo a dormire.

Il Violoncellista e il cane, seguiti dalla morte, tornano in stanza da letto. Il cane si acciambella di nuovo, il Violoncellista si tira su le coperte, tossisce e torna a dormire. La morte siede di nuovo sul divano, restando a guardare l’uomo. Il cane, dopo pochissimi secondi, si alza dal tappeto e sale su sofà e si siede sul grembo della morte, che guarda il cane, stupefatta. Fine musica.

Stacco.

INT. STANZA DELLA MORTE – TEMPO INDEFINITO

La morte, il cappuccio mezzo calato in avanti, è seduta alla scrivania e sta consultando un volume vecchissimo, attenta e precisa, pure troppo. La mdp inquadra in dettaglio le pagine ingiallite del volume, scritte con calligrafia molto fitta. Primo piano della morte, infastidita dalla lettura. Con un repentino gesto, la morte accantona il volume e si alza.

La morte apre il cassetto dello schedario dove si trova il cartellino del Violoncellista e lo tira fuori: dopo aver preso il cartellino del Violoncellista, nel cassetto appare all’improvviso un altro cartellino, cui la morte dà un rapido sguardo. La morte esamina di nuovo il cartellino del Violoncellista, la mdp inquadra in dettaglio i suoi occhi che scrutano ma si fanno a poco a poco frustrati.

MORTE

Dev’esserci un mezzo per risolvere questo arcano. Ma quale? La morte guarda la falce.

MORTE

Sarebbe meglio sistemare la faccenda senza dare nell’occhio, ma se le alte istanze servono a qualcosa, se non sono lì solo per ricevere onori ed elogi, allora adesso hanno una buona occasione per dimostrare di non essere indifferenti a chi quaggiù porta a compimento il duro lavoro. Ma poi esisteranno davvero queste alte istanze? Questa famosa Morte universale?

La morte guarda ancora la falce, poi torna a sedersi e a compulsare il regolamento. La morte però legge la prima parte del regolamento: le pagine sono ancor più vecchie e ingiallite delle altre.

MORTE

(leggendo) In caso di dubbio, la morte in funzione dovrà, nel più breve tempo possibile, prendere le misure che la sua esperienza le consigli affinché sia inesorabilmente ottemperato il desideratum che in ogni e qualsivoglia circostanza dovrà sempre orientare le sue azioni, cioè: mettere fine alle vite umane quando sia estinto il tempo che era stato loro prescritto al momento della nascita, anche se all’uopo si renda necessario ricorrere a metodi meno ortodossi in situazioni di un’anormale resistenza del soggetto al fatale disegno o al verificarsi di fattori anomali ovviamente imprevedibili all’epoca

dell’elaborazione di questo regolamento. (pausa) In parole povere, ho carta bianca per agire come meglio credo.

La morte sorride. La morte si alza dalla sedia, fiera, tenendo ancora in mano il cartellino del musicista. Sulla scrivania compaiono dei fogli e delle lettere.

La morte torna a sedersi, mette da parte il cartellino del musicista e comincia a scrivere. La mdp inquadra una clessidra: con una dissolvenza incrociata, vediamo cadere l’ultimo granello di sabbia. La morte, di cui viene inquadrata la mano, ha terminato di scrivere e imbustare l’ultima lettera. La morte si alza e va a prendere la lettera del Violoncellista, mettendola sulla pila di buste color viola.

MORTE

Ti darò un’ultima opportunità.

La morte fa il gesto con la mano destra e le lettere scompaiono. La mdp resta sulla scrivania: dopo alcuni secondi, la lettera del Violoncellista appare di nuovo.

MORTE

L’hai voluto tu, ora ce l’avrai.

La morte prende la penna e cancella la data di nascita, scrivendone un’altra che non vediamo. In particolare, vediamo l’età dell’uomo: 60 anni. La morte traccia un segno sul numero e scrive: 59.

FALCE

(f. c.) Non puoi farlo.

La morte si volta a guardarla. La mdp alternerà ora i primi piani della morte con i campi medi della falce.

MORTE

Già fatto.

FALCE

Ci saranno delle conseguenze.

MORTE

Una sola.

FALCE

Quale?

MORTE

La morte, finalmente, di quel maledetto violoncellista che se la sta spassando alle mie spalle.

FALCE

Ma lui, poverino, ignora che doveva essere già morto.

MORTE

Per me è come se lo sapesse.

FALCE

Comunque sia, non hai poteri né autorità per rettificare un cartellino.

MORTE

Ti sbagli, ho tutti i poteri e tutta l’autorità, io sono la morte, e nota bene che non lo sono mai stata tanto come da oggi in poi. FALCE Non sai in cosa ti stai mettendo.

MORTE

In tutto il mondo c’è un solo posto dove la morte non può mettersi.

FALCE

Che posto?

MORTE

Quello che chiamano urna, cassa, tomba, feretro, cataletto: lì, io non c’entro, ci entrano solo i vivi, dopo che li ammazzo, è chiaro. FALCE Tante parole per una sola e triste cosa.

La mdp stringe sul viso della morte. È l’abitudine di questa gente: non smettono mai di dire ciò che vogliono.

Stacco.

INT. TEATRO OPERISTICO – MATTINA

La mdp inquadra in dettaglio una bacchetta che viene vibrata sul leggio dal direttore d’orchestra, trentenne e con gli occhiali. La mdp allarga il campo, l’orchestra è composta da circa un centinaio di persone tra uomini e donne. Siamo nella soggettiva della morte, seduta in una seggiola di velluto in un palco poco sopra il livello del palcoscenico, antistante, un po’ in posizione laterale, agli strumenti a corda.

La morte guarda il Violoncellista, seduto alla destra del maestro, l’uomo muove l’arco con la mano destra, la sinistra scende e sale lungo le corde.

MORTE

(f. c.) Quello è il mio uomo, nient’altro che un musicista. Come lo sono tutte queste persone, che in un prossimo futuro riceveranno la lettera di colore viola e lasceranno il posto vuoto finché non verranno sostituiti. La vita è un’orchestra che suona sempre, intonata, stonata, un piroscafo Titanic

che affonda sempre e sempre torna in superficie. L’orchestra sta suonando il Concerto per violoncello n.2 in Si minore op.104 di Antonin Dvořák.

MORTE

(f. c.) Mi troverei senza saper cosa fare se la nave affondata non potesse mai più risalire cantando quel canto evocativo delle acque che scorrono sulle fiancate, scivolando con altra rumorosa soavità sul corpo ondulante della dea Anfitrite. Chissà dove sarà ora lei. Lei che non è mai esistita, però ha dimorato per breve tempo nella vita umana al fine di crearvi una certa e particolare maniera di dare

senso al mondo, di ricreare i significati di quella stessa realtà. La mdp compie una panoramica sull’orchestra.

MORTE

(f. c.) E non l’hanno mai capita, e non possono capirla per quanto facciano, perché nella loro vita tutto è provvisorio, tutto precario, tutto passa irrimediabilmente, gli dei, gli uomini, quel che è stato è ormai finito, quel che è non sarà sempre, e persino io, la morte, finirò quando non ci sarà più

nessuno da ammazzare, sia nella maniera classica, sia per corrispondenza.

L’orchestra all’improvviso tace, la mdp stringe sul Violoncellista, che comincia a suonare il suo assolo, concentrato, perso, le mani si muovono lungo le corde in preda all’estasi. La morte guarda il Violoncellista suonare, attenta e anche lei rapita dalla bellezza delle note.

MORTE

Il Violoncellista smette di suonare, la morte, inquadrata in primo piano, è orgogliosa del fatto che il Violoncellista abbia suonato bene.

INT. TAXI

La musica continua. Il Violocenllista è seduto. La morte è seduta accanto a lui.

INT. CASA DEL VIOLONCELLISTA

La musica continua. Il Violoncellista è nella cucina di casa sua, sta consumando una cena leggera: la morte gli è seduta di fronte. Il Violoncellista mangia senza fretta, come se stesse pensando ad altro. Il cane è accucciato ai piedi dell’uomo, che gli passa alcuni avanzi di cibo e lo accarezza: la morte contempla con benevolenza questi gesti. La morte scruta le mani del Violoncellista, inquadrate in dettaglio. La musica sfuma.

Stacco.

Il Violoncellista sta lavando l’ultimo piatto: lo asciuga, poi esce dalla cucina, guardandosi prima intorno. Seguito dal cane e dalla mdp, l’uomo va nella sala di musica, dove la morte li attende, in piedi accanto al violoncello.

Il Violoncellista siede al pianoforte e, dopo una pausa durante la quale scruta la stanza, comincia a suonare l’Opera 25 numero 9 in Sol Bemolle Maggiore. Il cane non dà tanto peso alle note, mentre la morte, inquadrata in mezzo busto, ascolta, esitante, poi si alza, gira intorno al pianoforte, osserva il volto del Violoncellista, poi le mani. Fine musica.

Stacco.

EST. PARCO – MATTINA

È una bellissima giornata piena di sole. Il Violoncellista è seduto sull’erba, la schiena poggiata al tronco di un albero. Il cane gioca poco più lontano di lui, con due bambini. Il Violoncellista sta leggendo un libro di entomologia: la mdp inquadra in dettaglio una pagina del libro: vediamo la testa di morto.

VIOLONCELLISTA

(leggendo) Acherontia atropos: è notturna, ostenta sulla parte dorsale del torace un disegno simile a un teschio umano, raggiunge la dimensione di dodici centimetri ed è di colore scuro, con le ali posteriori gialle

e nere.

Vediamo di nuovo, in soggettiva e sempre in particolare, la fotografia della farfalla: la mdp si sofferma sulla forma simile al teschio. La mdp inquadra la morte, che stava guardando la fotografia. La morte è dietro le spalle del Violoncellista, affascinata e confusa nel guardare la fotografia.

MORTE

Chissà quanto è comparso questo teschio umano, disegnato con una straordinaria precisione, sul dorso peloso di una farfalla. Forse un tempo gli esseri viventi erano una cosa sola, poi, a poco a

poco, son venuti fuori le piante, gli animali e così via, quindi qualche particolarità di alcuni è comparsa ripetuta in altri. (poi, triste)

Avrei potuto usare queste farfalle invece di quelle stupide lettere di colore viola: mi sembrava un’idea geniale, quella. A nessuna farfalla sarebbe venuto in mente di tornare indietro: ha marchiato sulla schiena il suo obbligo, quello per cui è nata.

Il Violoncellista guarda l’orologio, quindi il cane che è tornato a sedersi accanto a lui. Pensieroso, il Violoncellista si alza, seguito dal cane e dalla morte: la mdp ci mostra i tre in campo lungo.

Stacco.

INT. CASA DEL VIOLONCELLISTA

Il Violoncellista è nella sala di musica, è davanti al leggio con sopra lo spartito della Suite in re maggiore di Bach. Il Violoncellista è all’inizio, ma a un certo punto si blocca, incerto, dubbioso. La mdp ci mostra la morte, che è seduta di fronte all’uomo.

MORTE

Poverino, il peggio è che non avrà il tempo per farcela: del resto, non lo hanno mai, anche quelli che ci si sono avvicinati son sempre rimasti lontani.

La morte nota poi qualcosa: su una mensola, c’è la fotografia di una donna anziana che è in compagnia di un uomo anziano. Fine musica.

Stacco.

INT. STANZA DELLA MORTE – TEMPO INDEFINITO

La mdp inquadra la falce.

MORTE

(f. c.) Ho un grande favore da chiederti.

La falce non risponde, ma sembra muoversi impercettibilmente.

MORTE

(inquadrata in mezzo busto) Dovrò star fuori per una settimana e ho bisogno che nel frattempo tu mi sostituisca nel disbrigo delle lettere, ovviamente non ti sto chiedendo di scriverle, ma solo di inviarle. Dovrai solo emettere una specie di ordine mentale e far vibrare un po’ la tua lama dall’interno, tipo un sentimento, un’emozione: qualcosa che mostri che sei viva. Questo basterà perché le lettere proseguano per la

loro destinazione.

La mdp inquadra di nuovo la falce, che non risponde. Primo piano della morte.

MORTE

È che non posso continuare a fare avanti e indietro per occuparmi della posta. Devo concentrarmi totalmente sulla risoluzione del violoncellista, scoprire il modo di consegnargli quella maledetta

lettera.

(pausa) La mia idea è questa: scrivo in una volta tutte le lettere relative alla settimana che starò assente e, come ti ho già detto, tu dovrai solo inviarle. Non avrai neanche bisogno di muoverti da dove sei ora.

La morte si avvicina alla falce.

MORTE

Bada che sto cercando di essere gentile, ti chiedo un favore da amica quando potrei benissimo, senza starci a pensare su, darti un semplice ordine. Il fatto che negli ultimi tempi non mi sia più servita di te non significa che tu non sia ancora al mio servizio.

La mdp ci mostra di nuovo la falce: non dice nulla.

MORTE

Allora siamo d’accordo. Adesso scrivo tutte le lettere, poi te le ordino per bene sopra il tavolo, da sinistra a destra, a gruppi separati. Non sbagliarti, da sinistra a destra: avrei un’altra dannata complicazione se le persone ricevessero fuori tempo le notifiche, sia in anticipo che in ritardo.

La falce non dice nulla. La morte sorride e torna alla scrivania.

Stacco.

La morte ha finito di scrivere e imbustare l’ultima lettera. Sulla scrivania, inquadrata in campo medio: vari gruppi di lettere, circa 2500. La morte si alza dalla sedia e senza dire una parola si dirige alla porta, la apre e la richiude dietro di sé. La mdp inquadra la falce, che vibra tutta. Noi restiamo su di essa per qualche secondo, poi un’ombra appare e la sovrasta.

FALCE

Sei molto carina. Capisco perché ci hai messo tanto.

La mdp inquadra la morte in figura intera: al posto del sudario, indossa una blusa, pantaloni, giacca di pelle, un basco in testa, scarpe e una borsa a tracolla. La mdp alterna i primi piani della morte con quelli della falce.

MORTE

Hai parlato, finalmente!

FALCE

Mi è parso che ci fosse un buon motivo, non capita tutti i giorni di vedere la morte agghindarsi come gli esemplari della specie di cui è nemica. MORTE Vuoi dire che non l’hai fatto perché mi hai trovato bella.

FALCE

Anche, anche. Ma avrei parlato comunque se mi fossi apparsa nella figura di una donna grassa vestita di nero come a Marcel Proust.

La morte guarda la falce.

MORTE

Non sono grassa e non sono neanche vestita di nero. E tu non sai nemmeno chi è Marcel Proust.

FALCE

Per ovvie ragioni, io non ho mai imparato a leggere, ma sono dotata di buona memoria. Qualche volta ho sentito il nome di Proust e ho collegato la cosa: è stato un grande scrittore, uno dei più grandi mai esistiti. Il suo cartellino si troverà sicuramente negli archivi antichi. MORTE (con una punta di tristezza)

Sì, ma non nei miei. Non sono io la morte che l’ha ammazzato. Proust veniva dalla Francia. La mdp inquadra la falce.

FALCE

Che ti consoli dal dispiacere di non essere stata tu ad ammazzarlo il fatto che ti vedo tanto bella, che Dio ti benedica.

Primo piano della morte.

MORTE

Ti ho sempre considerato un’amica, ma il mio dispiacere non è perché non l’ho ammazzata io. Non saprei spiegarlo.

La mdp inquadra la falce.

FALCE

Dove sei andata a trovare quello che hai indosso?

MORTE

C’è molto fra cui scegliere dietro quella porta, è come un magazzino, sono centinaia di armadi.

FALCE

Se c’era tanta roba, potevi scegliere qualcosa di migliore da indossare. La blusa mi sembra molto vecchia. MORTE

Le mode vanno e vengono, vengono e vanno, se vedessi quello che vedo per le strade.

La mdp inquadra la falce.

FALCE

Ci credo senza neanche vederlo.

MORTE

Sono irresistibile, confessalo, con questi abiti.

FALCE

Dipende dal tipo di uomo che vuoi sedurre.

MORTE

In ogni caso ti sembra proprio che io sia carina.

FALCE

Son io che l’ho detto per prima. La morte si avvicina alla scrivania.

MORTE

Ti saluto. Sarò di ritorno Domenica, al più tardi Lunedì. Non dimenticare di spedire la posta di ogni giorno. Suppongo che non sarà troppo lavoro per chi passa il tempo accostato alla parete. FALCE

Porti via la lettera? La morte sfiora la borsa con la punta delle dita.

Stacco.

EST. TEATRO – MATTINA

MORTE

Sì, ce l’ho qui dentro.

La mdp inquadra la facciata liberty del teatro. La morte apre la porta ed entra. Stacco. INT. STANZA D’ALBERGO – SERA

La morte guarda la tv: viene investita dalla luce dello schermo. Guarda curiosa e perplessa quello che viene trasmesso (noi non lo vediamo). La stanza è elegante e sobria, e una vetrata dà sulla città.

Stacco. La morte è nel letto, ma non dorme. Stacco. INT. TEATRO – SERA

La morte indossa un elegante e sobrio abito da sera: è seduta nello stesso palco da cui ha osservato durante le prove il violoncellista. Il violoncellista, però, stavolta, risponde allo sguardo. Vediamo gli occhi dei due. Tutti gli uomini dell’orchestra e nel teatro sono attratti dalla bellezza della donna, che però ha occhi solo per il violoncellista.

Nello sguardo della morte, un tenue velo di pietà. L’orchestra comincia a suonare il Concerto per violoncello n.2 in Si minore op.104 di Antonin Dvořák. Campo medio, in soggettiva della morte, del violoncellista: comincia a suonare il suo assolo. Il violoncellista suona come se stesse congedandosi dal mondo. Gli altri musicisti lo guardano meravigliati, il maestro con sorpresa e rispetto, il pubblico è attento: alcuni sospirano e rabbrividiscono. Una lacrima scende dall’occhio della morte, inquadrato in dettaglio. Il violoncellista termina il suo assolo e l’orchestra, a poco a poco, riprende a suonare all’unisono.

Stacco.

Il concerto è finito. I membri dell’orchestra sono tutti in piedi. Il maestro fa un cenno al violoncellista che avanza di un passo e riceve uno scrosciante applauso dal pubblico. La morte è in piedi nel suo palco, le braccia sul petto a osservare. Il violoncellista si gira verso il palco: la morte non c’è più.

Stacco.

La morte è alla porta degli artisti. Alcuni dei musicisti uscendo la guardano, ma lei non risponde ai loro sguardi. Dopo qualche secondo, compare il violoncellista che, nel vederla, si blocca e sembra quasi retrocedere.

L’uomo china il capo, tenta di fuggire, ma la custodia del violoncello che porta sulla spalla gli rende difficile la cosa. La morte è in un momento davanti a lui.

MORTE

(sorridendo) Non mi sfugga. Sono venuta solo per ringraziarla dell’emozione e del piacere di averla ascoltata. VIOLONCELLISTA

Grazie molte, ma io sono appena un musicista d’orchestra, non un famoso concertista, di quelli che gli ammiratori aspettano per un’ora solo per sfiorarlo o chiedergli un autografo. MORTE

Se è di questo che si tratta, potrò chiederglielo anche io: non ho portato con me l’album degli autografi, ma ho qui una busta che andrà benissimo.

Primo piano del violoncellista. Primi piani alternati dell’uomo e della donna.

VIOLONCELLISTA

Non mi ha capito: io volevo solo dire che, per quanto lusingato dalla sua attenzione, non mi sento di meritarla. MORTE Il pubblico non sembrava della stessa opinione. VIOLONCELLISTA

(alzando le spalle) Sono giornate. MORTE Proprio così, sono giornate. E, casualmente, questo è il giorno in cui le compaio io.

VIOLONCELLISTA

Non vorrei che mi vedesse come un ingrato, un maleducato, ma molto probabilmente domani le sarà già passato il resto dell’emozione di oggi. E, così come mi è apparsa, scomparirà. MORTE Lei non mi conosce: sono molto decisa nei miei propositi.

VIOLONCELLISTA

E quali sono i suoi propositi?

MORTE

Uno solo: conoscere lei.

VIOLONCELLISTA

Ora mi ha conosciuto, e dunque possiamo dirci addio.

MORTE

Ha paura di me?

VIOLONCELLISTA

Mi inquieta: tutto qui.

Primo piano della morte. Ed è poca cosa che si senta inquieto in mia presenza.

MORTE

Il violoncellista si passa la custodia da una spalla all’altra.

MORTE

È stanco?

VIOLONCELLISTA

Un violoncello non pesa molto: il peggio è la custodia, soprattutto questa, che è una di quelle antiche. MORTE Ho bisogno di parlarle.

VIOLONCELLISTA

Non vedo come: è quasi mezzanotte. Ormai sono andati via tutti.

MORTE

Potremmo andare in un bar.

VIOLONCELLISTA

(sorridendo) Mi ci vede a entrare con un violoncello in spalla in un locale pieno di gente: immagini se tutti i miei colleghi ci andassero e si portassero gli strumenti. MORTE

Potremmo dare un altro concerto.

VIOLONCELLISTA

(stupito) Potremmo? MORTE

Sì, una volta suonavo il violino. Ci sono persino delle foto mie in cui figuro così.

Momento di silenzio. La morte fa qualche passo.

Primo piano della morte.

VIOLONCELLISTA

Non la rivedrò?

MORTE

Le è passata l’inquietudine.

VIOLONCELLISTA

MORTE

Andiamo.

VIOLONCELLISTA

Dove?

MORTE

Io, all’albergo dove alloggio. Lei, immagino a casa sua.

Lo ero, ma ora non lo sono più. La morte sembra sorridere, ma senza gioia. La morte e il violoncellista escono in strada.

MORTE

Proprio quando dovrebbe averne più motivi. Verrò al concerto di Sabato, starò nello stesso palco.

VIOLONCELLISTA

Il programma è diverso: non ho nessun assolo.

MORTE

Lo sapevo già.

VIOLONCELLISTA

A quanto pare, ha pensato a tutto.

La morte annuisce. Si sta avvicinando un tassì, la morte alza una mano per fermarlo. La morte si gira verso il violoncellista.

MORTE

L’accompagno a casa.

VIOLONCELLISTA

No, l’accompagno all’albergo e poi proseguo verso casa mia.

MORTE

Sarà come dico io, oppure dovrà prendere un altro tassì.

VIOLONCELLISTA

È abituata ad averla vinta.

MORTE

Sì, sempre.

VIOLONCELLISTA

Qualche volta avrà pure fallito. Dio è Dio e quasi non ha fatto altro.

MORTE

Anche ora potrei dimostrarle che io non fallisco. Primo piano del violoncellista.

VIOLONCELLISTA

Sono pronto per la dimostrazione. Primo piano della morte: negli occhi e nella voce, una minaccia oscura e terribile.

MORTE

Non faccia lo stupido. Il tassista scende e carica il violoncello nel bagagliaio.

Stacco.

EST./INT. CASA DEL VIOLONCELLISTA

Il violoncellista scende dal tassì, la morte lo guarda.

VIOLONCELLISTA

Non riesco a comprendere cosa sta accadendo tra di noi. Credo sia meglio se non ci vediamo più.

MORTE

Nessuno potrà impedirlo.

VIOLONCELLISTA

Neanche lei, che ce l’ha sempre vinta?

MORTE

Neanche io.

VIOLONCELLISTA

Ciò significa che fallirà?

Primo piano della morte.

Il tassì riparte. Stacco.

MORTE

Ciò significa che non fallirò.

Il violoncellista è nella sala di musica, sta accordando il violoncello sul la del diapason. Per un momento, rivediamo la morte in piedi sul palco, le braccia incrociate sul petto. La mdp inquadra il cane, accucciato ai piedi del padrone. Il telefono squilla, all’improvviso.

Il musicista sussulta e guarda l’orologio, inquadrato in dettaglio: l’una e mezza di notte. Il violoncellista alza il ricevitore e resta per alcuni secondi in attesa.

MORTE

(f. c.) È il cane che sta rispondendo al telefono? In tal caso, faccia almeno il favore di abbaiare. VIOLONCELLISTA

Sì, sono il cane, ma ormai è da tempo che ho smesso di abbaiare, ho anche perso l’abitudine di mordere, se non me stesso quando la vita mi ripugna.

Lo schermo si divide in due.

MORTE

Non si arrabbi, le sto telefonando per farmi perdonare: la nostra conversazione ha preso subito una direzione pericolosa, e il risultato si è visto, un disastro. È stata tutta colpa mia: generalmente sono una persona equilibrata, serena. VIOLONCELLISTA

Non mi è parsa né una cosa né l’altra.

MORTE

Forse soffro di personalità doppia.

VIOLONCELLISTA

Allora saremmo uguali: anche io sono uomo e cane.

MORTE

L’ironia non suona bene in bocca a lei, suppongo che il suo orecchio musicale glielo avrà già detto.

VIOLONCELLISTA

Anche le dissonanze fanno parte della musica, cara signora.

MORTE

Non mi chiami cara signora.

VIOLONCELLISTA

Non ho altro modo di rivolgermi a lei: ignoro come si chiama, che cosa fa.

MORTE

A suo tempo lo verrà a sapere: la fretta è cattiva consigliera, in fondo ci siamo appena conosciuti.

VIOLONCELLISTA

Lei è più avanti di me: ha il mio numero di telefono.

MORTE

Ho chiesto alla reception di controllare.

VIOLONCELLISTA

È un peccato che questo telefono sia antico: se fosse uno di quelli attuali saprei da dove mi sta chiamando.

MORTE

Le sto parlando dalla camera del mio albergo. E quanto all’antichità del suo telefono, devo dirle che non ne sono affatto stupita. VIOLONCELLISTA Perché?

MORTE

Perché in lei tutto è antico: è come se invece di sessant’anni ne avesse seicento.

VIOLONCELLISTA

Come sa che ho sessant’anni?

MORTE

Sono molto brava a calcolare l’età, non sbaglio mai.

VIOLONCELLISTA

Ho l’impressione che presuma troppo di non sbagliare mai.

MORTE

Ha ragione. Oggi, per esempio, ho sbagliato due volte: ho una lettera da consegnarle e non gliel’ho consegnata, avrei potuto farlo all’uscita dal teatro o nel tassì. VIOLONCELLISTA Di che lettera si tratta?

MORTE

A suo tempo saprà anche questo.

VIOLONCELLISTA

Perché non me l’ha consegnata?

MORTE

Questo è ciò che spero di scoprire: forse gliela consegnerò sabato, dopo il concerto. Lunedì avrò già lasciato la città. VIOLONCELLISTA Non vive qui?

MORTE

Quanto a vivere qui, quel che si dice vivere, no.

VIOLONCELLISTA

Non capisco niente: parlare con lei è come ritrovarsi in un labirinto senza porte.

MORTE

Ecco una definizione eccellente della vita.

VIOLONCELLISTA

Spero proprio che questa confusione verrà chiarita dopodomani. Sono stanco di questi misteri.

MORTE

Non si preoccupi, questi misteri verranno chiariti Sabato.

VIOLONCELLISTA

Fino ad allora non la vedrò?

MORTE

No.

Lo schermo torna normale. Il violoncellista guarda il telefono che ha in mano, nervoso. L’uomo riposa dunque il telefono.

VIOLONCELLISTA

Ma cosa vuole questa donna da me?

La mdp inquadra in campo medio prima la cucina, poi la stanza da letto, entrambe vuote. La mdp ci mostra il cane, che ha alzato il capo: il violoncellista non lo guarda, cammina avanti e indietro per la stanza.

Stacco.

È il pomeriggio inoltrato del giorno successivo. Il violoncellista è seduto in poltrona, nella sala da pranzo. L’uomo è inquieto, non ha dormito, si vede.

Stacco.

INT. TEATRO – SERA

Il violoncellista, col viso segnato dalla stanchezza e molto pensieroso, è al suo posto. L’uomo alza lo sguardo al palco la morte era seduta. Il palco, visto in campo medio, è vuoto.

Stacco.

INT. CASA DEL VIOLONCELLISTA

In sottofondo, il Preludio op.28 n.4 di Fryederick Chopin. Il violoncellista entra in casa come un automa, con lentezza: respinge il cane che è venuto a salutarlo, molla il violoncello all’ingresso. Il violoncellista si sdraia sul letto. Il cane segue il padrone e appoggia le zampe anteriori sul materasso, allunga il corpo fino ad arrivare all’altezza della mano sinistra del violoncellista, abbandonata come fosse inutile e posa il capo su di essa. Il violoncellista si gira verso il cane, muove e piega il corpo finché si ritrova con il capo a un palmo dalla testa dell’animale, e rimangono così, a guardarsi. Il violoncellista poi abbraccia il cane. Fine musica.

Stacco.

EST. PARCO – MATTINA

Il parco, inquadrato in campo lungo, è vuoto: il vento solleva alcune foglie. Il cielo è terso, sottili strisce di nuvole lo percorrono. Il violoncellista si sta incamminando verso una panchina, e mentre si avvicina si accorge che una donna vi è già seduta: la donna è vestita con pantaloni e giacca di pelle. Il violoncellista si avvicina alla panchina. La donna alza il capo e inquadrata in primo piano gli sorride: è la morte. La mdp inquadra entrambi in figura intera.

VIOLONCELLISTA

Buongiorno, oggi mi sarei potuto aspettare di tutto, ma non di incontrarla qui.

MORTE

Buongiorno, sono venuta per prendere commiato e chiederle scusa di non essermi fatta vedere al concerto.

Il violoncellista siede accanto alla morte e sgancia il guinzaglio al cane.

VIOLONCELLISTA

(senza guardare la donna) Non ho niente di cui scusarla, sono cose che capitano. MORTE

E circa il nostro addio, non ha alcuna opinione?

VIOLONCELLISTA

È una delicatezza molto grande da parte sua considerare che sarebbe dovuta venire a congedarsi da uno sconosciuto, anche se non riesco davvero a immaginare come ha fatto a sapere che vengo in questo parco tutte le domeniche.

Primo piano della morte.

MORTE

Ci sono poche cose che non so di lei.

VIOLONCELLISTA

Per favore, non torniamo alle conversazioni assurde che abbiamo avuto l’altro giorno. Lei non sa niente di me, non ci eravamo mai visti prima. MORTE Si ricordi che ero presente alle prove.

VIOLONCELLISTA

E non capisco come ha fatto: il maestro è molto rigido sulla presenza di estranei. E ora non mi venga a dire che conosce anche lui. MORTE Non tanto come lei, ma lei è un’eccezione.

VIOLONCELLISTA

Meglio se non lo fossi. Penso sempre a una donna di cui non so niente, che si sta divertendo alle mie spalle e che domani chissà dove andrà. Una donna che non rivedrò mai più. MORTE Veramente partirò oggi, non domani. E non è vero che mi sto divertendo alle sue spalle.

VIOLONCELLISTA

Se non lo sta facendo, allora, lo imita molto bene.

MORTE

Quanto al fatto di pensare sempre a me, non si aspetti che le risponda: mi è proibito pronunciare alcune parole. VIOLONCELLISTA Un altro mistero.

La morte sorride impercettibile.

Primo piano della morte.

MORTE

E non sarà l’ultimo.

VIOLONCELLISTA

Con questo addio, saranno tutti risolti.

MORTE

Potranno cominciarne degli altri.

VIOLONCELLISTA

Per favore, mi lasci, la smetta di tormentarmi.

MORTE

La lettera?

Primo piano del violoncellista.

La morte sorride.

VIOLONCELLISTA

Non voglio saper niente della lettera.

MORTE

Anche se volessi non potrei dargliela, l’ho lasciata in albergo.

Il violoncellista abbassa il capo.

VIOLONCELLISTA

Allora la strappi.

MORTE

Penserò a cosa devo farne.

VIOLONCELLISTA

Non ha bisogno di pensare: la strappi e la si fa finita. La morte si alza, mentre il violoncellista resta seduto col capo abbassato.

VIOLONCELLISTA

Già se ne va? Non l’ho mai toccata.

MORTE

Sono io che ho non ho voluto che mi toccasse: per me non è difficile.

VIOLONCELLISTA

Almeno una stretta di mano.

MORTE

Ho le mani fredde.

Il violoncellista solleva il capo: la donna non c’è più. Campo lungo del parco vuoto.

Stacco.

INT. CASA DEL VIOLONCELLISTA

Il musicista è al pianoforte, ma non suona. Il cane, sdraiato a terra, lo guarda. Si sente bussare alla porta. Il violoncellista va ad aprire e si trova davanti la donna.

MORTE

(varcando la soglia) Buonasera. VIOLONCELLISTA

(cercando di dominare lo stupore) Buonasera.

Il violoncellista fa entrare la morte in casa: i due entrano nella sala di musica.

VIOLONCELLISTA

Primo piano della morte.

MORTE

Sì, ce l’ho qui, nella borsa.

VIOLONCELLISTA

Me la dia, allora.

MORTE

Il violoncellista annuisce appena.

MORTE

Dice sul serio?

MORTE

(facendole cenno di sedersi) Pensavo fosse già andata via. MORTE Come vede, ho deciso di restare.

VIOLONCELLISTA

Suppongo sia venuta a portare la lettera, che non ha strappato.

Abbiamo tempo, le ho detto che la fretta è cattiva consigliera.

VIOLONCELLISTA

Come vuole, sono a sua disposizione.

In tal caso mi azzardo a chiederle un favore. Mi compensi di esser mancata ieri al concerto. La morte indica il violoncello.

VIOLONCELLISTA

Potrei suonarle uno o due brani se proprio ci tiene.

MORTE

Posso scegliere?

VIOLONCELLISTA

Sì, ma solo qualcosa che sia alla mia portata, entro le mie possibilità. La donna prende il quaderno con la suite numero 6 di Bach.

MORTE

(sorridendo) Questo. VIOLONCELLISTA È molto lunga, dura più di mezz’ora, ed è piuttosto tardi.

MORTE

Le ripeto che abbiamo tempo.

VIOLONCELLISTA

C’è un passaggio nel preludio dove ho qualche difficoltà.

MORTE

Non importa, quando ci arriva lo salta. O magari non ce ne sarà bisogno, vedrà che suonerà meglio di Rostropovich.

Il violoncellista sorride.

VIOLONCELLISTA

Può starne certa.

L’uomo apre il quaderno sul leggio, trae un profondo respiro, la mano sinistra sulle corde, l’arco nella mano destra e comincia a suonare. Si sente la Suite numero 6 di Johann Sebastian Bach. Dettaglio delle dita della mano sinistra che si muovono sinuose e leggere sulle corde, come se accarezzassero il corpo nudo di una donna.

Primo piano della morte, estatica e persa nella bellezza sublime delle note sprigionate dalla bravura del violoncellista, che suona con gli occhi chiusi, dimentico di tutto. La mano destra del violoncellista si muove, come se stesse danzando. Primo piano della morte, emozionata.

Primo piano del violoncellista che continua suonare con gli occhi chiusi. La musica continua. Il violoncellista ha aperto gli occhi e guarda la morte. L’orologio segna le due di notte.

VIOLONCELLISTA

Vuole che chiami un tassì che la riporti in albergo?

MORTE

(alzandosi) No, resterò con te.

La morte gli offre le labbra, mentre la musica continua in sottofondo. I due si alzano ed entrano nella camera: il violoncellista chiude la porta, su cui noi restiamo. A poco a poco l’appartamento dell’uomo viene investito dalla luce solare. La porta della stanza da letto si apre, e ne esce la morte, vestita. La morte torna in salotto seguita dalla mdp, apre la borsa e prende la lettera di colore viola. La morte si guarda attorno: seguita dalla mdp va in cucina, accende un fiammifero e brucia la lettera, di cui non rimangono neanche le ceneri. La morte va alla porta dell’appartamento e, senza dare un ultimo sguardo alla casa, la apre ed esce.

Dissolvenza in chiusura. Cominciano i titoli di coda, con in sottofondo La lettera viola dei Legittimo Brigantaggio.

Arcadia Productions ha presentato

Un film di Roman Polanski

Le intermittenze della morte

dall’omonimo romanzo di José Saramago

Una produzione di Gennaro Saviano per conto dell’Arcadia Productions

Scritto e prodotto da Gennaro Saviano

Con (in ordine di apparizione) Maximilian Schell…Re François Cluzet…Il Primo Ministro Jean-Louis Trintignant…il Cardinale Iain Glen…Presidente del Sindacato Impresari Pompe Funebri Peter O’Toole…Il Vecchio Filosofo Ben Whishaw…Il Giovane Filosofo Armin Mueller-Stahl…Padre Virginie Ledoyen…Figlia Minore Natassia Malthe…Figlia Maggiore Julie Christie…Zia Michael Nyqvist…Genero Mads Mikkelsen…Ministro dell’Interno Udo Kier…Capo centralino Unax Ugalde…Delegato della mafia Léa Seydoux…Spirito delle Acque Valentina Lodovini…Segretaria Luigi Maria Burruano…Direttore Generale della Televisione

Yorgo Voyagis…Capo di Gabinetto Keira Knightley…morte Helen Mirren…Voce della falce

Christoph Waltz…Violoncellista

Musica Arcadia Music

Fotografia Pawel Edelman Montaggio Hervé de Luze Casting Fiona Weir Scenografia

Dean Tavoularis Costumi Milena Canonero

La produzione desidera ringraziare Andrea Carbone e le ragazze e i ragazzi di Cinematik la famiglia Saviano: Maria, Carmela Di Silvestro, Orazio e Carmela Brusini

Teresa Ascenzi, Barbara e Marianna Capasso, Maria Rosaria Capasso, Pasquale Capasso, Teresa e Raffaela Felicia Cerisoli, Massimo D’Aponte, Luca De Cristofaro, Angela Del Prete, Nadia e Silvia Guarino, Maria Pellegrino, Michele, Francesco e Angelo Perotta, Laura Sagliano (e Mario e Angela e Ciro e Annalisa), Domenico Tarantino

e tutti gli amici della pagine Facebook Michael Fassbender Mania Italy e Michael Fassbender Fans e i fan delle pagine Facebook Sweet Keira Knightley Italia, Mélanie Laurent – Italian Fans e Naomi’s Italian Fans

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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