IL DIO DEL 36° PIANO

Panoramica del pianeta.

VOCE:- L’uomo è stato il primo animale sulla Terra ad opporsi alla selezione naturale. Ciò gli ha permesso di imporsi come specie dominante sul pianeta. Ma l’evoluzione continua…..

L’inquadratura si fa sempre più vicina; molto velocemente l’inquadratura si sposta dal pianeta all’America, agli Stati Uniti, al Kansas, alla città di Topeka, fino ad arrivare ad un edificio, sul quale si ferma l’inquadratura. Possiamo vederne la facciata esterna, dove si nota una grande insegna: “CHEMICAL CHESTER”. L’inquadratura si sposta ora su un uomo che si avvia verso l’entrata dell’edificio. Gli pende una sigaretta dalle labbra, che butta prima di entrare. L’uomo apre la porta a vetri e si dirige verso gli ascensori. Aspetta finché l’ascensore non arriva al piano terra. L’uomo da uno sguardo all’orologio e vede che sono le 8.45.

UOMO:- Mezz’ora d’anticipo. Sto migliorando.

Le porte dell’ascensore si aprono e l’uomo entra. Essendo in anticipo di mezz’ora sull’orario d’ufficio, l’ascensore è completamente vuoto e così rimane fino a destinazione. L’uomo preme il tasto del piano numero 36. In poco tempo l’uomo arriva al piano; le porte si aprono e lui percorre un corridoio; si sofferma su una porta sulla quale sta una targhetta con un nome: Derrence Cale. L’uomo apre la porta, dietro la quale si trova un ufficio, ben arredato. L’uomo si siede sulla poltrona dietro la sua scrivania.

Inquadratura dell’orologio su una parete dell’ufficio. Sono le 8.50. Le lancette scorrono fino alle 9.10.

Inquadratura dell’uomo, intento a scrutare dei documenti. Qualcuno bussa alla porta.

UOMO:- Avanti.

La porta si apre ed entra un donna.

DONNA:- Buongiorno signor Cale.

DERRENCE CALE:- Buongiorno Mercy.

MERCY:- Sempre in anticipo, signor Cale!

DERRENCE:- La notte dormo poco.

MERCY:- Nel corridoio ho incrociato la signorina McCarty. Mi ha chiesto di riferirvi che sarebbe passata da voi.

DERRENCE:- D’accordo. Ha specificato quando?

MERCY:- Veramente no. E’ rimasta sul vago. Ora, se volete scusarmi, devo cominciare a lavorare per voi!

DERRENCE:- Ah, ah! Come farei senza di te, Mercy!

MERCY:- Ehhh, chi vi passerebbe le telefonate!

Entrambi sorridono. Poi Mercy apre la porta dell’ufficio adiacente, cioè il suo, ed entra. La porta si chiude alle spalle di Mercy. Comincia così una nuova giornata lavorativa.

Inquadratura di un grande ufficio. Li dentro si trovano due uomini, uno seduto alla scrivania, l’altro in piedi che guarda fuori dalla finestra.

UOMO ALLA FINESTRA:- Signor Monroe, ormai “lui” è pronto. Non dovremmo procedere?

LOGAN MONROE:- Derek, hai troppa fretta. Ricordati che non è ancora del tutto finito. Se procediamo ora rimarremo scoperti.

DEREK:- Lo so signore, ma tutti aspettiamo questo momento da tanto, e……..

LOGAN:- Zitto! Non è l’impulsività che mi ha fatto diventare presidente della Chemical Chester.

DEREK:- Signore, veramente ciò che vi ha fatto diventare presidente………

LOGAN:- Sono io! Sono soltanto io la causa del mio successo! Non c’è nessun altro che possa assumersi i meriti. Ormai la realtà siamo noi, la Chemical Chester. Per questo non dobbiamo avere fretta, lo capisci? Ormai è finita. Bastano pochi giorni. Abbiamo aspettato 27 anni, possiamo aspettare ancora.

DEREK:- Certo, signore. La fine ci agita un po tutti.

LOGAN:- Tu per ora controlla che tutto sia in regola e che nessuno possa interferire. Altre volte abbiamo avuto incidenti; tutto è sempre andato per il meglio e non vorrei che si presentasse qualche intoppo in dirittura d’arrivo.

DEREK:- Me ne occuperò io, signore.

Sfumatura in nero.

Inquadratura di Derrence seduto alla scrivania, ancora intento a consultare delle carte. Suona il suo telefono.

DERRENCE:- Si?

MERCY:- Signor Cale, c’è la signorina McCarty che vi vorrebbe vedere.

DERRENCE:- Dille di passare. Ah, Mercy, le dica di entrare dall’entrata principale; non c’è bisogno che passi dal tuo ufficio.

MERCY:- Troppo tardi, è già qui.

DERRENCE:- D’accordo.

La porta che collega l’ufficio di Mercy con quello di Derrence si apre. Entra una donna.

DERRENCE:- Buongiorno, Aileen.

AILEEN McCARTY:- Ciao, Der.

DERRENCE:- Allora?

Aileen si siede di fronte a Derrence.

AILEEN:- Allora cosa?

DERRENCE:- Non sei forse venuta per discutere?

AILEEN:- Senti Der, a dire il vero sono venuta solo per vederti un po’, dal momento che il lavoro ce lo permette. Di tutto il resto abbiamo già discusso, mi pare.

DERRENCE:- Aileen, ma perché fai così? Siamo insieme ormai da quasi da un anno, ma ci conosciamo da quando tu sei entrata qui a lavorare. Sei anni son parecchi, non ti sembra?

AILEEN:- Non è questo…….

DERRENCE:- Lo sai, non siamo più dei ragazzini. Io credo che il nostro rapporto abbia un senso, che non sia solo una storia inutile.

AILEEN:- Questo è certo Der, ma non sono preparata per il matrimonio. Ti prego, accettalo, non è il momento per una decisione così importante.

DERRENCE:- Aileen, ho bisogno di saperlo. C’è qualcosa che non vuoi dirmi? Forse si tratta del mio lavoro, del modo in cui l’ho ottenuto?

AILEEN:- Non essere ridicolo ora. Lo sai che ti amo. Ma sai anche che per ora non sono ancora pronta a vivere insieme. Aspettiamo ancora un po’, le cose matureranno.

DERRENCE:- Mmmm……ci spero.

AILEEN:- Ci vediamo stasera?

DERRENCE:- Certo. Passo da te alle 20, piccola?

AILEEN:- D’accordo, tesoro. Ti preparo una cenetta coi fiocchi……..magari un po’ afrodisiaca!

DERRENCE:- L’idea mi stuzzica. Ma se poi non mi trattengo dal saltarti addosso?

AILEEN:- Non aspetto altro. Magari mi metto il body nero che ti piace tanto……..

DERRENCE:- Di, vuoi farmi licenziare? No, perché se cominci così ti salto addosso direttamente qui!

I due si mettono a ridere. Poi Mercy si avvicina a Derrence e gli stampa un bacio sulle labbra.

AILEEN:- Bene, amoruccio, ci vediamo stasera.

DERRENCE:- Certo piccola. A stasera.

Aileen esce dalla porta principale, senza passare dall’ufficio di Mercy Adams.

Inquadratura di Derrence nel suo ufficio. Guarda l’orologio e vede che sono le 17.30. Derrence si prepara per andarsene, essendo già terminato da 15 minuti l’orario di ufficio.

Inquadratura di Derrence che si appresta ad uscire dalla porta a vetri della Chemical Chester. Sono le 17.45. Derrence si sente chiamare alle spalle.

DEREK:- Salve, signor Cale.

Derrence si volta.

DERRENCE:- Oh, buonasera, signor Sykes. Pensavo di essere l’unico essere umano a trattenersi dopo l’orario di chiusura!

DEREK:- Non sapete quanto avete ragione. Ma non sono qui per parlare di questo.

Derrence è un po scosso, dal momento che sa che Derek Sykes è il braccio destro di Logan Monroe. Nel frattempo i due escono dalla Chemical Chester.

DERRENCE:- Ah no?

DEREK:- Volevo domandarvi se in questi giorni siete stato avvicinato da qualcuno che non conoscevate.

DERRENCE:- Ma che significa? Cosa volete dire?

DEREK:- Rispondete alla mia domanda, per favore.

DERRENCE:- No, non che ricordi. Ma mi spiegate cosa sta succedendo?

DEREK:- Non ha importanza. Fatemi solo una cortesia. Se qualcuno vi dovesse contattare……..voi venite a dirmelo.

DERRENCE:- Sentite, devo andare.

DEREK:- Datemi ascolto, Derrence. Noi possiamo arrivare voi. Noi possiamo avere tutti sotto controllo.

DERRENCE:- Si, certo……..arrivederci.

Derrence se ne va quasi ignorando Derek, che mostra a Derrence un falso sorriso. Derek a sua volta torna dentro l’edificio. Vediamo che da dietro l’angolo della Chemical Chester spunta Aileen, con in mano un telefonino, che si porta all’orecchio. Possiamo sentire solo le sue parole e non quelle del suo interlocutore.

AILEEN:- Sykes ha contattato Derrrence……….no, lui non gli ha quasi dato ascolto……………senti, è il momento di metterlo in guardia; stasera viene da me………..d’accordo, non gli dico nulla, ma tu ci devi parlare domani stesso, altrimenti sarà troppo tardi. Lui è troppo importante…………..d’accordo, farò finta di nulla. Ma bisogna fare presto.

Aileen termina la conversazione e si allontana dalla Chemical Chester. Panoramica dall’alto e successiva sfumatura in nero.

Inquadratura di Derrence in un appartamento assieme ad un altro uomo.

DERRENCE:- Brian, penso di essere nei casini.

BRIAN:- Ma mi spieghi cosa è successo? Mi piombi qui agitatissimo e non mi spieghi nulla?

DERRENCE:- Scusa, è che sono molto nervoso. Ho paura che il mio non sia più un segreto.

BRIAN:- In che senso?

DERRENCE:- Beh, diciamo che ho il sospetto che si siano accorti che l’incarico di capo sezione del piano me lo sono preso da solo. Non credevo che sarebbe successo, sono passati otto anni, ormai.

BRIAN:- Chi se ne dovrebbe essere accorto?

DERRENCE:- Oggi mi si è avvicinato Derek Sykes, il braccio destro del capo. Mi ha fatto delle strane domande. Mi ha anche detto che possono arrivare a me. Ho paura che mi osservino!

BRIAN:- Dai, stai calmo. Se fossero sicuri ti avrebbero già licenziato.

DERRENCE:- Si, hai ragione. Ma non voglio rinunciare al mio lavoro. Sono sempre stato un impiegato modello, cazzo!

BRIAN:- Tu fai finta di nulla. Magari vogliono solo metterti alla prova. Tu stai tranquillo e la cosa potrebbe anche sgonfiarsi……..sempre che sia come dici tu.

DERRENCE:- Al diavolo, al diavolo tutto. Avrei voglia di sparare a quello stronzo di Sykes; alla Chemical un sacco di teste sono cadute per mano sua.

BRIAN:- Der, dovevi metterlo in conto che prima o poi sarebbe potuto succedere. Ora non fare lo stronzo e smettila di piagnucolare. Continua a fare il tuo lavoro come se niente fosse e tutto andrà bene.

DERRENCE:- Beh, tanto non ho altra scelta. Senti, ora devo andare da Aileen. Ti chiamo domani. Ciao Brian, e grazie per il sostegno.

BRIAN:- Fratello, lo sai che puoi sempre contare su di me. Vaya con Dios.

Derrence lascia l’appartamento di Brian. A questo punto Brian prende in mano il telefono e compone un numero.

BRIAN:- Aileen, sono Brian. Der sta venendo da te………….si, è preoccupato………….e che volevi che gli dicessi? Gli ho solo detto di far finta di nulla e di non preoccuparsi. Sykes ha solo voluto essere certo di non essere disturbato. Evidentemente non sono ancora pronti…………si, certo…………..a questo punto tocca a noi agire………domani?……….ma sei sicura che gli darà ascolto? Se ci va male è finita!

Inquadratura di una porta. Una mano spinge il pulsante del campanello affianco. Questo suona. La porta si apre e vediamo Aileen dietro ad essa.

AILEEN:- Ciao, amore, finalmente sei arrivato. Sei un po’ in ritardo. Ma…….hai una faccia strana……….è successo qualcosa?

DERRENCE:- Sono passato da Brian; avevo necessità di sfogarmi.

AILEEN:- Forza, entriamo.

I due entrano nell’appartamento e si siedono sul divano posto nel soggiorno.

AILEEN:- Che ti succede, Der?

DERRENCE:- Si tratta di Derek Sykes.

AILEEN:- L’assistente di Logan Monroe?

DERRENCE:- Precisamente. Prima di uscire dalla Chemical Chester Sykes mi ha fermato. Mi ha fatto delle strane domande. Voleva sapere se qualcuno mi aveva avvicinato in questi giorni. Mi ha anche detto che mi tengono d’occhio.

AILEEN:- Ma Der, non crederai davvero che ti stiano spiando?

DERRENCE:- Mah……..io non do peso a quello, perché non credo che mi spiino per davvero. Credo invece che mi abbiano scoperto……….e magari credono che io non sia l’unico ad aver trovato lavoro in quel modo……….anzi, probabilmente mi hanno chiesto se qualcuno mi aveva contattato perché credono che io organizzi questo genere di truffe, essendo il primo ad averne organizzato una!

AILEEN:- Der, magari vogliono solo controllare il tuo operato………e tu non hai motivo di preoccuparti, sei sempre stato un impiegato modello, tesoro!

DERRENCE:- Ho sempre svolto bene il lavoro………ma nessuno me l’ha mai dato.

AILEEN:- Povero piccolo, non ti devi preoccupare! Vieni qui……….

Derrence si avvicina ad Aileen e i due si baciano appassionatamente.

DERRENCE:- Amore, ma hai preparato la cena?

AILEEN:- Si, tesoro……..ma veramente adesso hai voglia di mangiare?

Derrence fa un sorriso complice ad Aileen.

DERRENCE:- Naaaaa!!!!

Derrence e Aileen si stringono in un abbraccio. Derrence allunga la mano per spegnere l’interruttore della lampada posta sul tavolino di fianco al divano. Sfumatura in nero.

Inquadratura dell’esterno del palazzo di Aileen. E’ notte. La notte diventa rapidamente giorno.

Inquadratura di un ascensore. L’indicatore di piano posto all’esterno della porte indica 35. In pochi secondi il numero indicato diventa il 36. Le porte si aprono e Derrence esce dall’ascensore. Nel lungo corridoio Derrence sente una voce maschile venire da sinistra. Non sentendo risposte Derrence conclude che l’uomo sta parlando al telefono, Ciò lo incuriosisce, in quanto lui è sempre il primo ad arrivare al lavoro. Derrence allora comincia ad esaminare i vari uffici, cercando di capire da dove provenga la voce. Individuato l’ufficio, la voce tace. Derrence entra nella stanza e vi trova un uomo seduto ad una scrivania.

UOMO:- Buongiorno. Mi chiamo Tzadi. Edwin Tzadi. Forse è bene che ve lo sillabi: T-z-a-d-i. E’ il mio primo giorno d’ufficio.

DERRENCE:- Lieto di avervi con noi, Ed. Io sono Derrence Cale; per voi semplicemente Der.

I due si stringono la mano.

DERRENCE:- Testi pubblicitari?

Edwin annuisce e sorride.

DERRENCE:- Non mi hanno avvertito che sareste arrivato……….

EDWIN:- Ce n’era motivo?

DERRENCE:- A dire il vero, no. Beh, il lavoro ci chiama, come dicono! Ed……..tanto perché sappiate regolarvi, non c’è bisogno che arriviate prima delle nove e un quarto. Qui dentro l’orario………

EDWIN:- Si, lo so, ma a me piace alzarmi presto e arriverò ogni mattina alle otto e mezzo, se non prima………

DERRENCE:- Credo che sia impossibile, Ed. Alle otto escono le squadre di pulizia e chiudono le porte. La signorina McCarty ed io abbiamo le chiavi, ma non le lasciamo a nessuno.

EDWIN:- Ce l’ho anch’io una chiave. Così il problema è risolto, no?

DERRENCE:- Ma come avete fatto…….

Derrence si interrompe bruscamente.

DERRENCE:- Non importa. Beh, ora devo………

EDWIN:- Andare? Ma non è ancora iniziato l’orario di ufficio. Su, resti ancora un po’, si sieda e si metta comodo.

Derrence fa ciò che gli Edwin gli chiede.

EDWIN:- Allora Der……..lavorate qui da molto?

DERRENCE:- Da nove anni.

EDWIN:- E da quanto siete caposezione al piano?

DERRENCE:- Come lo sapete?

EDWIN:- Per caso mi sbaglio?

DERRENCE:- No, non vi sbagliate. Se proprio volete saperlo, sono caposezione da otto anni.

EDWIN:- Beh, è un buon lavoro.

DERRENCE:- Sentite, siete qui per conto di Derek Sykes? O addirittura di Logan Monroe?

EDWIN:- No. Ma vi vedo piuttosto preoccupato. Non era mia intenzione turbarvi. Volevo solo fare due chiacchere tanto per conoscerci meglio. Sapete, sono un gran chiaccherone.

DERRENCE:- Scusatemi voi, piuttosto, se sono stato sgarbato. Sa, non ho dormito bene…….sentite, ora devo proprio andare. Magari continuiamo più tardi.

EDWIN:- Questo è sicuro, Der…….questo è sicuro.

Derrence si alza e si dirige verso il suo ufficio.

Inquadratura di Derrence alla scrivania del suo ufficio. Squilla il telefono.

DERRENCE:- Si?

MERCY:- Signor Derrence, c’è in linea il signor Grant.

DERRENCE:- Passami la chiamata, Mercy.

BRIAN:- Ciao, Der. Come va oggi?

DERRENCE:- Mi ero tranquillizzato………..ma oggi ho conosciuto un nuovo impiegato………..credo che sia una spia mandata dai superiori.

BRIAN:- Come fai a dirlo?

DERRENCE:- Mi ha fatto un mucchio di domande sul mio lavoro. Decisamente quell’uomo non mi piace.

BRIAN:- Come si chiama?

DERRENCE:- Ha un nome strano, sicuramente europeo. Tzadi. Edwin Tzadi.

BRIAN:- Tzadi hai detto?

DERRENCE:- Si……….lo conosci?

BRIAN:- Der, non preoccuparti. Se cerca di parlarti, tu fallo tranquillamente.

DERRENCE:- Ma tu che ne sai di Tzadi?

BRIAN:- Io nulla. Ehi, non sospetterai anche di me , spero?

DERRENCE:- Scusa, Brian………sto diventando paranoico……..vedo nemici dappertutto.

BRIAN:- Ora ti lascio. Mi raccomando, mantieni la calma. Ciao.

DERRENCE:- Ciao, a presto.

Derrence ripone la cornetta e riprende il suo lavoro.

Inquadratura di Derrence che lavora nel suo ufficio. Di nuovo squilla il telefono.

DERRENCE:- Si?

MERCY:- Signore, c’è qui il signor Tzadi che vorrebbe essere ricevuto.

Derrence rimane un po’ in silenzio.

MERCY:- Signor Cale, tutto bene?

DERRENCE:- Si, Mercy. Fallo passare.

La porta che collega l’ufficio di Derrence a quello di Mercy si apre e Tzadi entra.

EDWIN:- Salve di nuovo, Der.

DERRENCE:- Salve. Come mai di nuovo qui?

EDWIN:- Dobbiamo continuare la nostra chiacchierata. Che ne dite di domani a colazione, verso le 11?

Derrence esita. Trema un po’.

EDWIN:- Per favore, Der…….è molto importante.

DERRENCE:- Ma perché non mi dite tutto qui, adesso?

EDWIN:- Voi non capite……..questo non è ne il momento ne il luogo. E’ necessario che noi discutiamo un po’ della ditta e della nostra posizione………e forse voi potrete aiutarmi a risolvere un problema.

DERRENCE:- E va bene……….facciamo a mezzogiorno. Passate voi da me.

EDWIN:- Senz’altro.

Edwin esce dalla stanza e si chiude la porta alle spalle. Derrence accende una sigaretta. Non trema più. L’invito a colazione è per lui segno che Tzadi vuole trattare.

Inquadratura dell’ufficio di Logan Monroe. Questi è a colloquio con Derek Sykes.

LOGAN:- Ne sei sicuro?

DEREK:- Lui ha negato di aver avuto contatti con degli sconosciuti.

LOGAN:- Sospetta qualcosa?

DEREK:- Probabilmente pensa ad un licenziamento.

LOGAN:- Perché, non è forse così?

DEREK:- Beh………diciamo di si.

LOGAN:- Occhi aperti, Derek. Domani o dopo sarà tutto finito. Questa volta ci siamo superati con i tempi di realizzazione.

DEREK:- Ormai credo che nessuno possa più interferire.

LOGAN:- Non devi credere, devi agire……..occhi aperti, non vorrei che tentassero di fotterci all’ultimo momento.

DEREK:- Certamente, signore. Continuerò a vigilare.

Inquadratura di Edwin Tzadi seduto alla scrivania nel suo ufficio. Sta parlando al telefono.

EDWIN:- Si, abbiamo parlato ieri………..ma Brian non ti ha chiamato?………ah, certo……….e così Derrence ha parlato a Brian di me………..beh, è quello che mi aspettavo, crede che lo stia osservando…………si aspetta un licenziamento……….tra due ore, dobbiamo fare colazione a mezzogiorno…………ho capito………si, rispetterò i piani………se lo senti, fai finta di nulla, come sempre………d’accordo, mi faccio sentire io. A dopo, Aileen.

Inquadratura di Derrence che bussa ad una porta.

VOCE:- Avanti.

Derrence apre la porta ed entra nell’ufficio di Aileen.

DERRENCE:- Ciao, Aileen.

AILEEN:- Ehi, ciao, tesoro. Come mai ieri non sei passato dopo il lavoro?

DERRENCE:- Sono molto nervoso?

AILEEN:- Che ti prende? Aspetta……..non sarà per caso ancora per la storia del licenziamento?

DERRENCE:- Si………credo che abbiano mandato qualcuno a spiarmi……..lavora qui da ieri…….è in questo stesso piano.

AILEEN:- Edwin Tzadi?

DERRENCE:- Lo conosci?

AILEEN:- Beh……….mi hanno detto che c’era uno nuovo e sono passata da lui.

DERRENCE:- Tra un’ora dobbiamo andare a colazione insieme. E’ stato lui a volermi incontrare. Cercherò di trattare.

AILEEN:- Ma cosa ti ha detto?

DERRENCE:- Inizialmente credevo fosse venuto unicamente per licenziarmi………ma poi mi ha detto che vuole che lo aiuti a risolvere un problema. Conto di poter scendere a patti con lui. Oh, amore, sono nella merda fino al collo!

AILEEN:- Der……..non preoccuparti……tu stallo solo ad ascoltare……….abbi fiducia.

DERRENCE:- Che vuoi dire? Ti ha detto qualcosa?

AILEEN:- No, certo che no. Ma se ti vuole vedere probabilmente tratterà. Cerca di non perdere la testa.

DERRENCE:- Che situazione di merda…..senti amore, ora devo andare. Ti chiamo dopo per raccontarti ciò che è successo.

AILEEN: Magari passa direttamente a casa mia stasera. Diciamo verso le 18.

DERRENCE:- A dire il vero dovrei anche vedere Brian……….sai, ne ho parlato anche con lui e………

AILEEN:- Stai tranquillo, lo chiamo io e ci vediamo tutti a casa mia. Tu ora pensa solo a mantenere l sangue freddo.

DERRENCE:- Ti amo, Aileen.

AILEEN: Ti amo anch’io.

Derrence si avvicina ad Aileen e le da un bacio, dopodiché esce dal suo ufficio.

Ore 11.55. Squilla il telefono di Derrence.

DERRENCE:- Che c’è?

MERCY:- Il signor Tzadi è qui.

DERRENCE:- Digli di attendermi nel corridoio, arrivo subito.

MERCY:- D’accordo, signore.

Derrence prende il cappotto ed esce nel corridoio, dove trova Edwin ad aspettarlo.

EDWIN:- Proprio una bella donna la vostra segretaria.

DERRENCE:- Già. Ma credo sia abituata ad apprezzamenti meno tiepidi.

EDWIN:- Alla mia età è già tanto!

DERRENCE:- Vogliamo andare?

Inquadratura dei due seduti al tavolo di un ristorante.

EDWIN:- Veniamo al punto, Der. Capisco che abbiate paura di me. Credo anche di sapere perché. Ma non è me che dovete temere.

DERRENCE:- Da quanto tempo sapete che nessuno mi ha mai dato quell’incarico.

EDWIN:- Lasciate perdere, non è questo quello che conta.

DERRENCE:- Chi vi manda?

EDWIN:- Neanche questo è importante.

DERRENCE:- E allora ditemelo voi che cazzo è che è importante!

EDWIN:- Calmatevi. Così non risolvete nulla. Volete sapere cosa veramente conta? Che io sia qui, che abbiano mandato me a tenervi d’occhio. Ecco cosa conta.

DERRENCE:- Ok, voglio stare al gioco. Ci sono duemila dollari per voi se non mi denuncerete alla direzione.

EDWIN:- I soldi……….si credeva che potessero risolvere tutto……..che errore……i soldi hanno distrutto tutto, invece. Sono stati la rovina dell’uomo.

DERRENCE:- Smettetela con le vostre cazzate! Volete giocare al rialzo? Quanto volete?

EDWIN:- Sentite……..anzi, senti. Puoi darmi del tu; io farò altrettanto.

DERRENCE:- Fai un po’ come vuoi.

EDWIN:- E ora ascoltami: i soldi non contano. Ma forse potresti aiutarmi in un altro modo, Der.

DERRENCE:- In un altro modo………

EDWIN:- Si, ecco……..

Edwin appare imbarazzato. Più di quanto lo sia Derrence.

EDWIN:- Diciamo che tu sei nei guai per quello che io so; e io lo so perché c’è un’altra persona che sa. E quest’altra persona sa che io sono al corrente dei tuoi affari.

DERRENCE:- Cioè io dovrei pagare…….

EDWIN:- No, lei non accetterebbe niente. Non vuole denaro, posizione…….niente, insomma. Vuole solo che io…….ti faccia eliminare.

DERRENCE:- Che……che cosa?

EDWIN:- Mi hai capito benissimo.

DERRENCE:- Che cosa dovrei fare?

EDWIN:- Toglierla di mezzo.

Un lungo silenzio cala tra i due.

DERRENCE:- Ma che cosa sa lei di te? Perché vuoi farla fuori? Non sarà solo perché lei sa che tu sai tutto di me……
Basterebbe licenziarmi e la questione sarebbe risolta!

EDWIN:- Ti ho detto la verità. Io non voglio che tu sia eliminato e lei insiste perché lo faccia. Inizialmente avevo cinque giorni per svolgere il mio incarico. Gli ordini sono cambiati, me ne hanno dati solo tre. Poiché ci siamo conosciuti ieri, se sai contare capirai che entro domani devo portare a termine il mio compito. Il mio ufficio è al quarantunesimo piano. Sono sceso al trentaseiesimo per conoscerti, per decidere se dovevo darle o no retta. Ma non posso farlo.

Derrence comincia a ridere.

EDWIN:- Lo so che ti sembra ridicolo, ma………tu rappresenti qualcosa per me…….qualcosa di importante…… Senti, dimentichiamo la faccenda dei duemila dollari, anche se ho un grandissimo bisogno di denaro. Se ci stai a far fuori Mercy Adrians……

DERRENCE:- Cosa, ho sentito bene? Mercy Adrians, la mia segretaria? E’ lei che vuole……..farmi eliminare?

EDWIN:- Si. Toglila di mezzo e potrai continuare al tuo posto con la tua solita vita, come se niente fosse capitato. Se la uccidi crederanno che sia stata lei a fare un errore. Ti lasceranno in pace. Diciamo che la prassi è questa…….se anche hanno già trovato un rimpiazzo………se viene dimostrato che un impiegato è ancora efficiente, è lui a mantenere il suo posto.

DERRENCE:- Io capisco nulla di quello che dici. Secondo me sei solo un povero pazzo.

EDWIN:- Der, la devi uccidere! Se veramente fossi…….non efficiente……..non si aspetterebbero mai che tu lo facessi.

Derrence riprende a ridere.

DERRENCE:- Ma credi proprio che tenga tanto al mio impiego al punto da uccidere qualcuno per conservarmelo?

EDWIN:- Spero di si. Lo spero con tutta l’anima.

DERRENCE:- E allora ti sbagli.

EDWIN:- E allora non c’è più niente da fare. Non sarò io ad eliminarti, ma ti assicuro che qualcuno lo farà.

DERRENCE:- Meglio perdere l’impiego che finire sulla sedia elettrica.

EDWIN:- Non corri il minimo rischio. Noi ti faremo evadere.

DERRENCE:- E come puoi assicurarmelo?

EDWIN:- Non posso dirlo.

DERRENCE:- Appunto.

EDWIN:- Se proprio non te la senti……..lascia tutto. Parti stasera stessa. Non passare da nessuno, scappa, e potresti anche farla franca.

DERRENCE:- Anche questo è impossibile. Ho una fidanzata e degli amici.

EDWIN:- Loro capiranno. Sei tu che non capisci……..diavolo, sapevo che sarebbe stato difficile……..ma tu non mostri disponibilità a salvarti il culo!

DERRENCE:- Senti, è impossibile per me andarmene e lasciare tutto. Ho delle responsabilità. E mi è anche impossibile far fuori Mercy. Se sei così sicuro di farla franca, perché non la uccidi tu? Io non ne sono capace; non sono fatto per certe cose………tutti i……vecchi come me non ne sono capaci.

Arriva il cameriere, che da un’occhiata ai piatti appena toccati.

CAMERIERE:- Qualcosa non va, signori?

DERRENCE:- Va tutto bene. Abbiamo poca fame.

CAMERIERE:- Signore, la direzione vi rimborserà se non siete rimasto soddisfatto……..

Edwin si innervosisce.

EDWIN:- Smettetela con queste sciocchezze! Non vedete che ormai nessuno le apprezza più?

CAMERIERE:- Davvero?

EDWIN:- Non proprio……una persona lo può ancora fare. Ma non crederete che quella persona sia qui, con tutti i ristoranti che ci sono al mondo!

CAMERIERE:- Quella persona è al sicuro?

EDWIN:- No. Qualcuno se n’è accorto. Se ne andrà. Così hanno deciso.

CAMERIERE:- E’ triste, molto triste, signore. Sapevo che sarebbe successo, che era la logica conclusione. Io non discuto, eppure…….

EDWIN:- Anch’io.

I due pagano il conto e poi escono dal ristorante.

DERRENCE:- Ma di che diavolo parlavate? Giocavate a fare gli 007? Sembravate due spie in territorio nemico!

EDWIN:- Si, all’incirca è così.

DERRENCE:- Avete detto che ne rimaneva una soltanto. E che cosa c’entrava con il cameriere? E perché…….

EDWIN:- Siamo membri di……..una setta religiosa un po’ particolare. Gli oggetti del nostro culto sono tutti estinti, tranne uno. Ho riconosciuto nel cameriere un membro della setta. Insomma, il nostro problema è che non abbiamo più dei.

DERRENCE:- Ma cosa sono i vostri dei?

EDWIN:- Ormai abbiamo solo un dio. Ed è un animale.

DERRENCE:- Un animale? Che va al ristorante?

Derrence ride per l’ennesima volta, più per isterismo che per convinzione.

EDWIN:- Der…….è così.

DERRENCE:- Basta, ne ho la palle piene. Non so perché mi stai facendo questo, ma non credo a niente di quello che dici. Anzi, sai che ti dico? Ora me ne torno a casa, non passo in ufficio……….così mi licenziano davvero!

EDWIN:- Der, tu non………

DERRENCE:- Fanculo!

Derrence se ne va senza voltarsi indietro. Edwin rimane solo, fuori dal ristorante. Sfumatura in nero.

Inquadratura di Derrence suduto su un divano nell’appartamento di Aileen; anche lei e Brian sono li.

BRIAN:- Che vi siete detti?

DERRENCE:- Quell’uomo è un pazzo. Stava vaneggiando……ha detto solo un mucchio di balle.

AILEEN:- Cioè?

DERRENCE:- Per farla breve, mi ha detto che lui era li per farmi fuori, ma non ne aveva il coraggio. La mandante di tutto dovrebbe essere Mercy Adrians, la mia segretaria. Per lui la soluzione sarebbe uccidere Mercy, anche se non ho capito perché……..se tutti ormai conoscono la mia posizione, cosa cambierebbe ucciderla?

BRIAN:- Ti ha detto altro?

DERRENCE:- Si, mi ha detto che se proprio non fossi stato capace di uccidere Mercy, almeno sarei dovuto sparire, senza avvertire nessuno………neanche voi. Mi ha anche parlato di una setta di cui lui farebbe parte. Da quello che ho capito tutti i loro dei sarebbero estinti, tranne uno; e per lui quest’uno conta molto. Insomma, capite anche voi che è un folle!

AILEEN:- Der……..perché non hai seguito il suo consiglio? Perché non te ne sei andato?

DERRENCE:- Ma di che diavolo stai parlando?

BRIAN:- Der, amico mio………Edwin aveva ragione. Diciamo che scappare è rischioso, perché possono sempre riprenderti……….ma almeno avresti dovuto tentare.

DERRENCE:- Ehi, ma che state dicendo? Come potevo andarmene così?

AILEEN:- La soluzione migliore è quella che ti ha suggerito Edwin……..uccidere Mercy. Anche se tu ora non capisci… ti assicuro che cadrebbero le accuse contro di te…..

BRIAN:- E’ così. Der. Ormai credo che scappare sia inutile. Devi uccidere Mercy Adrians.

DERRENCE:- Un…..un momento! Ma voi siete d’accordo con Tzadi! Cristo, ma cosa sta succedendo?

AILEEN:- Si, tesoro. Noi facciamo parte della…….setta di cui fa parte Edwin.

BRIAN:- Der, di me ti sei sempre fidato, fallo anche ora: uccidi Mercy Adrians, per Dio!

DERRENCE:- Dio? Ho paura che l’abbiate perso di vista, con la vostra merdosa setta! Siete tutti delle spie, vero? E’ così, l’ho capito subito……….voi volete sbarazzarvi di Mercy Adrians e volete sfruttare il fatto che avete scoperto il mio inganno! Ma io non sono un assassino………..domani……..andrò alla Chemical Chester e rassegnerò io stesso le dimissioni, così sarà tutto finito!

AILEEN:- No, Der, ti prego! Se vai sarà veramente tutto finito! Ti prego, se anche tu mi ami………

DERRENCE:- Stai zitta! Stai zitta! E io che ti avevo addirittura chiesto di sposarmi!

BRIAN:- Der, tu devi capire…….insomma, ascoltami!

DERRENCE:- No, ascoltatemi voi! In due giorni la mia vita è stata distrutta e voi siete tra i responsabili! Siete due bastardi!

AILEEN:- Derrence, noi stiamo cercando di salvarti………

DERRENCE:- Non una parola di più, tra di noi è finita. Addio, figli di puttana!

AILEEN:- Der, se esci da quella porta per te è finita, te ne rendi conto?

DERRENCE:- Fottiti, dolcezza!

Derrence esce sbattendo la porta. Sfumatura in nero.

E’ mattina: Derrence si sta recando al lavoro. Come di consueto entra nell’edificio della Chemical Chester. Si dirige nell’ufficio di Mercy. Sono circa le 10.20.

DERRENCE:- Buongiorno, Mercy.

MERCY:- Signore! Ma che fine avevate fatto?

DERRENCE:- Sono stato trattenuto…….da una colazione! Ahahahaha!!!!

MERCY:- Non capisco cosa diciate.

DERRENCE:- Secondo me lo capisci benissimo…….dal momento che sei una spia come tutti gli altri! Ma non ho intenzione di ucciderti, come mi ha suggerito Tzadi. Non sono un assassino.

MERCY:- Signore…….ma che dite? Vi sentite bene?

DERRENCE:- Benissimo. Sai, ieri ho fatto colazione col tuo amico, Edwin Tzadi.

MERCY:- Mio……amico? Ma l’ho conosciuto solo due giorni fa, come voi! Cosa vi ha detto?

DERRENCE:- Niente di speciale, le cose di tutti i giorni. Per esempio mi ha detto che sei nemica sia di lui, sia di me e che avevate intenzione di eliminarmi; ma per evitarlo avrei dovuto uccidervi io. Routine! E voi cosa mi raccontate di bello? Ahahahahah!!!!!!

A un tratto Edwin entra nella stanza.

EDWIN:- Hai commesso un grave errore, Der.

DERRENCE:- Lo so. L’ho commesso nove anni fa, entrando in questa fottuta azienda.

EDWIN:- Ormai non posso più fare niente per te.

DERRENCE:- Sarò licenziato?

EDWIN:- Si.

DERRENCE:- Non chiedo altro.

EDWIN:- Dobbiamo andare al 52° piano.

DERRENCE:- Nell’ufficio del signor Monroe?

EDWIN:- Si. Verrai?

DERRENCE:- Siamo ancora qui?

I due si incamminano verso l’uscita.

DERRENCE:- Addio, Mercy.

MERCY:- Addio, signore. E’ stato un piacere lavorare per voi.

I due percorrono il lungo corridoio verso l’ascensore. La porta dell’ufficio di Aileen è aperta, ma lei non è li. Del resto non si sentono rumori in tutto il corridoio. Il panico assale Derrence, che comincia a sudare.

DERRENCE:- Ed…….perché non c’è nessun rumore?

EDWIN:- Perché è tutto finito. Tu sarai licenziato.

DERRENCE:- E’ giusto così.

Finalmente Derrence e Edwin entrano nell’ascensore. Le porte si chiudono.

Inquadratura delle porte che si aprono. Si trovano nell’attico, dove Logan Monroe ha il suo ufficio. Qui si trovano Il signor Monroe, seduto dietro la scrivania, Derek Sykes, in piedi vicino alla finestra, Aileen e Brian, seduti su delle poltrone. C’è un altro uomo, di spalle, che guarda fuori dalla vetrata. Non si riesce a vederne il volto, essendo di spalle.

LOGAN:- Finalmente qui, signor Cale. Benvenuto anche a voi, signor Tzadi. Anche se presto ci saluteremo.

DERRENCE:- Cosa intendete?

DEREK:- Mentre voi sarete…….licenziato……Edwin sarà demolito. E’ molto triste, Tzadi era uno dei primi cento originali……..ma è necessario.

DERRENCE:- Demolito?

DEREK:- Si, certo. Assieme alla signorina McCarty e al signor Grant. Ma Tzadi non vi ha spiegato nulla?
Derrence fissa lo sguardo altrove.

DERRENCE:- Demolito……….

DEREK:- Si. Distrutto, ucciso. E’ durato già più della media. Mi capite? Lui era uno dei primi cento esemplari usciti dalle mani dell’Esemplare primo. Per questo aveva qualche lieve difetto, il linguaggio un po’ inceppato, la struttura goffa, una certa tendenza al romanticismo. Anche tra gli ultimi esemplari se ne trovano alcuni che rivelano questa tendenza, come Aileen e Brian; puntualmente li demoliamo se notiamo comportamenti di questo tipo. Ma una volta che l’ultimo essere umano sarà scomparso………

Derrence riprende una certa calma. Sembra rilassato, non suda più.

DERRENCE:- E io sarei l’ultimo essere umano?

LOGAN:- Crediamo di si. E’ possibile che ne resti ancora un esemplare in India o in Svezia. Ma per quanto ne sappiamo qui a Topeka nel Kansas vive l’ultimo uomo. Voi, signor Cale.

DERRENCE:- L’ultimo uomo……..

DEREK:- Noi non l’avevamo capito. Sapete, ormai credevamo che gli uomini fossero tutti scomparsi; è stata Mercy Adrians a denunciare la cosa. Naturalmente prima di eseguire una demolizione facciamo molte ricerche, poiché poteva essere lei ad avere un malfunzionamento. Ma tutti noi le abbiamo creduto perché è un nuovo modello; i nuovi modelli è praticamente impossibile che si inceppino…….

AILEEN:- Questo accade solo ad alcuni di noi quando vengono a contatto con un umano……..come è successo a me e a Brian………

BRIAN:- Già……..ma Mercy ti aveva denunciato, ed era impossibile che si fosse inceppata per questa ragione.

AILEEN:- Io………ti ho amato veramente……Der………almeno per quanto ciò è possibile ad una macchina…….

DERRENCE:- Anch’io ti ho amato, per quanto è possibile ad un uomo.

DEREK:- Fortunatamente Tzadi ha fallito nel suo tentativo di salvarla……..

Derrence non sembra essere rammaricato, ma continua a mostrarsi rilassato.

EDWIN:- Io potevo salvarti, Der. Se mi avessi ascoltato, se avessi ucciso Mercy Adrians, le accuse a tuo carico sarebbero cadute,

DERRENCE:- Cosa intendi? Al contrario, avreste avuto una prova della mia colpevolezza………

LOGAN:- Tzadi ha ragione, signor Cale. Noi uccidiamo solo se minacciati da un nostro simile. Se voi aveste ucciso Mercy ci avreste dimostrato che il malfunzionamento era in lei; un uomo, per quanto vi possa sembrare strano, non avrebbe mai acconsentito ad ucciderla………..e voi ne siete la prova vivente. Non uccidendo Mercy Adrians, abbiamo avuto la certezza che voi siete un uomo; l’ultimo uomo.

A questo punto notiamo che Derek Sykes alza il braccio destro.

LOGAN:- Non ancora.

Logan Monroe si rivolge a Derrence.

LOGAN:- Vede, Derrence, noi non siamo stati spietati nella nostra guerra come siete stati voi; non abbiamo costruito camere a gas, non abbiamo seminato panico e distruzione. Semplicemente, per ventisette anni, abbiamo eliminato e sostituito a poco a poco tutti gli uomini………nessuno ha mai sospettato di vivere in mezzo agli androidi. La cosa è del tutto indolore, come potrete rendervi conto tra poco.

DERRENCE:- Androidi……….macchine.

LOGAN:- C’è altro che volete sapere?

Derrence esita a lungo.

DERRENCE:- Io……..non vi credo! E’ un brutto scherzo, un incubo! Non credo ad una parola di tutta questa………

Derek alza nuovamente il braccio destro. Nel palmo della mano si apre una fessura.

DEREK:- Respirate a fondo e non sentirete niente.

LOGAN:- Aspetta. Lui è l’ultimo…….facciamogli vedere.

Logan Monroe batte la spalla all’uomo girato verso la finestra.

LOGAN:- Vedete, Derrence, se aveste ucciso Mercy Adrians avremmo distrutto un nuovissimo esemplare come questo! Così è la prassi.

L’uomo alla finestra si volta e adagio; tossisce un po, con aria imbarazzata. Derrence comincia a ridere. E ride sempre di più.

DERRENCE:- Ahahahahahahah! No…….questo……ahahahahahah……è davvero…….troppo…….ahahahahahahah!

L’uomo ora è completamente voltato. Vediamo che è la perfetta copia di Derrence. Anche l’androide ride, esattamente come Derrence.

ANDROIDE:- Mi spiace, signore……..spero di far bene come voi.

La fessura nella mano si espande, fino a diventare larga come un pugno. Un gas si diffonde nella stanza. Derrence Cale aspira profondamente. Sfumatura in nero.

FINE

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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