Recensione in anteprima – Roma 14 – Selezione Ufficiale – A lungo atteso, il nuovo film di Martin Scorsese sarà nelle sale italiane solo tre giorni per poi affidarsi, in tutto il mondo, alla fruizione tramite Netflix dal 27 novembre. Un film intenso, magistralmente diretto e straordinariamente interpretato. 210 minuti di Cinema con la “C” maiuscola che segnano anche uno sguardo tra passato e presente della carriera di tre grandi attori del grande schermo. Al cinema il 4-5-6 novembre.

Una riunione di grandi artisti sotto l’insegna Netflix

Frank Sheeran (Robert De Niro) è un veterano della Seconda Guerra Mondiale e un autista di camion quando incontra l’uomo del destino, Russell Bufalino (Joe Pesci), boss della mafia a Filadelfia, che vede in lui il tratto principale di un buon ufficiale: l’affidabilità. Le famiglie di Frank e Russell stringono un’amicizia che va al di là (ma non al di sopra, come vedremo) del business.

Russell è così fiero di Frank che lo presenta a Jimmy Hoffa (Al Pacino), il capo del sindacato dei camionisti, più popolare di Elvis e dei Beatles messi insieme. Hoffa è vulcanico e brillante, calcolatore e stratega, ma anche affettuoso e seducente. Frank non è immune al suo carisma e diventa il suo guardiaspalle, il suo consigliere e, forse, il suo miglior amico.

Con un budget di oltre 140 milioni e un cast stellare il film ha subito anche diversi ritardi di produzione che non hanno scalfito l’intenzione di Netflix di portare sul loro “piccolo” schermo una produzione così importante e con firme così autorevoli.

“Parlare di streaming o grande schermo è secondario perché l’importante è che il film ci sia, sia fatto. I produttori non mi hanno dato i soldi per farlo, Netflix sì e mi dato libertà creativa e permesso di sforare di 6 mesi le riprese.”

Queste le parole di Martin Scorsese durante la conferenza stampa a Roma durante la Festa del cinema di Roma numero 14. Parole semplici che liquidano la questione produttiva, avversata da alcuni e ringraziata da molti altri, altrimenti certi film non vedrebbero nemmeno la luce.

Colpa e redenzione tra amici e familiari

La regia di Martin Scorsese mostra la sua efficacia sin dalla prima scena con bellissimo e lungo piano-sequenza per arrivare alla figura di Frank Sheeran invecchiato e su una sedia a rotelle. Da lì inizia il racconto di un’epopea in salsa mafiosa tra sindacati, omicidi, mazzette e sempre più potere.

Nel narrare tutte le vicende che hanno portato poi alla storia di Jimmi Hoffa il film si prende tutto il tempo necessario. Ad una prima parte che vede Sheeran scalare in modo costante e in maniera quasi casuale e non voluta, le gerarchie e le amicizie delle famiglie più potenti di “cosa nostra” in America si contrappone poi una seconda parte dove il rapporto tra i tre grandi attori (e personaggi) è praticamente palpabile.

Joe Pesci e Robert De Niro si lanciano anche in diversi dialoghi in italiano così come la familiarità e l’impegno traspare tra Robert De Niro e Al Pacino. E’ una continua gara di bravura tra gli attori attraverso una sceneggiatura calibrata, mai invadente e con il preciso compito di narrare e approfondire il rapporto di amicizia e affetto tra tutti i personaggi.

Speranza e rimpianto attraverso uno spiraglio

C’è quell’immagine finale, emblematica, che non vi riveliamo che determina un misto di rimpianto e speranza attraverso uno spiraglio aperto al futuro. E’ un guardare alla vita di Sheeran senza giudicare anche se il pubblico ha già ben in mente il giudizio da dare. Ma è un argomento che non interessa. Relegato alle figure femminili che variano tra la tacita complicità e la rassegnata assegnazione.

Dopo i 210 minuti di questo “The Irishman” non si può rimanere indifferenti senza porsi in maniera leggermente diversa nei confronti delle produzioni cinematografiche e delle produzioni per streaming. L’opera di Martin Scorsese priva di limitazioni sfora nel minutaglie senza mai annoiare e lascia al cinema una pellicola che è anche un riassunto della vita da “bravi ragazzi” dei tre attori impegnati nel film.

In poche parole un film da non perdere.

Voto: 8,6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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