Recensione in anteprima – Presentato fuori concorso a Cannes, il ritratto della persona dietro alla maschera di Sir Elton Hercules John, al secolo Reginald Kenneth Dwight, diretto da Dexter Fletcher, uscirà nei cinema il 29 Maggio.

“Devi uccidere la persona che volevano tu fossi e diventare quello che vuoi essere”

Il film si concentra sulla vita del baronetto dalla tenera età, fino al ricovero in clinica di disintossicazione, all’inizio degli anni novanta. Racconta una vertiginosa caduta dalla timida innocenza alla perversione e alla dipendenza; di una ricerca disperata di amore e affetto, che la persona, non il personaggio, troverà solo in età matura, dopo anni di solitudine e sofferenza.  Con un padre freddo e assente e una madre disinteressata e cinica, sono poche le figure in cui il giovane Reggie Dwight ha potuto trovare un minimo sostegno in questo periodo buio e difficile. La nonna Ivy prima e il paroliere e amico di una vita Bernie Taupin dopo, saranno gli unici due porti sicuri, i suoi unici due sostegni.

Non chiamatelo biopic

Anche se ripercorre la vita di un personaggio realmente esistito, Rocketman è un musical prima di essere un film biografico. La musica è protagonista. Le canzoni, tante e interpretate dagli attori, sono parte del racconto, si fondono con la sceneggiatura e tra di loro, per formare una grande opera rock, ricca di sequenze magiche e surreali, arrivando perfino sott’acqua e in aria. È un turbinio di emozioni forti e travolgenti, che catapulta lo spettatore in una fantastica allucinazione.

Simili, ma diversi

Nonostante sia poco fruttuoso, il paragone con “Bohemian Rhapsody” sarà inevitabile. Prima di tutto perché insieme, i Queen ed Elton John sono stati pilastri imprescindibili nel panorama musicale degli anni ’70 e ’80, in Inghilterra come nel mondo intero.

Poi è stato proprio Dexter Fletcher a prendere in mano le redini del biopic su Freddie Mercury, dopo che Bryan Singer è stato licenziato. Infine, in “Rocketman” ritroviamo vecchie conoscenze: lo avevamo lasciato in una New York piovosa, appena scaricato dalla limousine di Freddie Mercury, qui lo rincontriamo -più giovane- al Troubadour nella soleggiata Los Angeles: John Reid, il produttore discografico che in “Bohemian Rhapsody” aveva il volto di Aidan Gillen, è interpretato questa volta dall’ex collega di Game of Thrones, Richard Madden.

Certo, anche la trama è simile, sebbene l’ascesa, la caduta e la redenzione di una star siano copioni spesso ritrovati nella storia del rock. Le vite delle due star si sono infine intrecciate per davvero, quindi sì, confrontarli può essere inevitabile, ma anche piuttosto superfluo. I due film si strizzano l’occhio, ma si guardano da lontano, mantenendosi a una dovuta rispettosa distanza.

Il cast

Taron Edgerton è sicuramente l’anima del film. Un’interpretazione superlativa nella recitazione come nel canto, un timbro di voce sorprendentemente somigliante, una mimica estremamente ben studiata. Il cuore c’è tutto e si vede. Anche il resto del cast è encomiabile, con una menzione speciale per Bryce Dallas Howard, una mamma squisitamente imperturbabile e impudente.

Per la serie “a volte ritornano”, Edgerton aveva già lavorato con Dexter Fletcher in un’altra storia vera, divertente ma immeritatamente sottovalutata, Eddie the Eagle, mentre Jamie Bell, che fu Billie Elliot nel 2000, aveva già recitato in una sceneggiatura scritta da Lee Hall.

È infine abbastanza scontato che la storia di un artista ancora in vita risulti raccontata in un film celebrativo, anche perché Elton John stesso ne è promotore e produttore, proprio nel bel mezzo del suo tour d’addio “Farewell Yellow Brick Road”.

Rocketman è una storia commovente, dinamica, divertente e intima. Come gli altri suoi “colleghi” può essere ugualmente apprezzato dai fan e dai semplici simpatizzanti.

voto: 8

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