Recensione in anteprima – Venezia 75 – Orizzonti – L’opera uruguaiana diretta da Alvaro Brechner è una delle due che tratta la storia dell’ex presidente dell’Uruguay Josè Mujica presentate alla Mostra cinematografica di Venezia quest’anno; essa infatti ha fatto il paio con El Pepe: A Supreme Life di Emir Kusturica, documentario di elogio alla figura storica uruguaiana sopracitata. Dal 10 gennaio al cinema.

La detenzione dei tupamaros

Josè “Pepe” Mujica (Antonio de la Torre), Eleuterio Fernandez Huidobro (Alfonso Tort) e Mauricio Rosencof (Chino Darin) sono i tre protagonisti dell’opera presentata nel concorso Orizzonti, parallelo alla selezione ufficiale. I tre uomini furono costretti a vivere il buio della metaforica notte lunga 12 anni. Periodo nel quale essi sperimentarono le sofferenze della prigionia, della condanna alla solitudine e del rischio di perdere la ragione; tribolazioni dovute al regime dittatoriale costituito dall’esercito uruguaiano.

Dal 1973 al 1985 i tre tupamaros vissero dietro le sbarre, dentro camere anguste e sporche, quando non dentro a pozzi o grotte. Solo l’enorme forza di volontà e il coraggio diedero loro la forza per sopravvivere alla reclusione. Uno di loro si fece conoscere dai militari come scrittore e poeta, tanto da diventare supporto sentimentale e ghost writer per comandanti con problemi di cuore.

Come comunicarono tra loro? Bastò finire in celle contigue per imparare a comunicare a colpi di nocche sui muri. Magistrale e da brividi la sequenza in cui due detenuti stabiliscono un metodo di comunicazione basato sui tocchi sulla nuda roccia che permise loro di intendersi agevolmente, tanto da riuscire a giocare a scacchi.

Un’opera le cui scelte funzionano e rafforzano il racconto

La forza e l’originalità dell’opera consta nel saper trattare una vicenda di tale carica drammatica riuscendo a mantenere l’attenzione dello spettatore, senza dilungarsi in tempi lunghi ma scegliendo i momenti più indicativi nell’arco dei 12 anni di prigionia.

Memorabile la scena a circa metà film che presenta il problema di accesso al gabinetto per uno dei prigionieri e la ricerca della soluzione da parte dell’esercito, verrà scomodato man mano un sempre più alto in grado, fino ad affollare stupidamente il bagno, esilarante.

La realtà oltre la pellicola

Il regista ha deciso per quest’opera di basare la scrittura sui racconti dei tre sopravvissuti, con il rischio di girare un elogio dei tre con un film a episodi. Il maggiore rischio diventa la migliore qualità, infatti egli è stato in grado di imbastire il racconto con soluzione di continuità, amalgamando gli aneddoti che funzionano e si combinano tra loro, orchestrando un grande film.

Oggi due dei tre personaggi sono ancora vivi, Mujica è l’ex presidente dell’Uruguay, Rosencof è uno scrittore, poeta e giornalista; Huidobro morì nell’agosto del 2016 dopo anni come militante politico e articolista.

Voto: 7,5

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