Recensione in anteprima – Dopo sette anni dal secondo capitolo, ritorna l’agente più pasticcione dei servizi segreti inglesi. La terza avventura di Johnny English  cambia nuovamente regista affidandosi a David Kerr. Non cambia l’istrionico protagonista: un Rowan Atkinson che continua a far fortuna con le sue intramontabili smorfie, dabbenaggini, ingenuità. Al cinema dall’11 ottobre.

Alla vigilia di un importante summit internazionale, un attacco informatico rivela l’identità di tutti gli agenti segreti britannici sotto copertura. L’unico rimasto sul campo è in pensione, non ha idea di cosa sia un’App, e si chiama “English, Johnny English”. Riunito in team col suo fedele scudiero Bough, l’agente English, entusiasta di tornare al lavoro, dovrà vedersela con un’affascinante spia russa, con droghe sintetiche mai sperimentate e con un giovane e rampante nemico, re del digitale.

Richiamato in servizio

Spia in pensione ma non troppo. L’inizio del film ci mostra un Johnny English (Rowan Atkinson) impegnato a insegnare, in quella che, secondo lui è una sua copertura per addestrare nuove giovanissime reclute. Quando Rowan Atkinson ha a che fare con i bambini la sua ingenuità si mescola all’arguzia dei piccoli ed esplode in situazioni grottesche.

Una scuola apparentemente normale che ha Johnny English come professore, spia ormai in pensione e uno dei pochi nomi non rivelati dal file trafugato. Il suo ritorno in servizio è esso stesso un momento di fortuita e inaspettata strategia che elimina tutti gli altri contendenti. Un momento divertente che continua quel modus operandi della spia più stravagante del grande schermo.

Analogico vs digitale

Per Johnny English, ritornare in servizio significa anche confrontarsi con il mondo digitale. La sua avventura, iniziata nel 2003 non aveva tutta quella tecnologia social già presente nel film del 2011 e straripante in questo nuovo capitolo del 2018. La goffa reazione alla tecnologia diventa spunto divertente all’interno di un film che esalta fino all’eccesso la possibilità di interconnessione virtuale.

E’ un magnate e mago dell’informatica uno degli antagonisti di Johnny English. Facendo un po’ il verso a Tim Cook, Steve Jobs e Mark Zuckerberg, riassumendoli e sommandone i caratteri egemoni, Jason Volta (un bieco Jake Lacy) rappresenta tutto quello da cui si allontana Johnny English. Il nostro buffo eroe dell’MI6 è ancora legato a tutti quei gadget meccanici da “spia” che hanno fatto la fortuna di tutta la serie “007”.

Molto divertente risulta la scena in cui Johnny English deve essere rifornito delle ultime invenzioni “da spia”. Lui abituato a penne che sparano dardi, orologi sono tali solo all’apparenza e indumenti dall’uso più improbabile si vede recapitare uno smartphone. Il contrasto diventa nuovamente surreale accompagnato anche da un’ottima spalla: l’immancabile e fedele Angus Bough (Ben Miller) qui più Sancho Panza di un neo-Don Chisciotte in smoking.

La formula che funziona (quasi) sempre

In “Johnny English colpisce ancora” ci sono tutti gli elementi della comicità divertente (per i più) che hanno reso famoso Rowan Atkinson. Sebbene alcune situazioni grottesche siano ampiamente prevedibili o non del tutto originali si ride o, almeno si sorride di gusto.

E’ una formula che funziona (quasi) sempre e che si avvale anche di personaggi di contorno creati volutamente esagerati nelle loro caratteristiche principali o nei loro difetti. E’ il caso del già citato Jason Volta con la bella interpretazione di Jake Lady o con la femme fatale di turno impersonata dalla bella Olga Kurylenko (già bond girl nel “vero” film dedicato a James Bond).

Emma Thompson interpreta invece il primo ministro britannico. Un personaggio isterico, ansioso,  credulone e iper attivo. E’ una chiara parodia del primo ministro May, così come gli incontri tra i vari capi di stato.

Forse il terzo capitolo di questa che sta diventando una saga comica inizia a presentare il conto di una struttura narrativa e di trovate divertenti sempre fedeli allo stesso stile. In realtà poi da un film di questo genere non ci si aspetta altro che fare qualche risata in compagnia di una comicità ben conosciuta, familiare e rassicurante.

Voto: 6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *