Recensione in anteprima – Una nuova avventura che coinvolge la potenza della natura per il regista islandese Baltasar Kormàkur. Dopo la potenza del gelo in “Everest”, qui è la forza dell’Oceano Pacifico a farla da padrona. Un’avventura che ha radici in una storia vera narrata nel libro dalla protagonista Tami. Amore per il mare, amore dei due protagonisti, natura e mare in un film che si destreggia sufficientemente tra avventura e sentimento. Al cinema dal 29 agosto.

Tami (Shailene Woodley) e Richard (Sam Caflin) sono due spiriti liberi. Lei è americana, ha 24 anni e si mantiene con lavoretti occasionali, lasciandosi portare dal vento di destinazione in destinazione. Lui è inglese, ha 33 anni e ha girato il mondo in barca a vela, rigorosamente in solitaria, con l’obiettivo di attraversare l’infinito orizzonte. Quando si incontrano capiscono immediatamente di essere anime gemelle, e Richard invita Tami a condividere un incarico appena ottenuto: riportare la lussuosa barca a vela di una coppia di amici facoltosi a San Diego – guarda caso il luogo natale di Tami, dal quale la ragazza si è allontanata volontariamente con l’intento di non tornarci più. Ma il mare è imprevedibile, e una furibonda tempesta tropicale scaraventa la barca a vela su cui Tami e Richard stavano celebrando il loro amore in mezzo alle acque profonde, a migliaia di chilometri dalla terraferma. Riusciranno i due giovani a sopravvivere?

L’incontro

“Resta con me” in realtà ha un titolo molto più azzeccato nella versione originale “Adrift”, cioè “alla deriva”. Tami e Richard si incontrano perché sono due anime alla deriva e vogliono o cercano una libertà che si trasforma in fuga per Tami e in viaggio per mare per Richard.

La giovanissima Tami si accorge subito di Richard e lo stesso fa il ragazzo. Malgrado le differenti strade che hanno portato i due a incontrarsi, nel film l’alchimia è resa molto bene anche se, forse viene presentata in modo un po’ troppo didascalico e prevedibile.

Scintille di passione e gioco, di complicità e condivisione. In pochi mesi i due diventano inseparabili e solcano i mari con la loro barca. E’ una imprevista perfezione che coglie di sorpresa gli innamorati e che li catapulta in mondo tutto loro fatto di foto, attimi, scene, risate e gioia.

Il viaggio

Proprio qui forse, si eccede un po’ troppo nel sentimentalismo. L’idillio è sempre telefonato, genuino ma ai limiti dello scontato. La vicenda inizia però con il viaggio. La parte più interessante, infatti non è solo l’incontro ma il camminare assieme.

Tami e Richard lo sanno bene, quel viaggio commissionato non è nient’altro che un ritorno alla realtà e alla presa di coscienza di proprie responsabilità da adulti. Devono iniziare a viaggiare. Usano la barca come mezzo e l’Oceano Pacifico come mondo da attraversare.

Ogni viaggio ha i suoi pericoli e i pericoli sono anche maggiori se di fronte si ha la natura. La potenza del mare, in certi casi non è nemmeno immaginabile e come imprevisto è stato l’amore, anche la tempesta lo è.

Il ritrovarsi

Il regista Baltasar Kormàkur ritrova la natura protagonista in uno dei suoi film. In “Everest” comandava la montagna e il suo freddo, qui a farla da padroni sono l’Oceano Pacifico e la potenza delle sue onde. Le immagini della tempesta e la dinamica in mare sono ben organizzate e non hanno nulla da invidiare a tante altre scene in tanti altri film anche più blasonati.

La recitazione dei due protagonisti non è sicuramente da annoverare tra le migliori nelle carriere dei due interpreti. Per una Shailene Woodley molto provata nelle scene che la vedono governare quasi da sola la barca, abbiamo un Sam Caflin che si limita a una prova sufficiente.

La bellezza statutaria di Shailene Woodley scossa dagli eventi completano una prova che è, in pratica un “one woman show” drammatico. Un film che non aggiunge granché ai film di genere e che si lascia vedere ma non verrà granché ricordato. Commovente la parte finale.

Voto: 6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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