Recensione – 30 anni – Il 2 dicembre 1988 esce nelle sale italiane “Chi ha incastrato Roger Rabbit”, una pietra miliare della cinematografia mondiale. Tre Oscar (più quello speciale alle animazioni di Richard Williams) e una tecnica mista che mescola attori in carne e ossa e la maggior parte dei cartoni animati più famosi della storia cinematografica e televisiva. Una perfetta (ri)visione nel cinema all’aperto organizzato dal Comune di Vignate in questa estate 2018 che, per maltempo, è stata presentata in biblioteca.

La storia di Roger Rabbit e dintorni

Negli anni Quaranta un detective scalcinato cerca di scagionare il suo cliente dall’accusa di aver ucciso un corteggiatore della moglie. Qui però il cliente è un personaggio dei cartoni animati di nome Roger Rabbit e le indagini si svolgono a “Cartoonia” dove vivono “cartoni” buoni e cattivi. La “factory” di Steven Spielberg e la Walt Disney uniscono le loro forze per un best-seller che è nel contempo un grande exploit tecnico (la perfetta fusione fra cartone e fotogramma recitato) e un super-divertimento dalle mille trovate.

Nel corso dei decenni “Chi ha incastrato Roger Rabbit” è diventato un film cult, una pietra miliare della cinematografia mondiale. Non è stato facile produrre un film del genere. Si inizia con l’acquisto da parte della Walt Disney del romanzo di Gary K. Wolf nel 1982. Subito si propone, per la regia, un certo Robert Zemeckis. Un giovane regista che non ha avuto, fino a quel momento, un grande successo. Walt Disney declina l’ipotesi e corteggia Terry Gilliam. Per poi cercare di convincere il già pluridecorato Steven Spielberg che, invece, rimane come produttore.

Il film vede il buio della sala

Qualcosa non torna se poi il film vedrà la luce solo 6 anni dopo. Non solo il budget di 50 milioni appare esagerato a Walt Disney ma, la casa delle idee giudica la sceneggiatura del film troppo lontana dai soliti canoni disneyani a causa di eccessive allusioni sessuali che Spielberg & Co. non vogliono togliere. Arriva poi il 1985, il successo di Zemeckis con “Ritorno al futuro” e il primo vero successo della neonata Touchstone Pictures: “Splash: una sirena a Manhattan”. La Touchstone Pictures è, in realtà una costola della Walt Disney. A lei saranno affidate le produzioni meno in linea con la storia Disney.

“Chi ha incastrato Roger Rabbit” vince tre Oscar: miglior montaggio, miglior montaggio sonoro, miglior effetti speciali oltre all’Oscar speciale per l’animazione a Richard Williams. Una miscela di cartoni che interagiscono con attori umani non è semplice da creare per quel periodo di fine anni ottanta. Ad aiutare attori e regista nelle posizioni del cartone o dell’oggetto “cartonato” ecco intervenire pupazzi, bracci meccanici, sostituti del momento così da non far recitare “da soli” gli attori.

Uno sforzo produttivo senza precedenti

Uno sforzo produttivo assolutamente senza precedenti che crea un’iniziale effetto straniante nello spettatore e una continua curiosità. Ogni spettatore, piccolo o grande che sia, cerca il proprio personaggio dei cartoon preferito. Ci sono quasi tutti anche solo per una comparsata ma ad una prima visione, la quantità di citazioni e riferimenti, di personaggi, situazioni e oggetti è tale che una prima visione è solo un preludio che, forse distrae anche dalla trama.

Una sceneggiatura che delinea una storia abbastanza  semplice ma che è immersa nel tipico noir degli anni ’40. Thriller, azione e spy story si fondono con l’allegria e la simpatia dei personaggi dei cartoon e creano quell’irresistibile e unico connubio di commedia, dramma, azione.

“Chi ha incastrato Roger Rabbit” è un film che tiene viva l’attenzione di tutti gli spettatori. Dai grandi ai più piccoli tutti trovano il proprio spazio. Vi sono anche messaggi più o meno evidenti o nascosti veicolati dalla pellicola. Si tratta di una lotta sempre più evidente, spinta all’eccesso inizialmente e risolta nel finale, all’alcolismo dilagante giovanile e non di fine anni ’80 negli Usa in particolare. Inoltre i due mondi, cartoonia e il mondo reale hanno delle evidenti situazioni opposte.

Il mondo reale e Cartoonia

Nel mondo reale le persone sono spesso stanche, tristi, depresse, fannullone, i più fortunati hanno un lavoro oppure passano oziosamente il loro tempo a bere, mangiare e arricchirsi. Il mondo di Cartoonia e i cartoni animati in generale sono allegri, vivaci, dinamici, divertenti, spensierati anche quando devono fare la parte “dei cattivi” di turno.

“… ma i cartoni servono a questo, devono far ridere”

è quanto dice Roger Rabbit a Eddie Valiant (Bob Hoskins) durante una delle loro tante fughe per spiegare la sua felicità nonostante la difficile situazione.

“…non sono cattiva è che mi disegnano così”

è la battuta a doppio effetto di una provocante e allusiva Jessica Rabbit che giustifica così la sua indole.

“Chi ha incastrato Roger Rabbit” vive anche delle sue straordinarie interpretazioni del cast. Su tutti Bob Hoskins e Christopher Lloyd. Il secondo è già beniamino del pubblico grazie a due precedenti interpretazioni. Irriconoscibile sotto il pesante trucco in “Star Trek III: alla ricerca di Spock” dove interpreta il generale Klingon Kruge e l’indimenticabile “Doc” Brown in “Ritorno al futuro”. Mentre Bob Hoskins sarà il divertentissimo Spugna in “Hook Capitan Uncino” per la regia di Steven Spielberg.

Il New York Times nel 2012 ha inserito questo film tra i migliori 1000 film della storia. E’ un giusto riconoscimento per un film che, a distanza di 30 anni, dice ancora molto a spettatori di tutto il mondo. Un altro progetto, recentemente, ha destato lo stesso interesse nostalgico con la presenza di tanti elementi dell’infanzia e adolescenza degli spettatori. Si tratta di “Ready Player One”, alla regia, il mago di questo genere di operazioni: Steven Spielberg, ma questa è un’altra storia.

Voto: 8,8

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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