Recensione – 20 anni – Compie 20 anni il sempreverde Will Hunting, capolavoro della storia del cinema nato dalla sceneggiatura a quattro mani di Ben Affleck e Matt Damon, con la regia di Gus Van Sant. Vincitore di due premi Oscar (Miglior attore non protagonista a Robin Williams e Migliore sceneggiatura originale), il film fa breccia nello spettatore di ogni tempo grazie alla storia avvincente di un giovane genio dal passato doloroso e dal presente problematico, e alla sublime interpretazione degli attori.

Era il 6 marzo 1998 e usciva nei cinema italiani “Good Will Hunting” con l’arrangiamento del titolo per l’Italia in “Will Hunting – Genio ribelle”. Riprese effettuate tra Toronto e Boston nel 1997 con un budget di soli 10 milioni di dollari e una sceneggiatura degli stessi Matt Damon e Ben Affleck. L’incasso fu poi di oltre 225 milioni di dollari e il trampolino di lancio per gli ancora poco conosciuti giovani attori.

Will Hunting (interpretato da un giovanissimo Matt Damon) è un ragazzo turbolento, chiuso e dal pugno facile ma è dotato di un’intelligenza più che brillante e di un raro talento matematico. La sua infanzia difficile gli ha lasciato ferite profonde, dalle quali cerca di scappare nascondendosi dietro un muro di arroganza e violenza: orfano, ha subìto violenze e abusi da parte delle famiglie affidatarie e ora vive solo in uno squallido quartiere di Boston. Lavora come inserviente delle pulizie nel dipartimento di matematica del prestigioso Massachusetts Institute of Technology e le uniche persone con cui si relaziona sono i tre amici, compagni di bevute e scorribande.

Will è dotato di un’incredibile mente matematica e riesce a risolvere un teorema complicatissimo, attirando l’attenzione del professor Gerard Lambeau (Stellan Skarsgård). In seguito all’ennesima rissa Will rischia l’arresto ma grazie all’intercessione del professore inizia a collaborare con lui: il luminare lo prende sotto la sua protezione cercando di sfruttare il sovrannaturale talento del ragazzo per raggiungere quei traguardi che nemmeno lui ha mai raggiunto. Per evitare il carcere Will viene costretto a vedere periodicamente uno psicologo e, dopo vari tentativi da parte di diversi dottori, viene affidato a Sean (Robin Williams), ex collega universitario di Lambeau. Mentre Will è sommerso da offerte di lavoro allettanti che non sembra mai prendere davvero in considerazione e mentre rimane in bilico tra la travolgente relazione con la perfetta Skylar (Minnie Driver) e la paura di lasciarsi amare, Sean è l’unico a credere nella bontà del ragazzo e a riuscire lentamente a fare breccia nel suo cuore, andando a curare i suoi sentimenti più profondi.

“Se ti chiedessi sull’amore probabilmente mi diresti un sonetto, ma guardando una donna non sei mai stato del tutto vulnerabile, non ne conosci una che ti risollevi con gli occhi, sentendo che Dio ha mandato un angelo sulla terra solo per te, per salvarti dagli abissi dell’inferno. Non sai cosa si prova ad essere il suo angelo, avere tanto amore per lei, vicino a lei, per sempre, in ogni circostanza. Incluso il cancro. Non sai cosa si prova a dormire su una sedia di ospedale per due mesi tenendole la mano, perché i dottori vedano nei tuoi occhi che il termine orario delle le visite non si applica a te.
Non sai cosa è la vera perdita. Perché questa si verifica solo quando ami una cosa più di quanto ami te stesso.
Dubito che tu abbia osato amare qualcuno a tal punto.
Io ti guardo, e non vedo un uomo intelligente, sicuro di sè, vedo un bulletto che si caga sotto per la paura.
Ma sei un genio Will, chi lo nega questo.

Nessuno può comprendere ciò che hai nel profondo.”

Intenso, introspettivo, dai toni contrastanti e dai temi forti, il film catapulta nella dura realtà di un ragazzo che deve fare i conti con la povertà, la solitudine e la violenza. Non sarà il professore a fargli capire l’importanza di non sprecare i propri talenti, né tantomeno la dolcezza e la sincerità di una ragazza innamorata. Il vero eroe della narrazione rimane l’impareggiabile Robin Williams, che riesce a scalfire la corazza di diffidenza del giovane genio ribelle facendo venire a galla il suo vero io e liberandolo dalle gabbie del passato.

“Tu non sei perfetto campione e, ti tolgo dall’incertezza, la ragazza che hai conosciuto, non è perfetta neanche lei, ma la domanda è se siete o no perfetti l’uno per l’altra, è questo che conta, è questo che significa intimità. Puoi sapere tutte le cose del mondo, ma il solo modo di sapere questa qui è darle una possibilità.”

Un inno alle emozioni e alla ricerca di se stessi anche dove non sembra ci siano speranze o vie d’uscita. Un film toccante, che scuote e sembra dirti

“Nessuno è perduto, finché esiste qualcuno che crede davvero in te”.

Voto: 8,5

Di mammaalcubo

Metà mamma e metà ingegnere, vivo con tre uomini in una casa piena di LEGO. Segni particolari: planner addicted.

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