Strani nuovi personaggi

Star Trek Discovery ha dovuto necessariamente introdurre dei nuovi personaggi ma si è avvalsa anche dell’utilizzo di vecchie conoscenze.

“Infinite diversità in infinite combinazioni”

Michael Burnham (Sonequa Martin-Green) è la protagonista dichiarata di questa nuova serie. Racchiude in se alcuni elementi che già conosciamo e altri che ne determinano l’unicità. Burnham ricorda un po’ Worf di Star Trek Generation e Deep Space Nine. Worf, Klingon, è stato allevato da una coppia umana dopo essere diventato orfano nell’attacco a Khitomer da parte dei Romulani. Burnham è stata allevata da una coppia mista umana e vulcaniana su Vulcano dopo essere rimasta orfana a causa di un attacco Klingon.

Come fratellastro ha quel Spock che tutti conosciamo da decenni e segue una disciplina totalmente vulcaniana. E’ però umana e la sua indole, sebbene repressa, affiora spesso. In completa antitesi con il tenente comandante Data di Star Trek Next Generation, Burnham cerca di sopprimere i suoi sentimenti. Ricorda vagamente la T’Pol di Star Trek Enterprise, per la solidità di carattere, e una “7of9” di Star Trek Voyager sui generis per la conoscenza scientifica.

Burnham è anche Uhura. Non è solo il colore della pelle, è anche l’importanza all’interno dell’economia della serie. Uhura ha aperto la strada, negli anni ’60 al ruolo delle donne di colore in una serie tv, divenendo protagonista del primo bacio interrazziale della storia del piccolo schermo. Ha comandato, per prima, come donna afroamericana una nave spaziale. E, sebbene Uhura sia stata raramente al comando, il primato spetta al capitano della Saratoga nel film Star Trek IV.

Burnham va persino oltre. E’ il perno centrale di questa prima stagione. Fa parte di quel potere femminile e della sua presenza che è sempre stata ben calcolata sin dai tempi del capitano Janeway di Star Trek Voyager.

Accanto a Burnham vi sono gli altri personaggi più o meno importanti della serie. Posto d’onore per il cinico capitano Gabriel Lorca. Risoluto, guerrafondaio, militare ancor prima di essere un mero esploratore. E’ un capitano Achab che insegue la sua balena bianca: i Klingon. Un po’ come il capitano Picard che insegue i Borg in Star Trek Primo contatto. Il capitano della Discovery è avvolto dal mistero, è anche ambiguo quel tanto che basta per manipolare chi gli sta accanto. La sua menomazione visiva è ben sfruttata da un carismatico Jason Isaacs.

Il gigante Doug Jones interpreta Saru che appartiene a una specie totalmente nuova. Specie molto particolare, si tratta di prede, animali evoluti con un senso super sviluppato per percepire il pericolo. Dopo il fauno e la creatura, un altro personaggio creato con un incredibile lavoro al trucco per Doug Jones.

CBS All Access series STAR TREK: DISCOVERY. Photo Cr: Jan Thijs/CBS © 2017 CBS Interactive. All Rights Reserved.

Il tenente Paul Stamets (Anthony Rapp) e il dottore Hugh Cubler (Wilson Cruz) costituiscono quella prima coppia omosessuale dichiarata in una serie di Star Trek. Star Trek non è nuova a trattare il tema, vedasi il bacio saffico di Jadzia Dax con una trill in Star Trek Deep Space Nine. Qui la storia d’amore è però ufficiale e ben presente.

Alla divertente, ingenua e buffa cadetta Sylvia Tilly (Mary Wiseman) spetta la parte più ironica della serie. Molto simpatiche le sue interazioni con gli altri personaggi e quel suo “E’ una gran figata” che è già passato alla storia.

Ash Tyler (Shazad Latif), è invece un umano “imbucatosi” nell’equipaggio e rappresenta una montagna di misteri, che si svelano con il susseguirsi delle puntate. Legato in qualche modo alla Klingon L’Rell (Mary Chieffo) è al centro di strane teorie dei fan più accaniti. La Klingon, è inoltre protagonista di un bel confronto con l’ammiraglio Cornwell (Jayne Brook).

L’uso del passato e la sfida al futuro

Concludendo questo breve ma articolato riassunto, Star Trek Discovery può essere promossa a pieni voti, nonostante non manchino le imperfezioni e i confronti, spesso impari, con le serie del passato. Star Trek Discovery è una serie tutta nuova, figlia del suo tempo e di una concezione diversa di fare televisione. Lo show, conservando i suoi elementi distintivi che pian piano son tornati al loro posto, ha dimostrato di saper reggere il confronto con il passato. Ma ancor meglio quello con il futuro, perché un finale così entusiasmante non può che presagire qualcosa di spettacolare e coraggioso.

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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