Recensione in anteprima – Torino 35 – Festa Mobile – Noomi Rapace interpreta 7 declinazioni di sé stessa in questo nuovo film del regista norvegese Tommy Wirkola. Fantascienza e distopia in una non meglio precisata città europea. Al cinema dal 30 novembre. 

In un futuro tetro, la sovrappopolazione obbliga il governo a misure estreme. Il piano di Nicolette Cayman (Glen Close) prevede di obbligare le famiglie ad avere un solo figlio: fratelli e sorelle saranno ibernati in attesa di tempi migliori. Ma Terrence (Willem DaFoe) riesce ad aggirare i controlli del Child Allocation Bureau, facendo assumere alle sue sette nipotine gemelle la medesima identità. Ognuna si chiamerà come un giorno della settimana e in quello stesso giorno potrà uscire di casa. Per il mondo le sette sorelle corrispondono a un’unica persona: Karen Settman (Noomi Rapace).

Nel 2043, anno di nascita delle 7 gemelle Settman vive l’incubo di ogni genitore dell’epoca. Il doversi separare dai figli in eccesso rispetto al figlio unico concesso. L’ibernazione che aspetta i non primogeniti è la freddezza dei sentimenti che pervade la società di quegli anni, confermata anche nel 2073 quando le sette sorelle saranno già adulte.

Il calore umano di Terrence rappresenta un’anomalia del sistema che tiene in vita le sette Settman ed è molto interessante come la prima parte del film accentui la bellezza del rapporto di un nonno con le proprie nipoti. Un regime quasi militaresco per riuscire a mettere in salvo le nipoti e celarle al mondo intero.

“Seven Sisters” non è il primo film distopico che tratta il pericolo della sovrappopolazione mondiale. Non è nemmeno il primo film che ipotizza la prassi del solo figlio unico come l’unica concessa per un contenimento delle nascite.

Questa pellicola rappresenta una continuazione ipotetica de “I figli degli uomini” di Alfonso Cuaron del 2006. Nell’incipit di “Seven Sisters” infatti,si fa riferimento a un non meglio precisato periodo in cui l’umanità non vede più nascere bambini proprio come avveninva nel 2027 nel film di Cuaròn. Nel film di Tommy Wirkola invece, la soluzione all’infertilità sfocia in parti gemellari plurimi.

Per ben 16 anni la sceneggiatura di “Seven Sisters” è stata conservata tra le migliori sceneggiature di Hollywood (la famosa “black list”) e solo adesso vede il buio della sala.

Il sette, per le sue virtù celate, mantiene nell’essere tutte le cose; esso è dispensatore di vita, di movimento ed è determinante nell’influenzare gli esseri celesti”. Ippocrate

7 è un numero non casuale per questo film. Rappresenta, attraverso i 7 nomi delle ragazze, una settimana completa, da “Domenica” (Sunday) a “Sabato” (Saturday). 7 è un numero fortemente simbolo per molteplici religioni. Per i cristiani rappresenta i 7 sacramenti, le 7 virtù e i 7 vizi capitali, le 7 opere di misericordia corporali e le sette di misericordia spirituali. 7 è il numero della completezza per il Buddismo, della perfezione per gli islamici, il numero dei bracci del consueto candelabro ebraico, ecc

Le 7 sorelle Settman rappresentano quindi l’unione, sotto lo stesso cognome e appartenenza, di tutto il mondo intero. Noomi Rapace dona  il meglio di sé interpretando 7 diverse Karen. Non si tratta solo di fisicità, di parrucche diverse ma anche di caratteri molto diversificati. Uno sforzo non indifferente per l’attrice e la sua prova rappresenta uno degli elementi migliori del film.

Sicuramente la prima parte della pellicola può essere anch’essa inserita tra i momenti migliori di un film che fatica a togliersi di dosso quella freddezza che, in verità vien ben rappresentata nei vicoli e nelle strade della città utopistica. Gente che si affanna a correre nelle diverse direzioni e tutte, convogliate in una zona militarmente presidiata. E’ la città degli uffici, delle fabbriche, della produzione. Una sorta di “Metropolis” sui generis.

Un finale che sfocia nel thriller più puro (e a tratti anche risaputo e scontato) restituisce un senso a tutta la pellicola. La parte centrale dell’opera è invece piena di inseguimenti, esplosioni e fughe delle più improbabili. Il regista si innamora di quest’azione iperproduttiva e si lascia andare in qualche grossolano errore. Personaggi che scompaiono, personaggi che riappaiono illesi dopo una grande esplosione.

Distribuito per l’Italia da Koch Media e per il resto del mondo già uscito ad agosto su Netflix “Seven Sisters” è più interessante di quanto la trama possa indicare. Putroppo qualche sbavatura di troppo e qualche evidente problema di scenografia affossano un film che in realtà svolge il suo compito.

Voto: 6,3

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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