Recensione in anteprima – Dopo più di 5 mesi dall’uscita statunitense arriva nelle sale italiane il controverso film diretto da Colin Trevorrow e interpretato da un’impegnata Naomi Watts. Film che ha del buono ma che pasticcia un po’ nel finale. Al cinema dal 23 novembre.

Henry (Jaeden Lieberher) è un ragazzino prodigio, un piccolo genio che si prende cura di ogni aspetto della vita della madre single (Naomi Watts) e del fratellino Peter (Jacob Tremblay), che invece è un bambino normale, immaturo e indifeso. Ma Henry ha un cruccio: non riesce a convincere gli adulti che la sua vicina di casa, la timida Christina (Maddie Ziegler), sia vittima di abusi da parte del patrigno, il duro signor Sickleman (Dean Norris). Eppure Henry ne è certo e non trova altra strada che ideare l’assassinio perfetto dell’uomo. Sarà però sua madre a dover seguire per filo e per segno le istruzioni che lui ha appuntato sul suo quaderno, perché Henry, nel frattempo, si trova a lottare contro un altro, subdolo nemico.

Dopo un percorso travagliato di due anni arriva anche in Italia il nuovo film di Colin Trevorrow. Si tratta di un film che non è stato accolto molto bene dalla critica lo scorso giugno 2017. In effetti la pellicola denota diversi limiti che minano gli interessanti argomenti che vengono portati all’attenzione dello spettatore.

Pictured: Maddie Ziegler FameFlynet, Inc – Beverly Hills, CA, USA

Chi vi scrive è stato comunque rapito da una prova eccezionale di Naomi Watts e dei piccoli Jacob Tremblay, Jaeden Lieberher e alla ballerina Maddie Ziegler. Non è solo la prova del cast principale a risaltare su tutto il film, anche la tensione, a tratti coinvolge molto bene lo spettatore.

“Il libro di Henry” ha il coraggio di affrontare un tema molto importante legato agli abusi su minori e lo fa in modo forse troppo superficiale ma allo stesso tempo in maniera non pesante. In realtà questo tema centrale sembra essere solo il pretesto per un gioco che mescola thriller, giallo, spy-story. Tutti questi generi vengono confezionati in una scatola di finta tragicommedia che svia non poco la prima parte del film.

Questa non chiara identità del film si ripercuote sulla non facile fruizione, per il pubblico, di un prodotto che cambia registro con sconcertante frequenza. E’ proprio questo il problema principale di un film con un altissimo potenziale. La prima parte ha il pregio di presentarci Henry in una fortissima caratterizzazione ai limiti dell’inverosimile. Inverosimile che si fa dramma, poi commedia, poi di nuovo fantasia.

La parte centrale è governata dal thriller e la parte finale, inspiegabilmente senza una vera condanna o presa di posizione sfocia nella fiaba. E’ una bella fiaba, ben organizzata e che lascia sfuggire qualche lacrima ma distoglie l’attenzione e, a mente fredda, può solo far apprezzare la costruzione scenografia più della narrazione.

“Il libro di Henry” può sicuramente essere considerato un film più che sufficiente nelle intenzioni e se non si ha la pretesa di approfondire il tema principale che tratta, anzi quel paio di temi che vengon piazzati lì da sfondo pur avendo l’etichetta di essere, a parole, i principali. Tensione ed emozione ci sono. La sceneggiatura latita un po’. La fruibilità verso un pubblico teen è, forse, una delle poche chiavi di lettura accettabili per questa tipologia di opera.

Voto: 6,7

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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