Recensione in anteprima – Venezia 74 – In concorso – “Three billboards outside Ebbing, Missouri” é una dark comedy diretta dal premio Oscar® Martin McDonagh interpretata magnificamente da Frances McDormand, Woody Harrelson e da un nutrito cast. Al cinema dall’11 gennaio.

Sono passati diversi mesi dall ́omicidio di sua figlia e Mildred Hayes (attrice premio Oscar® Frances McDormand), poiché ancora non è stato trovato il colpevole, decide di rompere il silenzio, comprando tre cartelloni stradali che generalmente indicano la direzione verso la propria cittadina, per scrivere un messaggio polemico nei confronti di William Willoughby (attore nominato all ́Academy Award® Woody Harrelson), lo stimato capo della polizia locale. La situazione si complica quando l ́agente Dixon (Sam Rockwell), un ragazzo immaturo e viziato, si intromette fra Mildred e le forze dell ́ordine di Ebbing.

Three Billboards outside Ebbing, Missouri” descrive già nel titolo l’argomento dell’intero film e subito abbiamo la visione di questi tre cartelloni pubblicitari, evidentemente abbandonati da diversi anni come mezzo di comunicazione che attirano l’attenzione della protagonista.

L’espediente per attirare l’attenzione produce i suoi frutti e nelle quasi due ore del film riusciamo a capire subito il perché di quell’azione. Si tratta di un grido di giustizia che non é così banale e solo superficialmente può sembrare violento.

La sceneggiatura scritta dal regista Martin McDonagh é elaborata, complicata, molto ben curata ma non per questo non scorrevole anzi funziona ad orologeria, in modo perfetto. I personaggi sono tutti approfonditi sia i principali quanto i personaggi secondari che difficilmente trovano questo trattamento nelle altre opere cinematografiche.

Lo script non é il solo punto di forza di un film che diverte, entusiasma, si rende ironico e cinico e che trova il tempo e lo spazio per criticare la società americana inserendo nel discorso il tema del razzismo, e più velatamente, l’omofobia. “Three Billboards outside Ebbing, Missouri” o, come verrà intitolato in Italia: “Tre cartelloni a Ebbing, Missouri” tratta principalmente l’impegnativo degli stupri senza l’identificazione di un colpevole con il giusto tatto e calibrando con precisione la battuta sarcastica. Un compito non facile riuscito in maniera egregia se si eccettuano un paio di scivoloni di pochissima utilità riguardanti principalmente una scena in cui si accusa gratuitamente la Chiesa, forse l’unico neo di una sceneggiatura altresì perfetta.

Three Billboards outside Ebbing, Missouri” é retto da un cast eccellente. Frances McDormand dimostra, ancora una volta, di essere una splendida attrice, pronta nuovamente a vincere l’Oscar. La sua interpretazione di Mildred Hayes rappresenta un esercizio di bravura nel portare sullo schermo una madre determinata, arrabbiata e “cazzuta”, spietata ma allo stesso tempo dubbiosa e che cerca giustizia. Gli altri interpreti sono al massimo delle loro potenzialità ed ecco che abbiamo così un Woody Harrelson perfetto nella parte dello sceriffo padre di famiglia, così come Sam Rockwell é un agente della polizia tendenzialmente razzista ma principalmente divorato da un processo di maturazione mai ultimato.

Nella cittadina di Ebbing, i personaggi, che sia Mildred, protagonista della vicenda, oppure un personaggio minore, hanno tutti una caratterizzazione forte e ben costruita, appaiono infatti veri, genuini, sempre funzionali alla vicenda.

“La rabbia genera altra rabbia”

E’ facile, dopo un torto subito, e soprattutto, dopo la mancanza di giustizia abbandonarsi alla rabbia e reagire magari anche in modo violento incolpando dei propri fallimenti e dei propri errori qualcun altro. In realtà, in questo film, questo aspetto della rabbia che genera altra rabbia é più presente di quanto si possa pensare a una prima visione e gestisce, in modo quasi inconscio tutto il film.

“Non piangere, le lacrime non fanno bene alle ferite”

“Strano, io pensavo le facessero passare”

Ogni personaggio é stato ferito ed ha ferito, fisicamente o psichicamente, non importa, tutti in pratica hanno delle ferite da chiudere, da curare ma abbandonarsi alla rabbia risulta forse, controproducente.

Un film che appare solido, ben diretto e splendidamente sceneggiato. Un cast eccezionale completano l’opera, una delle migliori, se non la migliore della 74esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Voto: 8,3

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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