Recensione in anteprima – Venezia 74 – Orizzonti – Una commedia israeliana sulla paura del diverso e su come essa si trasformi in razzismo. Tematiche importanti ma un po’ abusate per una storia leggera e abbastanza scontata. 

Naftali vive con sua moglie e due figli in un villaggio nel centro di Israele. Da molto tempo sogna di ristrutturare il suo studio, e ora ha trovato finalmente i fondi per farlo. Assunto Fahed, un operaio palestinese raccomandato dal suo giardiniere, comincia i lavori. I piani di Naftali vengono però interrotti da una macabra scoperta: una ragazza locale è stata aggredita nello stesso luogo dove Naftali e Fahed erano andati a comprare i materiali per le riparazioni. Le abitanti del villaggio sospettano immediatamente Fahed, e Naftali è l’unico che può testimoniare la sua innocenza.

La trama sembra quella di un thriller, ma il film del regista e attore israeliano Tzahi Grad in realtà è una commedia dai toni piuttosto leggeri: lo stesso Grad ha dichiarato che quel che gli interessava era ricercare lo humour in situazioni delicate e scabrose. Ottime, da questo punto di vista, le interpretazioni dei due protagonisti, sempre in bilico tra serietà e autoironia, e capaci di attirare subito le simpatie dello spettatore.

Peccato che, nonostante la simpatia dei personaggi e l’importanza dei temi trattati (il pregiudizio e la paura verso il diverso che diventano razzismo), la storia si adagia ben presto su binari consolidati: il canovaccio è molto semplice, con lo straniero che diviene il capro espiatorio di una comunità aggressiva, accecata dai pregiudizi e incapace di individuare al proprio interno il vero colpevole. Il protagonista Naftali dovrà dunque schierarsi contro i suoi stessi amici per difendere il giovane Fahed e dimostrarne l’innocenza.

Il film si lascia vedere piacevolmente, diverte e non annoia, ma soffre di una certa prevedibilità e non dice nulla di particolarmente nuovo su tematiche già piuttosto abusate. Semplice, leggero, ma anche facilmente dimenticabile.

Voto: 6

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