Recensione in anteprima – Venezia 74 – In concorsoGeorge Clooney torna alla regia dirigendo Matt Damon, Julianne Moore, Oscar Isaac in una dark comedy scritta dai fratelli Cohen. Un chiaro, esplicito e geniale commento alla situazione politica americana di questi anno del nuovo millennio. Dal 14 dicembre al cinema.

Left to right: Julianne Moore as Margaret and Matt Damon as Gardner in SUBURBICON, from Paramount Pictures and Black Bear Pictures.

Gardner Lodge (Matt Damon) vive nella ridente Suburbicon con la moglie Rose (Julianne Moore), rimasta paralizzata in seguito ad un incidente, e il figlio Nicky. La sorella gemella di Rose, Margaret (sempre Julianne Moore), è sempre con loro, per aiutare in casa. L’apparente tranquillità della cittadina entra in crisi quando una coppia di colore, i Meyers, con un bambino dell’età di Nicky, si trasferisce nella villetta accanto ai Gardner. L’intera comunità di Suburbicon s’infiamma e si adopra per ricacciare indietro “i negri” con ogni mezzo. Intanto, due delinquenti, irrompono nottetempo nell’abitazione dei Lodge e li stordiscono con il cloroformio, uccidendo Rose.

L’inizio del film é affidato a una pubblicità della città di Suburbicon. Una réclame che invita a trasferirsi nella cittadina colorata, sicura, divertente e che sembra essere il posto migliore dove vivere. Siamo negli anni ’50 e la cittadina sembra una riedizione in chiave superpromozionale di “Pleasantville” con un grande compito che pian piano verrà svelato e cioé veicolare il messaggio chiaro del regista e degli sceneggiatori: l’ipocrisia legata all’integrazione razziale ben lungi dall’essere risolta negli Stati Uniti d’America.

E’ un messaggio chiaro ma non diretto, passa attraverso una vicenda apparentemente estranea a questo tema. Anzi le problematiche all’interno della famiglia Lodge sono molteplici e gli scheletri nell’armadio aumentano sempre più. Ogni nuova scoperta dei segreti di questa famiglia é sceneggiata in maniera precisa e bilanciata con trovate spesso geniali. La sceneggiatura é firmata principalmente dai fratelli Cohen con il loro inconfondibile stile, a tratti ironico, molto spesso maledettamente serio attraverso una battuta o delle semplici inquadrature. Conosciamo questo tipo di scrittura e alcune genialità si ripetono anche se il pubblico, consapevole, se le aspetta sempre.

La direzione di George Clooney si abbandona a descrivere da ogni altezza la cittadina di Suburbicon, si parte dall’alto e si spazia per inquadrature quasi mai banali. Consapevole di non dover edulcorare il messaggio principale il regista dirige benissimo gli attori che, oltre a dimostrare la loro bravura, creano personaggi molto ben delineati. Ottima interpretazione di Matt Damon, perfetto modello dell’uomo bianco apparentemente senza problemi e splendida Julianne Moore nel doppio ruolo delle due sorelle gemelle distinguibili solo per il differente colore dei capelli.

L’arrivo dei Meyers a Suburbicon evidenzia l’ipocrisia di una società che vuole essere tollerante ma che é ancora invischiata a fare i conti con il razzismo più becero. Ambientare negli anni ’50 l’intera vicenda ha permesso a sceneggiatori e regista di esprimere in modo marcato e visibile quanto in realtà sta avvenendo in questi ultimi tempi nel mondo e, in particolare negli Stati Uniti con movimenti che vogliano riaffermare la supremazia del popolo bianco sulle popolazioni di colore.

L’intera vicenda, che ricorda anche a tratti “Lady Killers” per cinismo e sarcasmo, é un continuo parallelo tra le due famiglie: Lodge da una parte, protagonista del film e Meyers dall’altra, accusata di tutti i mali e i crimini che si commettono a Suburbicon quando ne sono palesemente estranei. La dignità dei Meyers é dimostrata dalla tranquillità del giusto nell’affrontare angherie e offese in perfetta contrapposizione dei molti abitanti che diventano vere e proprie bestie nell’affermare una loro presunta supremazia.

La speranza lasciata trapelare in poche seguente é tutta nelle mani delle generazioni più giovani, i bambini che non hanno paura di fare amicizia tra coetanei nonostante il colore della pelle e la provenienza. “Suburbicon” é un film divertente ed interessante, ben diretto e sceneggiato nonché interpretato. Non é un capolavoro e i Cohen ci hanno abituato a sceneggiature anche meno confuse e più sferzanti ma la pellicola non é solo la storia dei Lodge o della cittadina da cui prende il titolo, é molto di più, é la storia di una nazione, é lo specchio di un pianeta che continua a dividersi invece di unirsi.

Voto: 7

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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