Recensione in anteprima – Tratto dall’omonimo romanzo di Edward Bunker, il film diretto da Paul Schrader riabilita in parte il regista dopo i suoi ultimi lavori non troppo fortunati. Un noir violento nelle sale dal 13 luglio.

Troy, Mad Dog e Diesel si sono conosciuti in carcere e hanno formato un sodalizio che dura anche fuori dalle sbarre. La loro quotidianità è fatta di violenza efferata e sopraffazione, perpetrata e subìta. Un boss affida loro l’incarico di rapire un bambino ma le cose si complicano e il trio si trova a sfuggire a tutori della legge e malviventi in egual misura.

Dopo il poco invidiabile “Il nemico invisibile”, Paul Schrader dirige nuovamente Nicolas Cage in un thriller che si fa molto noir e precipita in diversi tratti nello splatter. A completare il trittico di protagonisti un baffuto Willem Dafoe e da un convincente Christopher Matthew Cook. Da questi tre parte Paul Schrader ricalcando quello che è il romanzo dal quale il film trae origine.

Tre diversi rappresentanti del disagio sociale, più volte beccati a rubare e quindi più volte rinchiusi in carcere per poi uscirne, scontata la pena, un’ultima volta. Questa comune vita ancorché con caratteri e caratteristiche diverse accomuna i tre che non sono per nulla riabilitati o pentiti di quanto fatto. Continuano a delinquere perché non hanno coraggio di abbracciare l’alternativa, la ricostruzione di una vita degna nonostante tutto.

La volontà di elevarsi c’è, in tutti e tre in diverso modo e con diverse tempistiche ma è surclassata dal quotidiano vivere, dall’abitudine all’ira, dalla voglia di rivalsa, dalla costante pulsione verso la stabilità economica, anzi all’arricchimento con un ultimo grande colpo così da ritirarsi con un bottino da spendere per il proseguo della vita.

 

Queste interessanti dinamiche all’interno dell’animo dei protagonisti ma, soprattutto, all’esterno di essi costituiscono la parte meglio realizzata e ben approfondita. La sceneggiatura che, in queste parti è molto solida, si sfilaccia in momenti un po’ troppo banali, con passaggi forzati o, peggio telefonati. Si cerca anche di impressionare lo spettatore con visioni oniriche che lasciano il tempo che trovano e con un montaggio che non è semplicissimo da seguire in alcuni punti.

Il film in realtà non è totalmente da buttare, anzi si esprime in diverse scene che strizzano l’occhio alle atmosfere di Tarantiniana memoria. Quentin Tarantino, infatti è un grandissimo fan dello scrittore Edward Bunker e dei suoi romanzi e Paul Schrader sembra omaggiarli entrambi in almeno un paio di occasioni. Esiste anche una deriva Lynchiana ma non estremamente riuscita.

“Cane mangia cane” si ritrova ad essere un film dalle grandi potenzialità ma che non vengono espresse completamente e, se lo fanno, finiscono per creare scene un po’ confusionarie, disomogenee e poco integrate con il resto della narrazione.

Voto: 5,9

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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