Recensione in anteprima – Una James Bond tutta al femminile in una Berlino ante caduta del muro di Berlino. Se Charlize Theron impersona perfettamente il ruolo, qualche dubbio rimane sulla narrazione della vicenda. Al cinema dal 17 agosto (con anticipo al 15 in alcune località)

1989. Lorraine Broughton (Charlize Theron), agente dell’MI6 britannico, con lividi ed ecchimosi evidenti, viene interrogata dal suo diretto superiore e da un rappresentante della CIA a proposito della sua recente missione in una Berlino ante caduta del Muro. Un agente sotto copertura era stato assassinato e gli era stata sottratta una lista contenente i nomi e i compiti di tutti gli agenti occidentali in azione. A Lorraine era stato affidato il compito di scoprire in quali mani era finita e di recuperarla prima che quanto in essa contenuto desse il via alla terza guerra mondiale.

Un antefatto chiave per l’intera vicenda in una Berlino innevata dà il via in maniera subito adrenalinica a un film che è dichiaratamente violento ed enigmatico. Dopo i titoli iniziali ecco una Charlize Theron tumefatta, piena di lividi, che, stancamente e nuda riprende cura di sé stessa in una vasca da bagno. Indugia diverso tempo il regista David Leitch su questa scena, senza fretta e, ci anticipa così quello che è il finale della storia. Subito dopo inizierà un interrogatorio della protagonista che ricostruirà il film attraverso flashback comandati dalla sua memoria.

Inizialmente, per come è disposta la Theron sulla sedia e per come si pone non è difficile pensare alla famosa scena di “Basic Instinct” come involontaria citazione. Il film infatti ricorda molto diversi altri film e non sempre i rimandi riescono bene.

La pellicola prende vita dal graphic novel “The Coldest City” scritta da Antony Johnston ed illustrata da Sam Hart ed è proprio lì che il regista ci vuole portare. Senza toccare le vette splatter e dark di “Sin City”, molte scene potrebbero essere perfette pagine di un albo con scontri violenti ancorché abbastanza confusi e con l’esaltazioni di alcuni particolari nei colpi e nelle ferite che sembrano voler far sentire le botte subite da entrambe le parti.

In questa seconda opera di David Leitch troviamo un buon dinamismo, scene veloci e fluide e un discreto intreccio, che, forse rimane la parte più deludente. Già la partenza con la vicenda già conclusa non favorisce l’interesse ma poi la causa del contendere si fa abbastanza banale e già sentita da depauperarne l’importanza.

Ciò che di buono viene portato ai nostri occhi risulta essere infine la città stessa di Berlino, con la sua divisione, con il suo essere porto franco di tutti e di nessuno. Città perfetta per il proliferare di spie, controspie, finte spie e di una serie di giochi di potere e politica che si intrecciano con mafia, FBI, CIA, MI6, e chi più ne ha più ne metta. Il periodo storico non è sicuramente secondario, anzi, viene incastrato con abilità anche servendosi di qualche breve frammento di filmato storico.

E’ la tensione in città tra mondi di spie che si scontrano la chiave per vedere bene questo film e sulla quale, probabilmente, si è investito di più. Investimento riuscito anche grazie a un ottimo James McAvoy, ad una ennesima buona prova d’attore e anche grazie a una buona fisicità e recitazione di Charlize Theron.

“Atomica bionda” infine è un buon intrattenimento con non pochi difetti ma che ci riporta nelle atmosfere di quegli anni, musica ricercata compresa. A metà strada tra “Kingsman” e “John Wick” (non a caso c’è lo stesso regista) il film,  nel complesso avrebbe potuto essere anche migliore ma questa 007 in versione femminile, alla fine, bisogna almeno vederla.

Voto: 6,2

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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