Recensione in anteprima – A poche ore dall’uscita nelle sale italiane, la nostra recensione, senza spoiler, dell’atteso film con Gal Gadot nei panni della supereroina DC Comics. Dall’1 giugno al cinema.

Prima di essere Wonder Woman, Diana era la principessa delle Amazzoni, addestrata per diventare una guerriera invincibile e cresciuta su un’isola paradisiaca protetta. Quando un pilota americano si schianta sulla costa e avverte di un enorme conflitto che infuria nel mondo esterno, Diana decide di abbandonare la sua casa convinta di poter fermare la catastrofe. Combattendo assieme all’uomo in una guerra per porre fine a tutte le guerre, Diana scoprirà i suoi poteri e… il suo vero destino.

Dopo tanti film dedicati a una figura femminile forte, principale e che assolve il ruolo di eroina di tutta la vicenda è arrivato finalmente il momento della supereroina femminile più famosa: “Wonder Woman”. Fumetto nato nel 1941 con forte spinta femminista grazie alle storie scritte dal suo autore William M. Marston, ha poi perso la sua spinta in tal senso nei decenni seguenti per poi ritrovarla, in parte, in questi ultimi anni.

“Wonder Woman” è, nell’universo DC Comics, il corrispettivo femminile di Superman, stessa forza sovrannaturale, provenienza non aliena ma, divina, con forti influenze e rimandi nella mitologia greca. Proprio da questo parte il film. Incipit ai giorni nostri a parte, la pellicola si impegna subito a spiegare la nascita di Diana, e delle Amazzoni in generale tanto da farci comprendere in tutta questa spiegazione la motivazione dell’introvabilità dell’isola Paradiso (una riconoscibilissima, per noi italiani, Capri) e dell’assenza degli uomini. Sono minuti ricostruiti con una voce narrante di sottofondo a scene si quadri dinamici: lo stesso errore, sviluppato con tecnica diversa, del film “Suicide Squad”. Troppo lungo, troppo didascalico e verboso anche se ben fatto.

“Wonder Woman” è legato a doppio filo con il DCEU, cioè il DC Extended Universe grazie all’esordio di Gal Gadot nella parte dell’eroina già in “Batman V Superman” e alla sua futura presenza nei film dedicati alla “Justice League”.  Questo legame, come quarto film di questo universo, non è certamente il motivo principale del film che si concentra con la storia originaria di Wonder Woman, mai nominata così durante tutto l’intero film, preferendo sempre il nome Diana.

“Quando le cose non vanno come devono, o fai qualcosa oppure non fai niente. Far niente l’ho già fatto e non ha funzionato… quindi”

Della prima parte abbiamo parlato e quindi non ci rimane che parlare dell’intero film. Un buon intrattenimento, forse, per chi vi scrive, il migliore dei quattro capitoli del DCEU prodotti finora. Un giusto mix di azione, scene spettacolari e caratterizzazione dei personaggi non fanno pesare le oltre due ore di film che, a ben vedere, 141 minuti son anche un po’ troppi con alcune scene oltremodo stiracchiate e ridondanze di concetti, dopotutto abbastanza banali.

Molto positiva invece l’interpretazione di Gal Gadot nella parte di una Wonder Woman a tratti ingenua ma consapevole e per certi versi ignara dei mali del mondo. Uno spirito combattivo ben incarnato con l’ausilio di un’avvenenza oltre la media e un fascino vestita da Amazzone o no fuori dal comune. Il gioco ironico e divertente dell’ingenua donna che non sa niente del mondo mi ha ricordato le scene del nostrano “Mia moglie è una bestia”, mentre tutta la narrazione scorre molto fluida e vede una buona caratterizzazione anche di Steve Trevor, un convincente Chris Pine, sempre a suo agio nei panni a metà tra il militare e la spia.

“Giusto adesso con gli occhiali non è più la donna più bella che io abbia mai visto”

Ottima la colonna sonora che sottolinea con una roboante (sarà uno spettacolo in Sala Energia/Arcadia con sistema Atmos) musica molte delle scene d’azione e accompagna il film per quasi tutta la sua durata. Questo è uno degli elementi che aiuta a creare quel minimo di entusiasmo e trasporto emotivo che non sempre è dato dalla regia e dalla sceneggiatura. Buona l’ambientazione, i costumi e le ricostruzioni del periodo della seconda guerra mondiale mentre un po’ troppo banale, ancorché lodevole, appare il discorso sulla vacuità e ferocia della guerra.

Molte erano le aspettative riguardo a questo nuovo capitolo della DCEU, tante erano le paure, ma possono essere dissipate mentre rimane il tocco evidente di Snyder nella produzione (e nell’abbondanza di rallenty, ben fatti, ma non sempre opportuni).

Voto: 6,7

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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