Recensione – Nuovo film d’animazione targato Dreamworks Animation distribuito da 20th Century Fox e che, attraverso una scelta coraggiosa si rimette in sia alla più blasonata concorrenza Pixar. Un film divertente per grandi e bambini.

Tim Templeton è un bambino felice: ha sette anni e mezzo, i genitori lo adorano, ed è dotato di una fervida immaginazione che gli permette di vivere ogni situazione come un’eccitante avventura. Almeno finché non arriva in casa il nuovo fratellino, che istantaneamente monopolizza le attenzioni e l’affetto dei genitori lasciando Tim da solo a domandarsi come sia potuto succedere che il neonato sia diventato il boss in casa sua. Nello sguardo di Tim, Baby Boss è infatti un piccolo dittatore, un adulto travestito da bebè con un’agenda nascosta della quale i loro genitori sono all’oscuro. Sarà lo stesso Baby Boss a rivelare i suoi piani a Tim perché, oltre ad andare in giro in giacca, cravatta e ventiquattrore come un dirigente aziendale, è un neonato parlante, la cui missione è contrapporsi al trend che sta rubando l’attenzione dei potenziali genitori per dirottarla verso altre creature irresistibili: i cuccioli di cane.

Negli ultimi anni la Dreamworks Animation, ormai indipendente dalla casa madre creata nel 1994, si è concentrata a produrre i nuovi capitoli delle saghe che ha fatto la sua fortuna: “Kung Fu Panda”, “Dragon Trainer”, “Madagascar” e relativi pinguini dimostrando di poter continuare su questa strada solo in alcune circostanze. Le occasioni per film singoli, che potenzialmente potessero creare una nuova serie non sono stati accolti con grande interesse “Turbo”, “Trolls”.

Questo “Baby Boss” è un ulteriore passo in avanti nella strategia. Un coraggio a tutto campo. Si tratta di un film che si rivolge, come ha insegnato Pixar, sia ai bambini sia agli adulti con il giusto mix di divertimento e trattamento serio ma non troppo di temi importanti e stoccate sociali non indifferenti.

Regista di questo azzardo ben riuscito è Tom McGrath, sceneggiatore e regista della saga di “Madagascar” e non solo in casa DreamWorks. Alla sceneggiatura un’altra firma di successo: Michael McCullers, già scrittore del “Saturday Night Live” dello scorso secolo ma, soprattutto di “Thunderbirs” di Jonathan Frakes, della serie “Austin Powers” e dei futuri “Shrek 5” e “Transilvania 3”.

Sin dall’inizio ci immergiamo nel punto di vista del protagonista, il piccolo Tim. Un mondo fatto di immaginazione che prende spunto dal cappello che Tim sceglie di indossare. Avventure che, graficamente ci vengono presentate con la grande serenità e sicurezza dello stesso Tim di essere l’eroe e il protagonista al centro dell’attenzione con giocattoli e genitori compagni d’impresa. Divertimento e serenità che vengono ritrovati senza soluzione di continuità nella vita reale di Tim, il centro della vita dei due genitori.

L’irruzione del nuovo fratello sposterà tutti gli equilibri ma il fatto che il fratello sia anch’esso il protagonista di una missione segreta renderà entusiasmante e spassoso l’intero film per tutti i bambini. Funzionano a meraviglia le citazioni sparse qua e là, lo pseudo-Gandalf sul comodino di Tim, ne è un’esempio come funziona da monito e da triste realtà l’attacco ai genitori riguardo ai cuccioli: una presa in giro sull’importanza che alcuni adulti danno agli animali.

Come “Frozen” metteva in scena l’amore tra sorelle, qui il rapporto avviene tra fratelli ma ovviamente non c’è la stessa poesia e profondità. Tutto rimane sui binari di una giocosa avventura nell’iperbolica visione di salvare il mondo, minacciato da una nuova e più terrificante moda a discapito della nascita di nuovi bambini.

Tutto il mondo parallelo di Baby Boss è parodia e fotografia della realtà aziendale con spassosissime scene che faran sorridere gli adulti e letteralmente rotolare dalle risate i bambini.

Il cast di voci originali è impressionante: Jimmy Kimmel, Alec Baldwin, Lisa Kudrow, Steve Buscemi, Tobey Maguire che dovrebbe essere uno spettacolo poterle sentire con la versione originale del film.

“Baby Boss” dura poco più di un’ora e mezza ma non ci si annoia mai ed è molto più complesso di quanto in realtà vuole apparire anche se i messaggi non sono sempre chiarissimi. Non si chiede però a un film di animazione di questa categoria di essere anche profondo, si chiede il divertimento e quello c’è tutto.

Voto: 8

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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