Recensione in anteprima – L’atteso, terzo film di Ridley Scott su Alien (il sesto della saga) arriva al cinema come sequel dichiarato di Prometheus e, a sua volta, secondo prequel di quell’Alien originale del 1979. La dichiarata scelta di creare un franchise si scontra con un film che poco aggiunge e soffre di molti difetti del predecessore. Al cinema dal 10 maggio.

Ambientato dieci anni dopo gli eventi narrati in “Prometheus”, il film racconta della missione di colonizzazione su larga scala del pianeta Origae-6, sul fianco estremo della galassia, da parte dell’astronave Covenant con a bordo 2000 persone addormentate artificialmente e sulle quali veglia l’androide Walter (Michael Fassbender). L’iper-sonno dell’equipaggio e la tranquillità del viaggio vengono interrotti dalla violenta eplosione di una stella che distrugge le vele di raccolta di energia della Covenant, provocando decine di morti. Nel frattempo, l’equipaggio, ormai sveglio, intercetta una comunicazione familiare da un pianeta sconosciuto ma che sembra essere adatto alla possibilità di stabilire la colonia. L’inevitabile deragliamento della missione fa approdare i membri superstiti dell’equipaggio su quello che sembra essere un paradiso inesplorato, un Eden indisturbato con montagne coperte di nuvole e immensi alberi altissimi, molto più vicino di Origae-6.

Quanto sopra è solo la prima parte di quanto accade nelle due ore del film. Se qualcosa vi torna familiare, soprattutto ai fan del film del 1979 sappiate che, per buona parte, la dinamica di arrivo sul pianeta, di esplorazione del nuovo mondo, di ritrovamento della nave e di “incontro” con l’Alien sono, largo circa, le stesse del film originale. Cambia l’incipit, prima del titolo, che ci fa capire qualcosa in più di “Prometheus” e servirà poi, quando ci sarà una malcelata sorpresa a dare una dinamica diversa, più interessante ma mal gestita.

Conosciamo David (Michael Fassbender), conosciamo anche Walter (sempre Michael Fassbender) e poi pian piano tutto l’equipaggio della Covenant con l’immancabile e anacronistico cowboy, con tanto di cappello: evitabile. Come in tutti i film della saga e come si conviene nella struttura narrativa di questo genere cinematografico che mischia fantascienza, horror e azione il ritmo del film è scandito anche dal gioco ad eliminazione dei personaggi, dopotutto la ferocia dello xenomorfo è nota.

Questo film, come il suo predecessore e, forse, i suoi ulteriori due, tre, o sei seguiti, Scott non è ancora deciso sul numero, dovrebbero informare lo spettatore sull’origine di Alien, come sia diventato così efferato, famelico, violento e senza nessun sentimento partendo da un organismo embrionale. Questo l’intento artistico di Ridley Scott e di tutta la sua produzione ma non è difficile pensare anche al franchise che ne dovrebbe derivare. Queste due anime, una commerciale e una artistica mal si sposano e si innestano su una storia che era perfetta da sola, nel suo originale film del 1979.

“Alien Covenant” è sicuramente un passo avanti rispetto a “Prometheus” da molti considerato un passo falso, ma è altresì una chiara dimostrazione, ancora una volta, di come sia pericoloso e poco convincente creare sequel, prequel, o aggiunte a storie che non sono nate per questo scopo. Se la prima parte del film è aderente al film originale quasi in una sorta di rievocazione dello spirito di quel film, il prosieguo è balbettante, scontato e con una sceneggiatura che spazia da scene involontariamente comiche (anche quando dovrebbero dare tensione allo spettatore) a scene in cui parlano le immagini e il silenzio è, forse, la scelta migliore.

Chi vi scrive ha visto anche gli spettri, per certi versi, di quel funesto “Star Trek Nemesis”, due androidi a confronto, come bene e male che si fronteggiano, come due diversi step morali ed evolutivi del loro creatore, l’uomo. Questo un altro discorso tirato un po’ per i capelli dal film e introdotto con stucchevoli citazioni che sconfinano, per l’aulicità della citazione, nella risata dello spettatore. Creato, creatore, umano, macchina, alieno, regge nei primi minuti, come domanda ma non regge sulla lunga distanza.

Se “Prometheus” aveva lasciato scontenti in molti, “Alien Covenant” non troverà contenti molti spettatori, e, purtroppo, nonostante i quasi 40 anni l’ “Alien” imperfetto graficamente, e con un cast agli albori della carriera rimane un film inarrivabile per la saga e irripetibile, almeno per il momento, anche dallo stesso Ridley Scott.

Voto: 5,2

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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