Recensione in anteprima – Torna in sala il 4 maggio il regista di Diaz, Daniele Vicari, con un racconto amaro sul precariato in Italia. In un film riuscito a metà, Isabella Ragonese interpreta un’eroina moderna che si divide tra famiglia e lavoro nell’estrema periferia romana.

Nonostante il titolo fuorviante, “Sole Cuore Amore”, il nuovo film di Daniele Vicari non ha nulla di melenso, tutt’altro. È la storia di Eli (Isabella Ragonese) che abita a Nettuno, periferia a sud della capitale, con quattro figli ed un marito disoccupato (Francesco Montanari) e tutti i giorni punta la sveglia alle 4:30 per prendere il pullman e andare al lavoro. Due ore dopo la ritroviamo allegra e sorridente con una giovane collega algerina (Chiara Scalise) al bancone di un bar di Roma gestito da un datore di lavoro (Francesco Acquaroli) che non fa sconti ai loro errori e ai loro ritardi. In parallelo si muove alla ricerca di sé la performer Vale (Eva Grieco), amica di vecchia data e vicina di casa della protagonista. Con coraggio e forza di volontà, Eli affronta le sfide di tutti i giorni e quando forse è pronta a cambiare vita, il dramma la aspetta dietro l’angolo.

Accompagnato dal jazz raffinato composto per l’occasione da Stefano Di Battista, “Sole Cuore Amore” racconta una storia minima che diventa però universale se calata nel contesto dell’Italia di oggi, in cui la precarietà e l’incompiutezza tanto lavorative quanto sociali e personali sono all’ordine del giorno. Proprio il tentativo di dare un senso, di tenere insieme tutte le parti di una vita che sembrano invece disperdersi per forza centrifuga, sono lo stimolo all’energico ottimismo di Eli: la vediamo letteralmente inseguita dalla camera a mano di Vicari mentre corre da un autobus all’altro e piroetta vorticosamente dietro il bancone per servire i caffè ad una clientela impaziente, lei stessa attratta e respinta dal caos della grande città. Forse in questo moto perpetuo si può vedere il parallelismo, l’unico, con la storia di Eva: per il resto, la vicenda della ballerina sembra correre su un binario parallelo e forzato che, tanto nelle velleità artistiche quanto nelle difficoltà relazionali della sua protagonista, appare però così distante dalla lotta quotidiana di Eli da risultare superflua.

Isabella Ragonese si presta così corpo e anima ad un personaggio verace e fragile allo stesso tempo, che vuole dar voce a tante donne che come il suo personaggio affrontano tutti i giorni una lotta per la vita che è diventata sopravvivenza. Nonostante la sua ottima prova, “Sole Cuore Amore” risulta compiuto a metà, lasciando irrisolti tanto il rapporto fra le protagoniste quanto diversi spunti di riflessione (disoccupazione, precariato, famiglia, lavoratori pendolari, ruolo dell’arte…) senza quindi riuscire a raccontare appieno questa tragedia moderna.

Voto: 5

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