Recensione in anteprima – In concomitanza con l’uscita del nuovo capitolo della serie videoludica (Resident Evil VII) il 16 Febbraio arriva al cinema Resident Evil: The Final Chapter, l’epilogo della saga cinematografica  con Milla Jovovich.

Era l’ormai lontano 2002 quando nelle sale usciva il primo film di Resident Evil diretto da Paul W. S. Anderson e con Milla Jovovich nei panni della protagonista Alice. Tratto dalla popolare serie divideogiochi survival horror omonima (conosciuta invece in Giappone con il nome di Biohazard) del 1996 creata da Shinji Mikami e prodotta dalla Capcom, la pellicola se ne discosta molto, seguendole vicende di una diversa protagonista e una diversa ambientazione, ma riprendendo alcune delle idee di base del videogame come la diffusione da parte della società biotecnologica Umbrella Corporation di un potente virus in grado di trasformare tutte le persone in zombie o mostri antropomorfi.

Nonostante fosse un film tutto sommato mediocre, il primo Resident Evil ebbe un ottimo successoai botteghini e spinse la produzione a continuare la storia di Alice con una serie di sequel dalla qualità via via più scadente, in cui la lotta contro la Umbrella Corp viene portata avanti in maniera troppo confusionaria e senza una logica. La saga cinematografica è quindi pronta a giungere al termine con Resident Evil: The Final Chapter.

L’umanità è sull’orlo dell’estinzione dopo gli eventi di Resident Evil Retribution. Alice si risveglia a Washington D.C. sola contro un’armata di non morti. La Umbrella Corp si sta preparando per unattacco finale contro i sopravvissuti. In una corsa contro il tempo, Alice dovrà tornare nel puntodove tutto ha avuto inizio, Raccoon City, unire le proprie forze con vecchi amici e rubare l’unico antidoto capace di debellare per sempre il T-Virus. Con una serie di flashback nell’introduzione, ci viene riassunta la storia della creazione del T-Virus e della sua diffusione.

Resident Evil: The Final Chapter è fin da subito azione pura e colpi di scena, non c’è mai un attimo di pausa fino ai titoli di coda. Dal punto di vista action, infatti, il film fa il suo dovere, i combattimenti sono pieni di adrenalina e non annoiano mai. Quello che però la saga ha ormai perso da tempo è un filo logico insieme alla sua anima horror.

I difetti della pellicola derivano principalmente dai capitoli precedenti, caratterizzati da buchi di sceneggiatura, scelte inspiegabili che hanno portato la storia alla deriva e che ora quest’ultimo episodio deve cercare di riportare sulla giusta rotta. Dopo un lungo girovagare per il mondo, Alice è costretta a tornare a quella Raccoon City dove tutto ha avuto inizio. Il regista Paul W. S. Anderson chiude così un cerchio, i laboratori dell’Alveare diventano l’inizio e la fine di ogni cosa. Grazie a questo escamotage il regista può sfruttare di nuovo l’ambientazione che aveva decretato il successo del primo film riportando in questo modo la serie su binari che più gli si addicono. Non a caso i momenti che funzionano di più di quest’ultima pellicola sono quelli ambientati all’interno dell’Alveare.

Se c’è una cosa che ha sempre funzionato in tutti i sei film di Resident Evil e che ha decretato il loro successo è la sua protagonista. Milla Jovovich si è immedesimata alla perfezione in Alice ed è riuscita a dar vita ad un personaggio femminile d’azione iconico.

Resident Evil: The Final Chapter riporta il livello della saga a quello del primo film e per questopiacerà a tutti i suoi fan, ma non riesce a correggere tutti gli errori commessi in passato.

Voto: 5.5

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