Recensione in anteprima – Torino 34 (2016) – La relazione di una coppia dopo la separazione, piena di fulmini, coabitazioni forzate, custodia dei figli, e, soprattutto l’economia di una casa da vendere o valutare. E’ un vero colpo al cuore questo magnifico film di Joachim LaFosse con una splendida Bérénice Bejo. In Italia dal 12 gennaio.

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Per Marie e Boris è l’ora dei conti. In tutti i sensi. Dopo quindici anni di matrimonio e due bambine, decidono di mettere fine alla loro relazione, consumata da incomprensioni e recriminazioni. Marie non sopporta i comportamenti infantili del marito, Boris non perdona alla moglie di averlo lasciato. In attesa del divorzio e costretti alla coabitazione, Boris è disoccupato e non può permettersi un altro alloggio, lei detta le regole, lui le contraddice. L’irritazione è palpabile, la sfiducia pure. Arroccati sulle rispettive posizioni sembrano aver dimenticato il loro amore, il cui frutto è al centro della loro attenzione. Genitori di due gemelle che stemperano con intervalli ludici le tensioni, Marie e Boris condividono una proprietà su cui non riescono proprio a mettersi d’accordo. A chi appartiene la casa? A Marie che l’ha comprata o a Boris che l’ha rinnovata raddoppiandone il valore? La disputa è incessante, il dissidio incolmabile. Ma è fuori da quella ‘loro’ casa che Marie e Boris troveranno la risposta. Una possibile.

Cosa rimane quando un amore finisce? Cosa rimane quando due persone che si sono amate per anni, perdono il rispetto l’uno dell’altra? Cosa accade quando la storia d’amore tra due persone è finita ma queste sono costrette, per ragioni economiche, a rimanere nella stessa casa?

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“Eppure l’ho amato, l’ho amato tanto”

Questa la frase che pronuncia Marie (una bravissima Bérénice Bejo) a circa un terzo del film davanti ai suoi amici, in una delle rare scene nelle quali sono presenti più personaggi rispetto ai soliti Marie, Boris e le due gemelline. La frase lacera il film, si incunea nello spettatore e l’espressione di Marie rivaluta quanto visto fino a quel momento dando un senso anche a quanto accadrà dopo.

Le due figlie della coppia, molto brave anch’esse costituiscono poi il centro delle loro attenzioni. Diversi sono i modi di approcciarsi, diversi sono gli ambiti e molte volte in contraddizione. Le due gemelle sono fonte di contrasto tra i genitori, ma anche di gioia, costituiscono la vera àncora alla quale ciò che rimane della famiglia si aggrappa.

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Una protagonista perennemente in scena è la casa. Quella casa dentro la quale avviene il 90 per cento delle scene. Quella casa solida, comprata da Marie ma messa a posto da Boris. Un perfetto progetto di famiglia condiviso che ora non c’è più e che diventa il motivo principale di contrasto e di divisione anche quando tutto il resto sembra incanalarsi per altra nuova strada.

Un’ottima regia, una frizzante, asciutta, diretta e concreta sceneggiatura completano un film che non ha la pretesa di rispondere a delle domande ma ne crea di nuove, propone punti di vista diversi e da un ritmo vero alla situazione.

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Presentato al Torino Film Festival 2016 è stato accolto con grandi applausi finali, con un’attenzione fortemente sentita da parte del pubblico che, a finale svelato, prosegue a discutere di torti e ragioni, delle scene appena viste tributando elogi a tutto il cast sia tecnico che artistico.

Voto: 8

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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