Recensione – Nel torpore e nella desolazione afosa di un agosto con poche emozioni cinematografiche, ecco spuntare timido nei grandi schermi delle sale italiane un horror dai tratti originali e intriganti.

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Presentiamo un nuovo collaboratore (Giuseppe) che si occupa principalmente di giochi nel suo blog  (http://www.blogames.itma che non disdegna qualche salto al cinema per una bella recensione.

Nel torpore e nella desolazione afosa di un agosto con poche emozioni cinematografiche, fatte salve quelle tanto attese e poco ripagate di Suicide Squad  e quelle spolverate di magia del Drago Invisibile, e in attesa delle vibranti risate dell’Era Glaciale – In Rotta di Collisione; ecco spuntare timido nei grandi schermi delle sale italiane un horror dai tratti originali e intriganti.

The Witch è diretto e sceneggiato da Robert Eggers e distribuito nella nostra penisola da Universal Pictures. Il film corre su binari un po’ scostanti rispetto agli stereotipi horror in voga adesso; è decisamente più assimilabile a pellicole dal carattere e dal sapore particolare tipo Babadook, ma non per questo di minor successo; anzi, la sua raffinatezza è decisamente gradevole e ben apprezzata dal pubblico, tanto da valergli un premio come miglior regia drammatica al Sundance Film festival.

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Siamo nel New England del diciasettesimo secolo, pre-salom, per intenderci. Una famiglia intera viene bandita dal villaggio per via della presunta infedeltà religiosa di William, per l’appunto il capo famiglia. La truppa composta da mamma, papà e ben cinque figli (la giovane Thomasin, il fratello minore Caleb, i piccoli gemelli Mercy e Jonas ed un neonato) è costretta a sistemarsi in una landa desolata, una sorta di terra di mezzo dove non cresce nulla, circondata dalle misteriose e oscure radure di un bosco. Thomasin gioca a bubusettete con il piccolo, nuovo arrivo della famiglia e si copre e si scopre il volto per divertirlo, quando, in una frazione di secondo, il bimbo, ancora in fasce, scompare nel nulla. Il tempo di eclissare la vista un attimo e il suo fratellino si è dileguato. Cosa è accaduto? Che sia stato un lupo? Possibile fosse così veloce? Possibile che Thomasin non l’avesse notato prima?

A partire da questo misfatto, il clima di tensione comincia a crescere in una famiglia in cui la fede religiosa è l’unica cosa che conta, l’unica ancora di salvezza per ogni male. Qualunque cosa è da ricondurre a Dio e alla sua benevolenza, l’uomo è peccatore per natura tanto da non essere innocente nemmeno da fanciullo, nemmeno da infante. Su questo fattore Eggers gioca e non poco le sue carte. Ridicolizza a tratti l’ignoranza umana, ponendola come una specie di benda davanti agli occhi già ciechi delle persone. Un muro imperscrutabile che porta la famiglia al caos e alla follia, porta all’annientamento reciproco dei suoi componenti. L’uomo mette a nudo, in questo film, la sua stupidità, la debolezza e le catene a cui si lega attraverso le sue ferme credenze, incapace di svincolarsi e di osservare più in là del proprio naso. Un uomo che spiega i misfatti e le disgrazie facendole filtrare nell’imbuto senza uscita di un volere divino superiore e inappellabile, vedendo il male in ogni angolo, in ogni dove, perfino nei propri, innocenti figli.

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La strega proposta da Eggers è l’emblema della tentazione; una mescolanza perfetta di fiaba e realtà. Corvi, caproni neri, conigli, si intersecano con lascivia e pensieri impuri, con il profano e l’empio di una vita priva di ricchezze e ricolma di sofferenze. Ogni personaggio viene soggiogato da una sua stessa debolezza mentre Thomasin decide di abbracciare l’occulto. Tradita dalla fede che tanto il padre predicava, la giovane ragazza viene sedotta dal potere delle tenebre. Un finale per nulla scontato e per certi versi, molto più realistico di quello che può sembrare.

La sceneggiatura sembra essere molto forte e decisa, mai un tentennamento, ne un inciampo. I personaggi sono ben costruiti e ben interpretati. Un “complimenti” va rivolto senz’altro a Anya Taylor-Joy e alla sua Thomasin, davvero intensa e coinvolgente. Il film in generale non si basa sulla violenza e sullo sgorgare continuo di sangue, la tensione va piuttosto ricercata in questa caccia confusa alle streghe, dove ogni componente della famiglia punta il dito verso l’altro fino a disorientare lo spettatore, che ad un certo punto, non sa più, nonostante l’abbia già vista, chi sia veramente la strega. Vanno annotate un paio di scene che rilasciano un brivido viscido e fastidioso sotto pelle, che io personalmente odio vedere nei film ma che nel contesto del film possono essere giustificate e accettate. Di scene simili ce ne sono delle altre con l’andare della pellicola, ma niente di caratterizzante e costante.

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L’ambientazione e le musiche si sposano alla perfezione con tutto il resto. Il paesaggio è perennemente cupo, le luci al naturale combaciano splendidamente con il clima che si respira e prendono per mano la povertà della steppa e della famiglia.

In generale, The Witch, non è un horror spaventoso (di sobbalzi se ne fanno pochi), ma pigia l’acceleratore sul discorso della tensione crescente scena dopo scena. Tanto basta a riscuotere il favore del pubblico e anche il nostro. Buona visione!

Voto: 7,7

Un pensiero su “The Witch”
  1. Un incredibile horror che non da speranze, dove la cattiveria e la follia umana (e non) è in ogni singola cosa. Una messa in scena praticamente perfetta, con delle artistiche inquadrature fisse con questa inquietante e oscura foresta che sta lì, immobile e paziente come un ragno con la sua tela. Un lavoro incredibile, quello fatto da Eggers, che gli è valso il premio della miglior regia al Sundance Film Festival del 2015.

    Ecco qui il link della mia analisi completa: https://mgrexperience.wordpress.com/2016/09/07/the-witch-di-robert-eggers/

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