Recensione in anteprima – Dopo la presentazione alla scorsa edizione numero 72 della Mostra del cinema di Venezia 2015, sbarca al cinema il nuovo film di Mario Balsamo. Un documentario sulla carriera d’attrice della madre. Nelle sale italiane dal 25 agosto.

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La madre di Mario Balsamo, regista, in gioventù era un’attrice: recitò in piccoli ruoli e la sua parte più importante fu in La barriera della legge di Piero Costa, con Rossano Brazzi come protagonista. Dopo anni di tentativi, Mario decide finalmente di donarle il regalo più grande: ritrovare la pellicola del film, vederla insieme a lei e rimettere il nome di Silvana Stefanini nei titoli di testa.

Quando il “fare cinema” si mescola alla propria vita coinvolgendo i propri affetti (da recuperare) allora il film che ne viene fuori può essere considerato intimo e profondo fintanto che il regista riesce a trasmettere quei sentimenti che lo hanno spinto a mettere su pellicola un pezzo della sua vita privata.

Il documentario messo in piedi dal regista Mario Balsamo vuole essere un regalo alla madre e lo è, lo è però fino ad un certo punto. All’interno di questo tributo, dilatato in un film da 78 minuti vi è qualcosa di più e cioè il suo rapporto con la madre. Conflittuale a livello affettivo per una relazione sempre avara di abbracci da parte del figlio. La pellicola diventa una riconciliazione, un riavvicinamento che avviene tramite le riprese e le indagini sulla vita da attrice della madre.

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Tutto potrebbe sembrare filar liscio se non interviene quella vena artistica che vuole artefare e impreziosire fintamente la narrazione. Si inizia a livello estetico e scenografico richiamando colori saturi e ambientazioni dichiaratamente posticce per poi ritrovarsi in dialoghi che vorrebbero avere un tono documentaristico ma che sembrano preparati o, almeno indirizzati.

Per 78 minuti c’è un concetto che continua ad essere ripetuto, e questo è un limite: la poca dimestichezza con l’affettività del regista nei confronti della madre e nei rapporti sociali in generale. Un’idea che continua a girare diverse volte e che viene ripetuta più volte sia da Silvana che da Mario.

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Interessanti son alcune scene come il provino con Carlo Verdone, oppure la conoscenza con dei lontani parenti nel gioco del tu eri figlio di, no lui era nipote di, cugino di ecc… Tolte queste poche occasioni di divertimento e interesse, il resto del film risulta abbastanza piatto al limite del noioso. Purtroppo in quelle parti il regista non riesce ad attirare l’attenzione dello spettatore e il film rimane poco più che un filmino dell’età giovanile girato tra i parenti.

Non è un male sia chiaro ma risulta essere lontano dal pubblico perché troppo privato, troppo legato una sensazione prettamente personale che il pubblico difficilmente riesce a cogliere e ad apprezzare.

Voto: 5,3

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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