Recensione in anteprima – Tratto dal libro omonimo di Stephen King e da lui, in parte sceneggiato, Cell è un film che vuol essere tanto e forse troppo ma che non arriva  a toccare le corde giuste per essere un film godibile in nessuno dei generi in cui lo si voglia collocare. Esce in Italia il 14 luglio

Cell

Il primo ottobre, l’artista Clay Riddell, telefona dall’aeroporto di Boston alla moglie Sharon, da cui è separato, per comunicarle alcune buone notizie: ha appena venduto i diritti delle sue strisce di fumetti per un video gioco e vuole tornare a casa da lei e dal loro giovane figlio Johnny, nel New Hampshire. Prima che lei possa dare una risposta, la chiamata è interrotta.
Un misterioso segnale comincia a trasmettersi sulle reti dei cellulari, causando, a chiunque usi un telefono cellulare, una rabbia omicida. Inseguito da questa orda di persone impazzite fin dentro la metropolitana, Clay si unisce con il conducente di uno dei treni, Tom McCourt. Insieme, riescono a fuggire dalla città, attraverso i tunnel della metropolitana, raggiungendo finalmente l’appartamento di Clay, dove incontrano un altro sopravvissuto: la diciassettenne Alice. Mentre la città di Boston va a fuoco, il trio decide di dirigersi verso nord in cerca della famiglia di Clay. Ad ogni passo devono difendersi, dalle persone colpite dall’impulso, che continuano a diventare sempre più numerose con una velocità allarmante.
Finalmente, il gruppo raggiunge la casa di Clay, solo per scoprire che Johnny è stato attirato in una trappola e Clay dovrà mettere a rischio tutto quello che ha per salvare suo figlio.

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Cell prende spunto dall’omonimo romanzo di Stephen King, e King stesso appare tra gli scrittori della sceneggiatura. Questo dovrebbe dare una qualche sicurezza all’intero film ma la solidità della storia, soprattutto, vacilla strada facendo, frantumandosi in un finale volutamente aperto a diverse interpretazioni (cosa presente anche nel libro).

Lunga e travagliata è la trasposizione di questo libro datato 2006, sicuramente non uno dei capolavori di Stephen King e, a detta sua, appena dopo una sua crisi creativa che gli aveva fatto annunciare una sua momentanea (e breve) pausa scrittoria. Un primo tentativo di portare il libro sul grande schermo è datato 2007 e, a pensarla bene, forse quello sarebbe stato il momento ideale per portare al cinema questo romanzo totalmente incentrato sugli effetti negativi dell’uso massiccio del cellulare.

Ai giorni nostri, nel 2016, ben dieci anni dopo, il mondo dei cellulari ha fatto passi da gigante e, il film, in più punti pone il fianco a questo particolare di non secondaria importanza. Esistono i social la cui diffusione nel 2006 era solo agli albori, esiste ora la connessione 24h su 24h a internet cosa che dieci anni fa era prerogativa di chi poteva permettersi certi tipi di cellulari e certe tariffe.

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In un mondo dove molte conversazioni non passano più attraverso l’orecchio ma attraverso foto, messaggi vocali e testuali via whatsapp suona anacronistico e fuori tempo massimo una sceneggiatura improntata sulle particolarità di base del cellulare. Inoltre i personaggi principali danno poco spazio a spiegazioni e ricerca delle stesse perché molto più impegnati in un classico road movie ad eliminazione progressiva tipico dei b-movie horror.

Un finale deludente è la ciliegina sulla torta di una delusione personale più profonda. Passi il forzato messaggio di denuncia della pericolosità del troppo uso dei cellulari che ci fanno diventare troppo “teledementi” e che forse, grazie alla distanza inaspriscono i rapporti e, fatalmente non li avvicinano, passi anche un John Cusack (molto più bravo in “Love & Mercy”) assolutamente inebetito come il peggior Nicolas Cage, ma, personalmente, mi aspettavo di più da uno Stephen King alla sceneggiatura.

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Non dubitiamo che il libro possa essere più interessante avendo il tempo (e i romanzi dell’autore non sono avari di pagine, anzi) e lo spazio per descrivere con molti più particolari e spiegazioni quanto invece in poco meno di due ore di film non si riesce a fare ma il film manca di tanti elementi di interesse  e lascia il tempo che trova.

Voto: 3,7

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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