Recensione – Matteo Rovere dirige uno delle sorprese più interessanti di questo 2016. Un film intenso, che scorre via veloce come da titolo ma lascia la impronta a terra e nei cuori degli spettatori. Un buona prova di Stefano Accorsi e dell’esordiente Matilda De Angelis.
Giulia De Martino vive in una cascina nella campagna dell’Emilia Romagna con il fratellino Nico. Sua madre se ne è andata (più volte) di casa, e suo fratello maggiore Loris, una leggenda dell’automobilismo da rally, è diventato un “tossico di merda” parcheggiato in una roulotte. Quando anche il padre di Giulia, che aveva scommesso su di lei come futura campionessa di Gran Turismo usando come collaterale la cascina, la lascia sola, Giulia si trova a gestire lo sfratto incipiente, il fratellino spaesato e il fratellone avido dell’eredità paterna. Ma la vera eredità dei De Martino è quella benzina che scorre loro nelle vene insieme al sangue e quel talento di famiglia, ostinato e rabbioso, per le quattro ruote.
Quando un film è fatto bene bisogna dirlo e bisogna anche farlo sapere. Bisogna dire anche, per onestà che questo bel film non è un capolavoro ma è anche corretto affermare che lascia dietro di sè una scia di emozioni come pochi film riescono a fare soprattutto se italiani. Vive di questo “Veloce come il vento”, di un passaparola tra gli spettatori che hanno permesso al piccolo film di Matteo Rovere di raggiungere un discreto risultato in termini di box office e un ottimo riscontro presso la critica italiana sempre un po’ avara verso questi progetti che trasudano italianeità persino nel modo di esprimersi.
“Veloce come il vento” affonda le sue radici nell’Emilia delle corse, in quella regione tra Modena e Imola che vede pulsare il cuore delle auto, la passione più viva per le due e le quattro ruote soprattutto. Il dialetto prettamente bolognese di Stefano Accorsi è lasciato in libertà mentre negli altri protagonisti è l’italiano il modo di esprimersi. Questa scelta non è casuale o effettuata solo per fare colore. Si tratta di una scelta che contribuisce a delineare l’esistenza tormentata di Loris De Martino contrapposta alla più lineare vita della sorella Giulia e al fratello Nico. Due modi di vivere che l’esperienza di vita ha ribaltato, più responsabile per i due fratelli più giovani e molto più sregolato e borderline per il personaggio di Stefano Accorsi.
Ad un primo impatto, proprio l’interpretazione di Accorsi desta qualche sospetto per un Loris De Martino anche troppo sopra le righe. Ma, con il passare delle scene, ogni eccesso che sembrava gratuito e forzata acquista una dimensione e una giustificazione. La bellissima Matilda De Angelis, ventenne al debutto sul grande schermo, da’ voce e volto a Giulia De Martino, la diciassettenne impegnata nel campionato turismo italiano. La sua interpretazione è intensa, sentita per un’attrice da tenere d’occhio e che dimostra di avere un grandissimo talento.
“Veloce come il vento”, che ai più potrebbe erroneamente ricordare il poco più che banale “Driven”, prende spunto dalla vicenda e vita sregolata del pilota di Rally Carlo Capone. In realtà c’è solo l’intenzione di portare alla luce questa storia in quanto molto è stato cambiato e l’inserimento della tematica famigliare è sicuramente un punto centrale e un punto forte ben delineato dagli sceneggiatori.
Il film viaggia a tutta velocità nelle scene in pista che sono tra l’altro molto ben girate e continua la sua corsa nei rapporti umani tra i personaggi. Sembra quasi sentirsi l’odore della benzina, del grasso e di gomma usata tanto il film affonda la sua natura in questo ambiente motoristico. Lo spettatore rimane interessato alla vicenda per tutta la durata di due ore del film e solo in poche occasioni qualche scena risulta poco legata alle altre (una su tutte la scena tra Loris e una Giulia ubriaca).
Per gran parte del film mi son chiesto per quale motivo, un film ambientato in Emilia-Romagna e sulle piste italiane in generale invece di presentare delle Ferrari o comunque delle auto italiane presentasse invece delle Peugeot, e, in particolare esaltasse le imprese della Peugeot 205 Turbo 16 degli anni 80, che sarà stata anche vincente ma mai quanto la mitica “Deltona” (Lancia Delta). L’arcano è subito spiegato: Stefano Accorsi è testimonial Peugeot sin dal 2012, questo basta per vederlo sia da civile che da pilota sempre su una macchina del “leone”.
“Veloce come il vento” è un film con un buon ritmo, che presenta dei difetti di piccola entità, con un’ottima sceneggiatura e magistralmente interpretato dagli attori protagonisti. La regia, precisa e attenta anche ai particolari confeziona un’opera tra le migliori pellicole italiane dell’anno.
Voto: 7,8