Recensione – Bryan Cranston, nominato all’Oscar come miglior attore per questa interpretazione, regge l’intero film che si concentra più sulla vita di Dalton Trumbo rispetto alla creazione delle sue opere. Un buon film purtroppo poco distribuito nelle sale italiane con il titolo “L’ultima parola, la vera storia di Dalton Trumbo”

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Dalton Trumbo sbarcò dal Colorado a Los Angeles, cominciò come lettore per la Warner Bros e divenne, negli anni Quaranta, uno degli sceneggiatori più ricercati d’America. Lavorò per la Columbia, la MGM, la RKO ed era una presenza fissa nella scena sociale hollywoodiana. Era anche comunista, schierato con i sindacati e in favore dei diritti civili. Nel 1947, finì, come mezza Hollywood, di fronte al Comitato per le Attività Antiamericane, ma, a differenza della maggior parte dei colleghi, rifiutò di rispondere alle domande. Andò in prigione, perse la casa, il lavoro, il palcoscenico sociale, eppure non si arrese: continuò a scrivere sceneggiature sotto falso nome e a battersi fino al successo per lo smantellamento della lista nera.

Il problema più grande di “Trumbo”, questo il titolo originale del film, è la distribuzione in pochissime sale. Sbarcato in Italia con il fuorviante titolo “L’ultima parola – la vera storia di Dalton Trumbo”, il film è difficile da trovare nelle sale e non ha ottenuto grande pubblicità e nemmeno i giusti incassi.

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Il film è, invece, un film da vedere. Ha una buona sceneggiatura e scandaglia bene la vita di Dalton Trumbo. Lo fa soffermandosi più sul Trumbo uomo che sulle opere di questo sceneggiatore che ha scritto diverse sceneggiature di successo.

Il lavoro di Dalton Trumbo c’è, viene presentato ma non viene spiegato nei dettagli. Dettagli che, forse avrebbero distolto l’attenzione dall’argomento principale e cioè, l’ostracismo da parte degli Stati Uniti nei confronti dei lavoratori dello spettacolo che si dichiaravano o erano sospettati di essere filocomunisti.

Una pagina buia della grande libertà statunitense sbandierata ai quattro venti, una pagina che verrà risolta solo decenni dopo e che ha trascinato alla rovina diversi autori, scrittori, personaggi dichiarati pericolosi solo perché difendevano posizioni scomode.

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Bryan Cranston da’ voce e corpo al protagonista e ben riesce a rendere la sofferenza fisica ma soprattutto psichica di un autore costretto a non poter fare il lavoro per il quale è portato. Quasi mitizzato e assurto ad eroe, affronta la galera e si prende la rivincita  scrivendo e firmando con pseudonomi sempre diversi grandi sceneggiature pluripremiate nel mondo. L’attore è quasi perfetto nella sua interpretazione e può dire la sua nella notte degli Oscar anche se sembra ormai spianata la strada per il protagonista di “The Revenant”.

Con un buon contorno di personaggi secondari e un buon ritmo il film non fa pesare le sue due ore di durata e si vede volentieri.

Voto: 7,1

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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