Recensione – Quarto film della premiata ditta “Nunziante-Zalone” e quarto successo al box office. Un successo che richiama al cinema nel periodo natalizio molti spettatori convinti di vedere un buon film o almeno di divertirsi con il personaggio creato a Zelig da Zalone.

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Checco è stato allevato dal padre con il mito del posto fisso. A quasi 40 anni vive quella che ha sempre ritenuto essere la sua esistenza ideale: scapolo, servito e riverito dalla madre e dall’eterna fidanzata che non ha alcuna intenzione di sposare, accasato presso i genitori, assunto a tempo indeterminato presso l’ufficio provinciale Caccia e pesca, dove il suo incarico consiste nel fare timbri comodamente seduto alla scrivania. Ma le riforme arrivano anche per Checco, e quella che abolisce le province lo coglie impreparato: il suo status di single relativamente giovane lo rende idoneo alla richiesta “volontaria” delle dimissioni, a fronte di una buonuscita contenuta. Ma Checco, consigliato dal senatore che l’ha “sistemato”, non cede alle richieste della “liquidatrice”, la granitica dirigente Sironi e lei, al fine di liberarsene, lo spedisce in giro per tutta l’Italia, nelle sedi più disagiate e scomode. Checco si adatta e non molla. Alla Sironi non resta che tentare un’ultima carta: mandare l’impiegato al Polo Nord, in mezzo alle nevi perenni e agli orsi bianchi. Per fortuna al Polo c’è anche Valeria, una ricercatrice di grandi ideali e di larghe vedute che cambierà il destino del nostro eroe e gli farà scoprire i piaceri (e le responsabilità) di una vita civile.

Sbarcato nelle sale italiane allo scoccare del 2016 con oltre mille copie, c’è chi ne conta addirittura 1500, il film a firma Gennaro Nunziante con protagonista Checco Zalone ha letteralmente invaso i cinema italiani e ha creato uno dei più grandi successi al botteghino. In realtà, probabilmente a fine corsa, il film risulterà essereil maggior incasso della storia cinematografica italiana sorpassando colossi internazionali come “Avatar” e “Titanic”. Un successo non da poco se si pensa che questo quarto film della coppia Nunziante-Zalone costituisce un’ennesimo successo dopo i primi tre film che hanno stabilito diversi primati di pubblico e biglietti staccati.

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Non è possibile parlare del film senza accennare a questo straordinario risultato dovuto principalmente a una perfetta strategia di marketing unita a un personaggio e un cabarettista molto amato dal pubblico italiano che, forte delle risate regalate nei film precedenti godeva di una altissima aspettativa.

Smarcato l’argomento meramente economico, bisogna parlare del film vero e proprio che, altri non è che una commedia media italiana. A tratti mediocre e scontata a tratti fedele all’incipit iniziale e all’idea che è alla base dell’intera vicenda.

Se possiamo, in un mondo plurale, dire la nostra sul film, possiamo senza ombra di dubbio dire che questa quarta opera di Nunziante non è divertente come i precedenti. Non c’è quell’ingenuità che era stata proprio di “Cado dalle nubi” oppure quella genuina sincerità presente in “Che bella giornata”. Non esiste nemmeno una certa raggiunta maturità come in “Sole a catinelle” sicuramente il film più divertente e con un taglio della società italiana prontamente sferzante e ironico.

Costruito come un lungo racconto di Zalone stesso il film mostra il fianco a questa scelta con la voce fuori campo di Zalone che, alla lunga diventa troppo presente e addomesticante, invadente e noiosa. Le battute e le facce dell’unico vero mattatore del film, ovvero Zalone, che fagocita tutti gli altri,  fanno sorridere, sono molto spesso azzeccate e ritmate in modo da non risultare fuori posto e luogo ma diventano altrettanto spesso telefonate, con un finto mordente che sembra solo accusare la situazione. In pratica la sfrutta solo, come momento comico che non sempre strappa una risata.

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Se si guarda il film come ad un film che deve far ridere o almeno sorridere allora il film funziona anche abbastanza bene. Se invece lo si guarda nel suo complesso, come opera cinematografica, beh, è evidente l’assenza di una regia, come pure la sceneggiatura è un po’ vaga e fintamente ingarbugliata riconducendosi ancora una volta alla classica storia d’amore solo fintamente, again, contorta e originale.

Forte anche della sua poca lunghezza, solo 84 minuti, il film si lascia vedere anche se si ha l’impressione che la folla faccia la differenza per quanto riguarda le risate che altrimenti non sarebbero così efficaci. Altra impressione è la durata, sembra un film che dura più di due ore.

Tutto il resto centra poco o niente. Zalone non è il nuovo Fantozzi, chi fa questo paragone probabilmente non conosce Fantozzi e la sua provenienza. Non è nemmeno il nuovo Sordi o il nuovo Verdone. Altri artisti che hanno avuto percorsi ben diversi. Zalone ha la sua storia da cabarettista che sfrutta il suo personaggio per le storie comiche che interpreta. Come hanno fatto altri che provenivano dalla tv e che hanno bissato il successo al botteghino, Zalone è figlio dei tempi che vive quindi eventuali paragoni con grandi del passato non sono possibili.

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Nel suo girovagare intriso nel titolo del film alla fine anche tutta la struttura della pellicola ne risente e i continui cambiamenti di umore, situazioni e ambienti sembra un po’ forzati. Qualche scena molto ben scritta c’è sicuramente come la scena della famiglia multietnica che strappa più di un sorriso e qualche considerazione.

“Quo vado?” è un film tutto sommato divertente ma non si discosta molto dalla struttura classica di una commedia italiana infarcita di trovate e personaggi televisivi con poco coraggio per la commedia vera e propria e l’ironia.

Voto: 5,5

Fom per chi? Adolescenti, giovani e adulti

Fom perché? Per farsi qualche risata e nulla più

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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