Recensione – Piccoli brividi per Piccoli BrividiDiciamolo: il trailer di Piccoli Brividi aveva già conquistato un po’ tutti gli appassionati del genere ancor prima di venire proiettato nelle sale: il misantropo R.L. Stine, interpretato dal mitico Jack Black, poteva diventare anche l’unico requisito per fare un salto al cinema.

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Zach è costretto a lasciare New York per seguire la madre in una cittadina di provincia. La noia è pronta ad accoglierlo, ma le cose cambiano quando Zach conosce Hannah, sua coetanea e vicina di casa, e si convince che la ragazza sia vittima della furia del padre, un personaggio sgarbato e minaccioso. L’occasione più classica, ovvero il ballo scolastico, dovrebbe fornire a Zach il momento giusto per salvare eroicamente la fanciulla. Peccato, però, che il padre di Hannah altri non sia che R. L. Stein, prolifico autore di storie da brivido, e che le creature della sua immaginazione abbiano deciso di uscire dai libri giusto quella sera e di invadere le strade della città. A doversi salvare, a questo punto, sono tutti, nessuno escluso.

La preoccupazione era che il trailer, come spesso accade, anticipasse un po’ troppo quello che si sarebbe andato a vedere e soprattutto che si potesse cadere nei soliti cliché dei film per un pubblico di adolescenti.

Il ragazzo che si trasferisce da New York in un noioso paesino di periferia ricorda lo stesso fanciullo atletico che è in fuga dalla città con la madre nel film The Hole. E guarda caso come in The Hole appare la ragazza affascinante, ‘stranamente’ vicina di casa, di cui devi per forza innamorarti per non disilludere gli spettatori e, ovviamente, nell’apparentemente banale paesino compare un qualche enigma che andrà sciolto (mi tocca anche citare Bella Swan che dalla città giunge in una boscosa periferia insieme al padre e s’innamora del misterioso Edward Cullen, ma di esempi sul grande schermo ce ne sarebbero tanti).

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La storia, che rischia di diventare banale, qua è salvata proprio dal fatto che il padre di Hannah, la ragazza della porta accanto, è proprio R.L Stine, famoso e amato autore di Piccoli Brividi, il quale ha liberato letteralmente mostri dalla sua fantasia per poi rinchiuderli e sigillarli nei suoi manoscritti originali.

I mostri, a causa di un incidente provocato da due ragazzi, finiscono per uscire dai libri e diventare reali ricordando un po’ Jumanji – con la sola differenza che le bestie fuoriuscivano da un gioco in scatola-; queste creature però sono alquanto grottesche: sono spaventose e contemporaneamente fanno anche un po’ ridere.

D’altro canto se siete stati piccoli vecchi lettori di Stine vi ricorderete che è proprio una sua peculiarità il riuscire a mescolare tra loro un lieve brivido ad un successivo e immediato sorriso, così come lo è anche il suo immancabile colpo di scena finale che riesce quasi sempre a stravolgere tutto.

Nel teatrino del film vediamo nani da giardino, l’uomo lupo, extraterrestri, l’abominevole uomo nelle nevi, zombie, etc, etc…Troppa carne al fuoco? Forse sì, ma il film è bello visivamente ed è molto fedele allo stile da Piccoli Brividi.

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Sì, probabilmente è abbastanza prevedibile, ma, come ho già detto, nel cast c’erano Jack Black e le soundtrack mai deludenti di Daniel Elfman ( Nightmare Before Christman, La fabbrica di cioccolato, La sposa cadavere).

Ci sono però altre due note positive da segnale: la giovane attrice Odeya Rush, fisicamente ben scelta per il ruolo della misteriosa affascinante vicina e il finale a sorpresa che, per quanto forse fosse leggermente prevedibile, lascia nello spettatore un sorriso compiaciuto in faccia.

Aspettando il sequel già annunciato dalla Sony, si può approfittare per riprendere tra le mani quei polverosi Piccoli Brividi abbandonati nello scaffale della propria infanzia, magari aggiungendone qualche copia mancante (poi se questo era un trucco di marketing per riportare in voga i manoscritti dell’oramai dimenticato R.L. Stine, sembrerebbe che i produttori ci siano riusciti alla grande).

Voto: 6,9

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