Recensione – Ron Howard porta la storia di Moby Dick prima che questa diventasse la storia di un romanzo di fantasia scritto da Melville. Il film appassiona e intrattiene con il suo essere incarnazione di puro divertimento, avventura di uomini di altri tempi.
Nell’inverno del 1820 la baleniera del New England “Essex”, comandata dal capitano Polard spesso in contrasto con il primo ufficiale Chase, viene attaccata da una balena dalle dimensioni enormi. Pochi marinai si salvano e tra di loro Thomas Nickerson, che all’epoca era poco più di un bambino. Costui trent’anni dopo e con un’iniziale riluttanza accetta di raccontare l’esperienza vissuta allo scrittore Herman Melville. Sta per nascere uno dei capolavori della letteratura di tutti i tempi: “Moby Dick”.
Quando si parla di Moby Dick, la balena bianca, a tutti viene in mente il romanzo di Melville e l’ossessione del capitano Achab nel volersi vendicare. E’ un tema ricorrente sotto diverse formule quello di Moby Dick, lo si trova per esempio in “King Kong” di Peter Jackson, in “Primo Contatto” di Jonathan Frakes dove vige la coincidenza di un Patrick Stewart, il capitano Picard, che ha interpretato il capitano Achab in una delle tante trasposizioni del romanzo sul gigantesco animale bianco.
Ma “Heart of the Sea” non è questo, oggi lo si definirebbe un prequel, tra l’altro tratto da una storia vera. Ed infatti il film narra di come Melville sia venuto a conoscenza della vera storia della Essex affondata da un’enorme balena bianca. La struttura narrativa ci presenta la voce fuori campo di un superstite, il più giovane, ora diventato l’unico rimasto, struttura più volte utilizzata e che sicuramente non costituisce elemento di originalità.
La vera scena viene dominata dall’uscita dall’acqua di Moby Dick. La mano di Howard ne esalta la magnificenza, la diabolica bellezza, la gigantesca figura sia con inquadrature strette soprattutto sott’acqua sia con grandi panoramiche a pelo d’acqua. Se la scena è dominata dal cetaceo, però Moby Dick non è la protagonista del film. I protagonisti sono i marinai della nave Essex e soprattutto le vicende e gli attriti personali del capitano Pollard e del suo primo ufficiale Chase.
L’avventura a metà strada tra “Odissea” e “Robinson Crusoe” è ben dettagliata nella sua drammaticità e ogni particolare fa la differenza come per esempio la barba che cresce dopo diversi giorni di naufragio in mare, che Angelina Jolie prenda appunti per cortesia. L’epicità della presenza di Moby Dick e delle sue devastanti azioni si connettono con l’epica resistenza dei marinai. La musica esalta i momenti di azione e avventura. Insomma il film di Howard è spettacolo allo stato puro, senza troppi fronzoli narrativi ma con una sceneggiatura asciutta e che sa sempre quello che deve fare, cioè lasciare spazio all’avventura e alle reazioni dei personaggi in mare.
Un film della Hollywood vecchia maniera, come troppo poco spesso ormai siamo abituati a vedere. Epico, imponente, azione e avventura piegati allo spettacolo fine a se stesso.