Recensione – 21.10.2015, questa la data che gli appassionati della trilogia di Ritorno al futuro hanno stampato nella memoria per ciò che concerne il viaggio nel futuro presente nel secondo episodio. Quella data è arrivata, da oggi in poi, sarà tutto già passato, …. o futuro.

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26 ottobre 1985. Hill Valley. California. ‘Doc’ Brown torna dal futuro con la sua De Lorean ‘macchina del tempo’ per prelevare Marty McFly e la sua ragazza Jennifer. È indispensabile che raggiungano il 21 ottobre 2015 per impedire che il figlio di Marty venga arrestato per scontare un lungo periodo di detenzione.
Inizia così, 4 anni dopo il trionfo al box office del film omonimo , la seconda avventura che vede fianco a fianco lo stralunato scienziato dai capelli bianchi e il giovane Marty pronto a vincere in se stesso quei timori che sono appartenuti al suo genitore.

“Strade? Dove stiamo andando non abbiamo bisogno di strade”.  Questa la frase che chiude il primo capitolo e riapre l’avventura nel secondo. Una recensione di questo film in una data così particolare non può essere una recensione normale. E’ un voler rendere omaggio a un’idea nata alla fine degli anni 70 e che ha visto il buio della sala dal 1985 in una fantastica trilogia. Questo è il secondo capitolo, concretizzatosi dopo l’enorme successo del primo, ha il pregio di aggiungere nuovi spunti narrativi interessanti e il difetto, per alcuni, di dover aver visto necessariamente il primo capitolo per poter capire tutti i particolari della vicenda. La scelta non è casuale, infatti in questo caso, presente, passato, futuro, grazie alla macchina del tempo sono totalmente collegati e collegare così strettamente i due capitoli, anzi l’intera trilogia consolida questa idea del “continum” spazio temporale.

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Chi vi scrive non ha visto il film in sala, era troppo giovane per comprendere l’importanza che, nel corso degli anni avrebbe portato la pellicola a diventare un vero e proprio film cult all’interno di una trilogia cult. Sempre chi vi scrive considera questo capitolo come il suo preferito perché più completo e allo stesso tempo più frammentato. Di indubbia difficoltà maggiore rispetto agli altri due capitoli, il precedente e il successivo, per la presenza contemporanea di doppioni dei protagonisti che han dovuto faticare non poco mettendo in campo tutta la loro bravura e la professionalità di regista, montatore ed esperti degli effetti speciali. Siamo sempre alla fine degli anni ottanta, non si aveva a disposizione quella computer grafica che adesso abbiamo persino sui cellulari.

E’ un capitolo che, come sequel poteva soffrire quella malattia del “già visto” ed essere ingabbiato nell’assenza di originalità già tutta, o quasi, profusa nella prima avventura di Marty e Doc. Era anche facile incartarsi tra le vicende del primo film nel 1955 e quelle del secondo film sempre nello stesso anno e negli stessi ambienti. Si son rigirate scene da diverse angolazioni, si son creati degli stratagemmi per rendere assolutamente credibile un viaggio nel tempo che è nell’immaginario collettivo fin dalla notte nei tempi, appunto.

“Ritorno al futuro – Parte II” è puro divertimento, di quello magari meno stilisticamente ricercato ma creato molto bene, con grande lavoro da parte di tutti, con attori nella parte e con grande ricerca di ambienti, oggetti, costumi del passato e sopratutto del futuro.

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Il futuro proprio lui. Quel futuro descritto dal film che, da oggi non sarà più tale. Sarà da oggi passato. Ma quanto di quel futuro auspicato, immaginato, sognato è stato realizzato? Poco. Alcune cose sembrerebbero quasi in dirittura d’arrivo come il volopattino a lievitazione magnetica che qualcuno dice già pronto, oppure le scarpe che si autoallacciano; solo annuncio di puro marketing oppure realtà vicina? Scordiamoci invece le auto volanti almeno per qualche altro decennio, forse servirà un altro viaggio di 30 anni nel futuro per vederli nella realtà e, se si pensa all’evoluzione di pc e telefonici in soli pochi anni si può capire quale sia il motivo per il quale l’auto, dopo 120 anni ha tecnicamente lo stesso funzionamento e lo stesso carburante, altro che lattine, pattume vario che Doc prende dal cassonetto per alimentare il motore del futuro. Siamo lontani, purtroppo. In qualcosa ironicamente “Ritorno al futuro – Parte II” ci ha azzeccato,  lo Star Wars in uscita al cinema, e la compulsiva voglia di produttori (e spettatori) di aver sequel anche di film o serie impensabili, in questo caso “Lo Squalo 19”, la presa in giro benevola al produttore Steven Spielberg.

Altra grande caratteristica del film è il product placement presente, un product placement mai visto prima e ben integrato nel film. E come non invidiare poi, per qualche istante, la fortuna di Biff di poter avere un almanacco del futuro per prevedere i risultati di ogni partita?

Ritorno al futuro - Parte II - 06

Il film è un passo obbligato per capire l’intera trilogia, ma è l’intera trilogia che merita di essere vista. Una trilogia cult che non invecchia mai, che continua a tenere testa nonostante ci si parli con walkie talkies invece che con i normalissimi telefonini o smartphone di oggi. Di seguito, dopo il voto, un interessante video di confronto tra le idee del futuro presenti nel film e il punto di queste innovazioni al giorno d’oggi.

Voto: 9

Ritorno al futuro – Parte I

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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