Recensione in anteprima – L’attrice premio Oscar Charlize Theron è protagonista di Dark Places, Nei luoghi oscuri, tratto dall’omonimo romanzo di Gillian Flynn, già autrice del best seller L’amore bugiardo, Gone Girl. Un thriller intenso, costruito a indizi andando avanti e indietro nei ricordi della protagonista. Un ritmo un po’ melenso ma capace di tenere viva l’attenzione. Nei cinema dal 22 ottobre.

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Unica sopravvissuta alla strage dove hanno perso la vita la madre e le sorelle, Libby Day (Charlize Theron) vive con la consapevolezza che la sua testimonianza, di quando era solo una bambina, ha condannato suo fratello Ben all’ergastolo per l’orrendo omicidio. Quando un gruppo di appassionati di cronaca nera, il Kill Club, contatta Libby ventotto anni dopo e la convince a riesaminare gli eventi di quella notte, nuovi ricordi e vecchi sospetti irrompono nuovamente nella vita della donna. Dopo che nuove e sconvolgenti informazioni vengono alla luce, Libby inizia a mettere in discussione la sua stessa deposizione decidendo di indagare sul suo tragico passato dato che il presente sembra contraddire tutto ciò che lei ha sempre creduto essere la verità.

La scrittrice Gillian Flynn viene scoperta dal cinema con il grande successo del folgorante “Gone Girl – L’amore bugiardo” (Recensione), uno dei film più apprezzati della scorsa stagione. Al centro di questo nuovo film sempre tratto da un suo libro omonimo vi è, ancora una volta, la storia di una donna. La verità e le bugie sembrano poi essere argomenti che stanno a cuore dell’autrice. Però questa volta la Flynn non è intervenuta nella sceneggiatura lasciando al regista Gilles Paquet-Brenner il compito di adattare il libro.

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Un adattamento che diverse volte sembra voler passare per forza da scene ritenute chiave dal regista stesso e questo mina un po’ la fluidità della narrazione perché non sempre e non tutte le scene vengono raccordate al meglio. Viene in soccorso saltuariamente la colonna sonora che cerca di avvolgere la vicenda come in un panno ma con all’interno degli sconvolgimenti che vogliono farsi strada. I dilemmi che la protagonista pian piano affronta, dilemmi dimenticati volutamente e che riaffiorano per il semplice fatto che prima o poi debbono farlo al fine di completare un percorso di crescita personale che si è interrotto bruscamente per il trauma e la vita disordinata che ne è conseguita.

“Dark Places” è il classico film in overdose da contenuti, alcune volte cacciati dentro a forza per rispettare il libro e non farsi mancare niente, ne scaturisce un film troppo pieno che, paradossalmente poi ha anche dei passaggi (pochi) troppo lenti, lunghi e noiosi. La sceneggiatura invece è accattivante, ben scritta, recitata molto bene dalla protagonista e sostanzialmente anche dai giovani attori di contorno. Si fatica un po’ con i numerosi flashback ma sono funzionali all’intero film e la scelta del bianco e nero e della soggettiva per i ricordi di Libby mi pare molto interessante ed azzeccata (anche se anche questa non sempre si amalgama con il resto).

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Il film risulta interessante e coinvolgente quanto basta per continuare a seguire gli sviluppi delle indagini sia all’esterno di Libby che, parallelamente all’interno della protagonista e qui, tralasciando qualche zoom inspiegabile e poco professionale, risiede tutta la bellezza di un film non disprezzabile e mantiene sempre alta la tensione nonostante qualche colpo di scena prevedibile e telefonato.

Chi vi scrive lo ha apprezzato sostanzialmente perché intricato e ben costruito. Non è un film perfetto e nemmeno un film che verrà ricordato tra i migliori della stagione ma si difende discretamente.

Voto: 6,7

Fom per chi? per adolescenti e giovani per un film da vedere “facendo funzionare la testa attivamente”

Fom perché? per le dinamiche famigliari, il (presunto) satanismo degli anni ’80, verità e bugie.

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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