Martedì 5 maggio, La5, ore 21.00.

Mentre l’italiano medio guarderà Juve-Real dividendosi tra tifo pro e gufate contro i bianconeri, su La5 spazio al cinema “indipendente” americano di ultima generazione, con un film per molti versi simbolo di questo ultimo decennio (candidato all’Oscar, record d’incassi in proporzione al budget, temi scomodi). Prima che i cinecomics prendessero il sopravvento.

juno_ver2

JUNO

(id., USA, 2007)

Regia di Jason Reitman

Con:

Ellen Page

Michael Cera

J.K. Simmons

Jennifer Garner

Jason Bateman

Durata: 92 minuti

Trama:

Juno, una sedicenne, resta incinta dopo la sua esperienza sessuale con il suo migliore amico, Paulie, un compagno di scuola innamorato di lei. Sulle prime, anche col sostegno morale di Paulie, decide di abortire, ma poi opta per dare il bambino in adozione. Con l’aiuto dell’amica del cuore, Leah, comunica la scelta al padre e alla matrigna che, seppure stupiti, mantengono la calma e la sostengono. Insieme all’amica, Juno trova su una rivista l’inserzione della coppia ideale a cui affidare il bambino: belli, benestanti ed evidentemente amanti dei bambini.

Juno_Pregnancy_Test

RECENSIONE

Dopo aver vinto numerosi premi importanti – tra cui quello come miglior film agli Indipendent Spirit Awards e il prestigioso Oscar a Diablo Cody per la miglior sceneggiatura originale – ed essere divenuto a sorpresa un vero e proprio blockbuster negli Stati Uniti con i 135 milioni di dollari d’incasso raggiunti finora, Juno è un piccolo film a basso budget prodotto dalla sezione indipendente della 20th Century Fox e diretto dal giovane regista Jason Reitman (figlio di Ivan, il regista di Ghostbusters), alla sua seconda prova dietro la macchina da presa dopo la commedia ironica Thank you for smoking (2005). Come spesso accade nella maggior parte delle pellicole statunitensi a produzione indipendente che si propongono di mostrare in modo disincantato e con buona dose di humour uno spaccato di vita della provincia americana, la storia che ci viene presentata è semplice, lineare e priva di fronzoli: una sedicenne anticonformista, loquace e dotata di uno spiccato senso dell’umorismo (Ellen Page) rimane incinta in seguito alla sua prima esperienza sessuale con il coetaneo e un po’ goffo compagno di scuola Paulie Bleeker (Michael Cera). L’inaspettata gravidanza scuoterà improvvisamente la vita della giovane protagonista – il cui nome, che dà il titolo al film, è ispirato alla mitologia greco-romana e si riferisce a Giunone, sposa e sorella di Giove nonché protettrice delle donne –, la quale dovrà inevitabilmente decidere in un breve lasso di tempo cosa fare del bambino e sarà di conseguenza bruscamente costretta dalle circostanze ad accelerare il proprio processo di crescita adolescenziale.
Juno è un film non banale e molto godibile, che indubbiamente annovera tra i suoi maggiori punti di forza il reiterato ricorso al registro ironico e soprattutto la brillante sceneggiatura, costituita prevalentemente da dialoghi rapidi, incalzanti e a tratti molto divertenti, ma purtroppo, come si specificherà più avanti, non particolarmente pungenti. La regia di Jason Reitman è nel complesso poco appariscente e sembra porsi piuttosto chiaramente l’obiettivo di mettere in scena le vicende dell’estroversa sedicenne senza peli sulla lingua nella maniera più semplice ed immediata possibile, affidandosi molto, e conferendo così notevole importanza, allo script (vera e propria colonna portante che regge l’intero film) della giovane sceneggiatrice esordiente Diablo Cody, una blogger divenuta, dopo la vittoria dell’Oscar, una star hollywoodiana a tutti gli effetti. I personaggi principali sono estremamente ben delineati e gli interpreti forniscono delle prove eccellenti: Ellen Page (candidata all’ Oscar per questa interpretazione) è molto convincente nella parte della teen-ager che si ritrova incinta senza volerlo, così come Michael Cera e J.K. Simmons (che interpreta il padre di Juno) conferiscono in modi diversi e assai apprezzabili spessore ed umanità ai loro rispettivi personaggi.
Ciò che però manca evidentemente alla pellicola è la capacità, o molto più probabilmente la volontà, di pungere veramente in profondità e di portare un vero e proprio affondo nella critica alla società statunitense (le occasioni, visto il soggetto di partenza, di certo non mancavano). Ed è proprio questa ingombrante assenza, se ci viene perdonato l’ossimoro, a fare del film una pellicola non riuscita fino in fondo, troppo poco graffiante e, in definitiva, tutto sommato politically correct. Con Juno siamo molto lontani, per fare un esempio recente, dall’intelligente e decisa mordacità di Little Miss Sunshine (2006), o, per andare qualche anno più indietro nel tempo, dalla pungente causticità della provocatoria commedia nera di Alexander Payne Election (1999): pellicole dalle quali emergevano in modo ironicamente e sottilmente dissacrante tutte le contraddizioni e le ipocrisie presenti all’interno della cultura e della società a stelle e strisce. Insomma, il sospetto di trovarsi di fronte ad un’operazione un po’ furba che tende consapevolmente a non valicare un certo limite, a non spostare troppo il baricentro della struttura narrativa verso i “pericolosi” confini del politicamente scorretto, c’è ed è forte (e spiegherebbe anche l’enorme successo al box office ottenuto negli Stati Uniti); ma è comunque necessario sottolineare ciò che di positivo c’è in Juno: una commedia in ogni caso piacevole, briosa, che diverte in modo intelligente e in particolare che non gioca slealmente con i sentimenti degli spettatori.  (Carlo Laria alias Amnesiaq)

Juno_and_Pauly_End_Part_time_love_full_time_friend

CURIOSITA’

Nella soundtrack brani di Buddy Holly, Kinks, Belle & Sebastian, sonic Youth, Cat Power, Mott the Hoople, Velvet Underground e il duetto tra i due protagonisti Cera e Page.

Jennifer Garner accettò di partecipare al film rinunciando al suo solito ingaggio, firmando un contratto che prevedeva una percentuale sugli incassi. A oggi è stato il film che le ha fruttato più soldi.

Il film fu girato in soli 31 giorni: trucchi di regia, fotografia e scenografia (ed effetti speciali) ingegnosi sono stati impiegati per rappresentare tutte e 4 le stagioni dell’anno. Reitman ha dichiarato che lo scorrere delle stagioni rappresenta anche le varie fasi di una gravidanza.

Il telefono a forma di hamburger è della sceneggiatrice Diablo Cody. Nel film non vengono mai visti o usati telefoni cellulari.

Michael Cera non ingerisce mai le tic-tac nel film ma avvicina solo la scatola alla bocca.

Bateman era diventato padre poco prima dell’inizio delle riprese. L’attore fu suggerito per la parte del padre reticente dalla stessa Garner, con cui aveva lavorato in un film precedente.
Nella serie Arrested Development Bateman era il padre di Michael Cera.
Quando Juno inizia a cercare potenziali genitori per il bimbo che porta in grembo, dice che li vuole “fighi come un graphic designer”. Lavoro di suo padre e anche dell’ex marito di Diablo Cody.

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