Il festival del cinema di Cannes è iniziato da qualche giorno e in qualche modo possiamo dire “ci siamo anche noi”, oltre a dare qualche notizia sulla nostra pagina facebook, qui riportiamo estratti delle recensioni degli amici di cinefile.biz che sono a Cannes e stanno seguendo le proiezioni che ogni giorno si susseguono. Un grazie a loro e buona lettura.

Vi ricordiamo inoltre che abbiamo visto e recensito “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone in concorso a Cannes e “Mad Max: Fury Road” di George Miller fuori concorso.

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“La tête haute” di Emmanuelle Bercot

Malony ha 7 anni quando viene tolto alla giovane madre che non riesce ad accudirlo e messo in una casa famiglia, dove però cresce diventando un mezzo criminale. Dieci anni dopo, ancora non riesce a star lontano da violenza e furti. Il suo responsabile e la giudice che segue il suo caso cominciano a dubitare di poterlo salvare…

Il festival di Cannes sceglie di aprire l’edizione 2015 con un film francese dal discreto pedigree e dagli alti intenti, ma che a conti fatti non avrebbe assolutamente meritato una vetrina così importante. La tête haute è un film duro ma fondamentalmente piatto, telefonato in ogni sua svolta e senza alcuna vera idea di regia. È sì salvato dalle belle interpretazioni di tutto il cast, ma non a sufficienza dal renderlo davvero notevole. (continua)

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“An” di Naomi Kawase

Sentaro gestisce un piccolo negozio di dorayaki, pur odiando i dolci. Quando cerca un aiutante si presenta Tokue, una donna di 76 anni che gli insegna come fare artigianalmente la “an”, la pasta dolce a base di fagioli con cui si fanno i dorayaki. Gli affari decollano, ma la proprietaria del locale chiede a Sentaro di licenziare Tokue…

La giapponese Naomi Kawase è una dei registi che in questi ultimi anni il Festival di Cannes sta coltivando con attenzione. In concorso nel 2011 e nel 2014 e in giuria nel 2013, apre quest’anno la sezione Un certain regard con un film particolarmente originale e capace inizialmente di divertire, prima di un notevole cambio di tono che raggiunge momenti di grande emozione affrontando il vero cuore tematico della pellicola. (continua)

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“A Tale of Love and Darkness” di Natalie Portman

La Seconda Guerra Mondiale è appena finita, e l’ONU dovrà presto decidere se creare un nuovo Stato per il popolo ebraico o proseguire il mandato britannico per la convivenza in Palestina. Il giovane Amos vede il mondo con occhi svegli ma ancora innocenti, e questo lo porta ad avere un rapporto molto stretto con sua madre…

Quando un Festival riceve la richiesta per inserire nel proprio programma il primo film da regista di un’attrice famosa in tutto il mondo, difficilmente può permettersi di rifiutare. Se però questo film si dimostra essere di qualità dubbie, allora il Festival lo assegnerà nella sezione meno prestigiosa, quella meno seguita dalla stampa e quindi quella i cui film hanno meno risalto. È ciò che è successo a questo A Tale of Love and Darkness, esordio nel lungometraggio di Natalie Portman finito fuori concorso e programmato per la stampa di Cannes 2015 in contemporanea all’ultimo lavoro di Woody Allen. (continua)

Al prossimo aggiornamento.

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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